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9/10

Grand Budapest Hotel regia di Wes Anderson

Commedia
recensione di Alessandro Laganà

Film d'apertura dell'ultimo Festival di Berlino, dove ha vinto il Gran Premio della Giuria, arriva in sala Gran Budapest Hotel, il nuovo attesissimo lavoro di Wes Anderson.

Il film narra le avventure di Gustave H, leggendario concierge di un lussuoso e famoso albergo europeo, e di Zero Moustafa, un fattorino che diviene il suo più fidato amico. Sullo sfondo il furto e il recupero di un celebre dipinto rinascimentale, la violenta battaglia per impadronirsi di un'enorme fortuna di famiglia e una dolce storia d'amore. Il tutto tra le due guerre, mentre il continente è in rapida e radicale trasformazione.

Una canzone de I Cani, cantante indipendente italiano, recita “vorrei vivere in un film di Wes Anderson, inquadrature simmetriche, e poi partono i Kinks”. I Kinks non sono presenti in Grand Budapest Hotel, ultima pellicola del regista texano a due anni dal successo di Moonrise Kingdom, ma appena usciti dalla sala l’utopico desiderio che sia lui a dirigere, scrivere e colorare la tua vita c’è. Ed è più forte che mai.

Pochi registi contemporanei possono vantare una così facile identificabilità nei propri film. Mi vengono in mente Tarantino, i Coen e pochi altri. Da sempre Wes Anderson era annoverabile in questa speciale lista di registi cult ma con questo film assistiamo alla sua sublimazione. Ogni singola inquadratura è attentamente studiata, con una ormai celeberrima e sopracitata predilezione per la simmetria, ogni colore della scenografia, ogni movimento di camera è inequivocabilmente marchio di fabbrica di Wes Anderson. Basta un secondo del film per riconoscerne l’autore, è la sua apoteosi stilistica, forse non narrativa, solo aspetto sotto il quale i Tenenbaum restano ancora un gradino sopra.

La storia è ambientata nella fittizia repubblica di Zubrowka e racconta in flashback le disavventure di Gustave H, rinomato concierge del Grand Budapest Hotel, e del suo fattorino Zero. Disavventure narrate in chiave palesemente surreale. Una scelta che offre comunque spunti di riflessione e che fa ridere, grazie anche a dialoghi geniali, non lasciando mai sconcertati ma divertiti. Con la parziale leggerezza della trama che serve forse a non far concentrare troppo lo spettatore a seguire il filo della racconto, concedendogli la libertà di ammirare tutto il resto. Un vero e proprio manifesto dell'arte e dell'estetica del regista.

E in quanto tale, così come in ogni sua opera, presenta anche una colonna sonora meravigliosa, realizzata da Alexandre Desplat, ormai fidato collaboratore di Anderson e con sei nomination all'oscar alle spalle (la più recente per Philomena). E naturalmente anche una girandola di personaggi incredibili, interpretati da un cast senza precedenti, dai compagni di vecchia data come Edward Norton e Bill Murray a facce nuove come Jude Law e Ralph Fiennes.

Da quindici anni ad ogni film di Wes Anderson mi toccava ammettere che per quanto fosse bello non fosse al livello dei Tenenbaum. Ora c’è un nuovo scoglio da superare. Grand Budapest Hotel.

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Voto degli utenti: 7,7/10 in media su 10 voti.

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forever007 (ha votato 10 questo film) alle 13:29 del primo maggio 2014 ha scritto:

E' un grandissimo film, Anderson è unico in ogni inquadratura. Divertente e grottesco nei dialoghi, spietato in alcune scene. Perfetto!