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7/10

Camille redouble regia di Noémie Lvovsky

Drammatico
recensione di Francesco Carabelli

Camille, attrice quarantenne, sta per separarsi dal marito conosciuto al liceo ed è disperata.  Inspettatamente si vede catapultata nel passato e avrà la possibilità di rivivere la sua adolescenza, compiendo le medesime scelte di quando aveva sedici anni. Capirà come la sua vita ha avuto valore proprio grazie a quelle scelte e in questo modo si riappacificherà con il marito.

Cosa succederebbe se foste rimandati nel passato e riscopriste la vostra vita a sedici anni? Questa la domanda alla base del film di Noémie Lvovsky, campione di incassi in Francia. La regista francese, da sempre attenta alla gioventù e all’adolescenza come fasi della vita determinanti per la formazione del carattere delle persone, si trova ad indagare sulla seconda possibilità data a Camille (da lei anche interpretata). È interessante notare come la protagonista, seppur delusa dal marito, dal quale si sta separando dopo venticinque anni di matrimonio, compia le stesse scelte che ha compiuto nel suo “primo” passato, pur essendo cosciente di quale sarà il suo futuro, quasi a dirci che queste scelte sono valide e sono delle opportunità formative per la personalità.

La maturità dei quarant’anni non cambia il destino di Camille, che,  ancora una volta, si innamora di Eric e  resta incinta a sedici anni.

Il nostro passato è quindi parte del nostro futuro e anche se avessimo di nuovo la possibilità di cambiarlo, ormai la persona che siamo determinerebbe le scelte che compiremmo.

Il film può essere interpretato come una terapia che compie la protagonista per capire il proprio passato, rivivendo le scelte che hanno caratterizzato la sua vita, per meglio poter vivere un presente di abbandono e di solitudine, dopo una vita movimentata e attiva.

Il film è situato temporalmente negli anni 80, anni dell’adolescenza di Camille, ma la regista ed interprete non ha voluto intenzionalmente ricostruire nei minimi dettagli di costumi e di scenografia quell’epoca, limitandosi piuttosto a rievocarne lo spirito (anche grazie alle canzoni di quegli anni), quasi che questa epoca sia in qualche modo contaminata dal futuro di cui ne assorbe alcuni tratti, come in un sogno o meglio,  pensando al fare storia o alla comprensione di un evento, in una interpretazione del passato (il riferimento all’ermeneutica è dovuto) che è necessariamente determinata dal punto di vista e dalla precomprensione della protagonista. In questo senso passato e presente si contaminano, ovvero il passato è visto con gli occhi del presente e il presente è determinato dalle scelte del passato in un circolo ermeneutico che dà valore all’interpretazione di Camille.

Interessante la scelta della regista di fare interpretare agli stessi attori i personaggi nel presente e nel passato, comprensibile tuttavia se si considera l’intenzione della regista di far coesistere queste due dimensioni temporali.

Un cast di attori affiatati, tra cui Samir Guesmi (Eric) e il gruppo di amiche di Camille, interpretato da giovani promesse francesi (Judith Chemla, India Hair, Julia Faure), oltre che i cammei di importanti attori francesi quali Jean-Pierre Léaud e Mathieu Amalric, danno vivacità e permettono di gustare fino un fondo una pellicola che già dalla sceneggiatura si prospetta interessante ed originale.

Nel film c’è spazio anche per il metacinematografico, in quanto l’incipit permette alla troupe del film di interpretare sé stessa sul set di un film horror di serie-b, che Camille sta girando come attrice, ormai lasciata ogni speranza di affermarsi nel mondo del cinema, dopo le ambizioni adolescenziali.

In Francia  il film ha riscosso un buon successo di pubblico e 13 nomination ai César, senza però portarsene a casa nemmeno uno.

Il film è stato inizialmente presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2012.

E se fosse data anche a noi una seconda possibilità come ci comporteremmo? Come vivremmo i nostri sedici anni in un corpo più maturo e con l’esperienza dei trenta o dei quarant’anni?

La domanda è assolutamente originale, così come originale è il film della regista francese che ci permette di riflettere sulla dimensione temporale della vita e sull’importanza delle scelte che in essa prendiamo che, nel bene o nel male, la rendono quella che stiamo vivendo.

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