R Recensione

8/10

A Bigger Splash regia di Luca Guadagnino

Commedia
recensione di A. Graziosi

Marianne Lane è una leggenda del rock che dopo un'operazione alle corde vocali decide di trascorrere un periodo di vacanza sull'isola di Pantelleria con il fidanzato Paul, un giovane fotografo con un passato di alcolista. Il loro soggiorno viene sconvolto dall'arrivo sull'isola di Harry, produttore discografico estroverso e logorroico, ex fiamma di Marianne, accompagnato da sua figlia Penelope, di cui ignorava l'esistenza. La permanenza dei quattro sull'isola genera inevitabili ritorni di fiamma, gelosie, crisi e nuove coppie, fino ad un omicidio.

Presentato in Concorso alla 72esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, esce nelle sale cinematografiche italiane A Bigger Splash, il nuovo lungometraggio di Luca Guadagnino dopo Io sono l'amore. Prodotto da StudioCanal con l'intenzione di fare un remake di La Piscine, A Bigger Splash reinterpreta il classico di Jacques Deray: pur mantenendo nomi e schema dei personaggi originali, il film prende strade e chiavi di lettura diverse. In questo senso, ruolo fondamentale è svolto dall'ambientazione arida di Pantelleria, che fa da quinto personaggio ed esaspera i conflitti interiori di personalità già irrisolte. Queste ultime vengono a scontrarsi tra di loro in una situazione di quasi isolamento e ovattamento, se non totalmente fisico quanto meno culturale rispetto a ciò che li circonda: una terra straniera, con le sue regole, i suoi venti, accogliente e al tempo stesso scontrosa nei confronti dell'alterità loro, ma ancor più nei confronti degli altri “clandestini” che vengono dal mare in condizioni ben più pietose e che vi trovano fuggendo nascondiglio. Anche quella della protagonista rockstar Marianne (Tilda Swinton) e del suo compagno filmmaker Paul (Matthias Schoenaerts) è una sorta di fuga, non dalla morte in sé ma da una vita di estremi, alla ricerca di una vita più tranquilla e senza troppe scosse emotive, almeno fino a che la pace idilliaca viene rotta dall'arrivo del provocatore produttore cinematografico Harry (Ralph Fiennes) con tanto di lolitesca figlia Penelope (Dakota Johnson) al seguito. L'uomo, vitale e goliardico fino all'estremo, induce uno strano clima di nostalgia per un mondo che non si è avverato e per la musica (il rock) che si sperava portasse al cambiamento. La tensione (sessuale ma non solo) in poche ore di convivenza diventa altissima, visto anche che Harry, Marianne e Paul sono legati da un filo di passato che mano a mano si dipana attraverso intensi e sapienti flashback, i quali vanno a spezzare in modo aggraziato la struttura “in presa diretta” del film, per il resto unitaria nel tempo, nel luogo e nell'azione. La regia di Guadagnino è sempre all'altezza dell'intensità che si va creando nella storia, la quale spazia tra commedia e drama, tuffandosi poi impeccabilmente nel genere grazie anche a un cast perfettamente incollato ai propri personaggi, mai fuori parte. Sguardi, gesti e sottotesti vanno a costituire un linguaggio parallelo a quello esplicito e letterale, in un rimpallarsi sempre più serrato fino alla rottura e al danno irrimediabile che segnerà i protagonisti, cambiando segno ad una storia che a tratti può sembrare prendersi troppo sul serio ma in realtà non manca di ironia, soprattutto quando meno ce lo si aspetta.

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