V Video

R Recensione

7/10

Italy: Love it or Leave it regia di Luca Ragazzi, Gustav Hofer

Documentario
recensione di Fabrizia Malgieri

Luca è romano, indolente, pigro, sarcastico, fatalista. Gustav è altoatesino e di madrelingua tedesca, pragmatico e animato da una forte coscienza politica. Dopo aver assistito all'esodo di molti amici all'estero e all'arrivo di una notifica di sfratto, si apre una spaccatura: Gustav crede che andarsene sia la cosa migliore da fare, mentre Luca vuole convincerlo che l'Italia sia ancora un Paese pieno di buoni motivi per restare, di persone appassionate che ogni giorno conducono una battaglia silenziosa perché le cose possano cambiare. Prima di prendere una decisione definitiva, decidono di prendere sei mesi di tempo per scegliere, e cominciano un’avventura on the road lungo la Penisola a bordo di una vecchia 500, toccando luoghi molto diversi tra loro, come Rosarno, Napoli, Giarre e Predappio, per capire se l'Italia è ancora un posto in cui poter continuare a vivere.

Prendere o lasciare? È tra le fila di questo aut aut che prende vita Italy: Love it or Leave it, un piccolo e prezioso documentario diretto da due giovani registi, qui anche narratori, Gustav Hofer e Luca Ragazzi. Vincitrice di due premi (miglior lungometraggio e miglior premio del pubblico) al Milano Film Festival 2011 e un riconoscimento all'Annecy cinéma italien nello stesso anno, la pellicola affronta e sviscera un dilemma (ancora) tristemente attuale, che attanaglia buona parte dei giovani (e non solo) precari, disoccupati, o semplicemente sfiduciati italiani.

Caratterizzato da un uso interessante di animazioni in After Effect e di immagini di repertorio, volte a smorzare i toni altrimenti troppo didascalici e drammatici, l’odi et amo professato dal duo Hofer-Ragazzi si muove attraverso l’incredibile varietà di paesaggi del nostro Paese e l’incontro con personaggi, più o meno noti, che regalano contributi importanti grazie alle loro piccole e grandi storie. C’è l’operaia precaria della FIAT, da cui prende il via il percorso on the road dei due registi, ma anche gli operai della Bialetti, che ha chiuso le sue sedi italiane da qualche anno perché ha spostato la produzione in Romania; e ancora, la visita in un luogo surreale come Predappio, alternata alle voci della comunità di Rosarno, che si confronta quotidianamente con l’immigrazione; c’è anche una dura intervista alla regista Lorella Zanardo, autrice del film doc Il corpo delle donne, ma anche i racconti dell’organizzatrice del Festival “Sicilia Incompleta” – un excursus tra gli eco-mostri mai portati a termine o opere pubbliche incomplete, come un inutile campo da polo (!), presenti sul territorio – e quelli del piccolo imprenditore di Giarre, costretto a vivere sotto scorta perché non ha mai voluto cedere al pagamento del pizzo ai mafiosi. O il sindaco di Isola di Caporizzuto, Carolina Girasole, che con coraggio affronta quotidianamente il cancro dell’’ndrangheta.

Tante storie, molto diverse tra loro, che riflettono attraverso due lenti d’ingrandimento, quelle di Gustav e Luca, sui pregi e difetti di un Paese da sempre intriso di contraddizioni, di bianchi e di neri, di sfumature opache. Lo stile narrativo di Italy: Love it or leave it – dicotomico già dal titolo – scorre per circa 70 minuti, non teme di affrontare tematiche più o meno spinose, affronta senza peli sulla lingua alcuni dei luoghi comuni che ci fanno conoscere al mondo. Ci fa sorridere, ci fa pensare, ci fa commuovere, ci fa incazzare. E poi ci sono le parole dello scrittore Andrea Camilleri, che arrivano dirette e affilate, e che esortano i giovani italiani a combattere e a portare avanti le proprie idee. Non abbandonate il Paese, restate, resistete.

Ed è così che arriva il finale, uno svelamento, una sorpresa. Una risposta alle tante domande che si pongono tanti giovani italiani e che, proprio come Luca e Gustav, sono costretti a fare i conti con due realtà che si scontrano e stridono tra loro: la possibilità di andare via e la tenacia di restare. Dopo aver macinato chilometri e dopo aver compiuto un percorso importante (soprattutto interiore), Luca e Gustav offrono una loro risposta, che ovviamente non vi rivelerò. E, come alter ego della gioventù italiana, gettano le basi per una discussione ancora necessaria (se si pensa che la pellicola è del 2011 e siamo ancora qui a parlarne…), e da cui il cinema, in quanto forma d’arte, non può esimersi. Anzi, torna a svolgere quel ruolo sociale e critico che per troppo tempo è stato abbandonato dalle nuove leve del cinema italiano.

Una pellicola da recuperare e su cui riflettere, soprattutto in questo duro periodo.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 2 voti.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
alexmn 7/10

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.