A A Bigger Splash - Conferenza stampa

A Bigger Splash - Conferenza stampa

Esce nelle sale il 26 novembre distribuito da Lucky Red il nuovo film di Luca Guadagnino, un regista che – anche se spesso non apprezzato dalla critica nostrana – è molto noto all'estero grazie a Io sono l'amore. A Bigger Splash vanta un cast stellare costituito da Ralph Fiennes, Matthias Schoenaerts, Tilda Swinton e Dakota Johnson e nasce come remake del film francese La Piscina di Jacques Deray. Guadagnino ha incontrato la stampa presso l'Hotel Baglioni a Roma e queste sono le risposte che ci ha dato.

Qual è il rapporto che lega il film all'originale degli anni Sessanta?

In realtà quando StudioCanal mi ha fatto questa proposta la cosa che mi ha affascinato di più è stata quella di poter mettere in scena un quartetto e delle dinamiche interne tra coppie. Dell'originale è rimasto poco, come i nomi dei personaggi femminili e alcune battute, magari messe in bocca da altri personaggi rispetto a quelli che le pronunciavano.

Quando è stato girato il film?

A Bigger Splash è stato girato l'anno scorso in sei settimane da luglio a settembre 2014, poi sono stati girati a parte i flashback quindi siamo arrivati a sette settimane di riprese in totale.

C'è qualche altro film o corrente cinematografica a cui ti sei ispirato in particolare?

Per questo tipo di film che parla stranieri non conciliati con loro stessi davanti a un paesaggio italiano ruvido non può esserci come riferimento che Viaggio in Italia. Detto questo ovviamente non intendo che il risultato sia alla pari del modello ma quel film lo abbiamo guardato tutti con grande passione e che ha lasciato un solco, una lezione di cinema che si chiude con Bertolucci.

Come mai è passato così tanto tempo dall'ultimo film (2009)?

Sono sempre stato affascinato dalla iperproduttività però credo non sia foriera di un buon risultato. Soderbergh sostiene vadano fatti molti film, anche quelli brutti. Si tratta di una posizione molto rispettabile che però sembra quasi aver svuotato la sua carriera. Da un lato c'è la necessità di prendere il tempo di cui il film ha bisogno, dall'altra in questi anni mi sono stati proposti diversi lungometraggi che non mi soddisfacevano. Questo film mi sembrava invece rappresentare proprio ciò che volevo dire, poi nel frattempo ho lavorato tre anni a documentari come Bertolucci su Bertolucci e Inconscio italiano, film sull'esperienza colonialista italiana in Etiopia.

Qual è il rapporto del film con la sua colonna sonora?

Il punto di partenza originario della storia era quella del produttore musicale interpretato da Ralph Fiennes, non quello della rock star Marianne (Tilda Swinton). Fondamentale è il sentimento di nostalgia che quest'uomo prova per un amore che non ha tenuto per sé e che coincide con la nostalgia di una rivoluzione che non ha mantenuto le sue promesse. Tutto ciò trova massima esemplificazione nell'energia irriconciliata del rock'n'roll. Ho pensato che il rock fosse appunto rappresentato al meglio dai Rolling Stones e sono riuscito a convincere i produttori che quella per la colonna sonora fosse spesa da fare. Si tratta di una colonna sonora con tutti brani di repertorio, tra cui 5 brani degli Stones.

Come è stata quindi la collaborazione con i Rolling Stones?

Siamo stati un po' spericolati quando abbiamo scritto la sceneggiatura perché abbiamo deciso da subito che il produttore musicale protagonista avrebbe avuto a che fare con gli Stones, ma ci siamo preparati molto io e David sul periodo degli Stones che riguardava la storia. Quando abbiamo dato il copione alla band ci hanno subito dato la loro benedizione e ci hanno anche aiutato con alcuni dettagli che ci hanno suggerito e che abbiamo aggiunto., loro sono molto attenti, ma era proprio un personaggio. Inoltre ci hanno aiutato ad avere i brani a un prezzo inferiore – anche se alto come sempre - rispetto a quello che fanno alle major.

