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R Recensione

9/10

Alza la testa regia di Alessandro Angelini

Drammatico
recensione di Alessandro M. Naboni

Mero e Lorenzo. Padre e Figlio. Uniti dalla passione per la boxe, vengono messi a dura prova dai tanti colpi bassi di una vita difficile. Il primo amore di Lorenzo sarà contemporaneamente l'inizio e la fine di una nuova vita per suo padre.

Alza la testa che a terra hanno già scoperto tutto’ ripete l’allenatore/padre Castellitto al figlio, giovane promessa della boxe e vera possibilità di riscatto per un ex pugile frustrato. È un uomo grezzo, concreto, arrabbiato con la vita ma ostinato e buono, anche nel suo proteggere a tutti i costi l’unica ‘cosa’ positiva che ha.

Padre e figlio. Una madre che se n’è andata anni prima e torna (mai veramente pentita) quando vuole: il primo la odia, il secondo ha solo voglia di conoscerla. Antonio allena/difende Lorenzo per renderlo più forte sul ring e nella vita, convinto che possa arrivare in nazionale: occhi di padre che amplificano un talento vero. Perché il suo successo è anche il modo per (ri)dare senso alla propria vita e al figlio prospettive migliori di un lavoro in un cantiere navale, anche se svolto con grande dignità.

Poi l’amore paterno si fa eccessivo controllo. Antonio perde di vista la realtà dei fatti e la ‘giusta’ percezione/dimensione degli eventi, s’intestardisce senza capire che il figlio è pur sempre un adolescente, con tutte le difficoltà e i desideri di quell’età. Galeotto, ancora una volta, è l’amore, non compreso da occhi paternamente iper-protettivi. Non è cattiveria, solo il panico di chi si vede sfuggire di mano tutto quello che ha costruito con fatica. Poi è solo una questione di imprevedibilità della vita, come per il giovane aspirante scrittore Esteban sotto la ‘stessa’ incessante pioggia in una notte a Madrid in ‘Tutto su mia madre’ di Almodovar. Storie diversissime ma simili perché la beffa del ‘destino’ (si prenda il concetto senza troppo determinismo) è l’inizio di un processo di ricerca reale ed interiore: una sorta di cammino verso un auto-perdono possibile quanto difficile da raggiungere. Entrambe le ricerche sono guidate da un senso di colpa più o meno fondato ma di fatto fortemente presente, ulteriore marchio a fuoco su vite già complesse: è l’inquietudine di chi sa di aver sbagliato ma non come rimediare, forse perché è impossibile. Forse.

Esistenze borderline frutto di scelte proprie e altrui che innescano incontrollabili processi a cascata, vortici di eventi cui si può resistere solo trovando qualcosa/qualcuno a cui rimanere aggrappati. Antonio va dove lo porta il cuore, suo ma non solo, e non sempre è un modo di dire.

Alessandro Angelini è un regista che viene dai documentari e si vede. Il suo stile è crudo e diretto, la sua realtà vera e mai edulcorata. Un pugno nello stomaco. Un modo di fare cinema che sa unire uno stile più ‘europeo-autoriale’, che ricorda quello dei fratelli Dardenne (non a caso produttori della pellicola), a quell’umanità/calore tipici dell’italianità, nel senso migliore possibile. Una prima parte commovente e perfetta tanto che non è per nulla azzardato il paragone con il Clint Eastwood di ‘Million Dollar Baby’, con cui condivide temi e intensità narrativa. Poi il film sembra smarrirsi quasi in empatia con il suo protagonista, impegnato a superare il ko ricevuto da un peso massimo; trova uno splendido finale in piscina che chiuderebbe la storia in (quasi) simmetria con l’inizio, ma decide di proseguire con un’altra decina di minuti trascurabili ed inutili. Lo si può perdonare senza problemi.

Alza la testa’ è un piccolo capolavoro che spiazza ed emoziona come solo il vero cinema sa fare. Dopo il gran esordio con ‘L’aria salata’, Angelini si conferma regista di talento, capace di raccontare storie in modo autentico e dirigere/scegliere sempre le facce giuste: un Castellitto immenso, la rabbia giovane di Gabriele Campanelli e quel Giorgio Colangeli protagonista del suo primo film. Presentato al tanto bistrattato Festival del Cinema di Roma che quest’anno ci ha regalato ottimi film italiani (Oggi sposi, Viola di mare, L’uomo che verrà,…), non sempre fortunati al box office.

Il sorriso finale di Castellitto è quello di chi forse ha trovato nel buio del tunnel una via per uscirne.

Sempre con questo sta’ chiuso..ma quando attacco?’ ’Quando impari a difenderti..

Sapersi difendere e rialzare dopo un ko, perché tutti possono finire al tappeto ma pochi sanno rimettersi in piedi.

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Voto degli utenti: 8/10 in media su 2 voti.
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alexmn 9/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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fabfabfab (ha votato 7 questo film) alle 18:43 del 21 settembre 2010 ha scritto:

A me è sembrato un po' "indeciso"... bella la prima parte, la seconda non ho capito cosa vollesse raccontare ...

fabfabfab (ha votato 7 questo film) alle 18:43 del 21 settembre 2010 ha scritto:

*volesse*