La scelta di Pantelleria come set ha a che fare con la tua origine siciliana?

No, in realtà la scelta non è stata influenzata da questo. Sono un po' un “figlio crudele” verso la terra di origine. Sono andato via a 22 anni e non è un posto in cui torno. Pensavo che quest'isola perduta nel Mediterraneo rendesse più potente questo concetto dei quattro personaggi perduti e affogati nel proprio desiderio.

Cosa ti ha portato a scegliere il cast?

In generale nei peggiori di casi si sceglie il cast per pigrizia o perché è quello che puoi permetterti. Nel migliore dei casi sono invece curiosità e desiderio ad avere la meglio. Nel caso di Tilda ci accomuna la passione per provare nuove cose: il suo personaggio è diversissimo da quello che ha intrepretato in Io sono l'amore. E' un grande privilegio lavorare con lei.

Ralph Fiennes l'ho ammirato ovviamente in Schindlers' List: ho notato che i suoi personaggi sono i media romantici e coinvolti in emozioni profonde. Quando poi l'ho visto in Grand Budapest Hotel e l'ho visto così diverso e leggiadro mi ha colpito ulteriormente e una settimana dopo aver visto il film l'ho incontrato per dargli la sceneggiatura. Quando dopo me l'ha restituita mi ha detto “Come fai a sapere che sono così?”. L'energia del personaggio del produttore musicale Harry è infatti una cosa molto prossima a lui e ha sentito che poteva fidarsi.

Mathias l'avevo visto in Bullhead e lo trovo molto cinematografico con il suo corpo massicio, adatto al film che volevo affrontasse un conflitto di virilità eterosessuale in competizione padre/figlio per delle donne.

Dakota è arrivata tardi sul progetto. Nessuno ancora la conosceva. L'attrice che avevo scelto non poté all'ultimo partecipare alle riprese per un conflitto di piano di lavorazione su un altro set. Nell'emergenza incontrai tante attrici e mi fu per fortuna consigliata lei: ha un viso viso che non inquadri al primo colpo, cosa profondamente cinematografica. Ho convinto StudioCanal ed è stata un'ottima scelta. Infine ammiro molto Corrado Guzzanti, vero comedian, attore e autore che ha la capacità di creare nel pubblico coscienza e divertimento insieme. Adoro chi sa fare commedia e nella prima parte del film ci ho anche provato. Il suo personaggio si ispira a quei detective un po' comici che si vedono spesso nei film anche drammatici, come ad esempio anche ne L'esorcista.

Il tuo rapporto con i critici sembra un po' contrastato. Cosa ne pensi della critica?

In realtà provo una fascinazione totale per la critica cinematografica. Sono stato allievo di Spagnoletti, ho scritto per lui come assistente, ero dall'altro lato. Nasco e parto da lì, non ho fatto scuole di cinema, mi sono formato vedendo film e leggendo di cinema. Per me è un mestiere fantastico: vorrei più critica perché l'atto di una riflessione su un oggetto d'arte aiuta a riflettere su chi siamo.

Detto questo sono contento di come è stato accolto, alcuni mi hanno fatto capire alcune cose che non avevo capito neanche io del film. E' qualcosa di bello quando c'è grande intelligenza propositiva, anche se non si condivide il film.

Il problema è quello di chi scambia l'attività della critica con il fatto di “parlare come se si scorreggiasse”, ovvero cose come “è orrendo, è brutto”. Quello mi interessa meno: è semplicemente uno sfregio che prende il sopravvento e non porta mai soddisfazione a chi lo fa, portandolo a reiterarlo.

Puoi dirci qualcosa del tuo prossimo film? Dovremo aspettare molto?

No, le riprese del prossimo film avranno inizio tra pochi mesi, agosto prossimo: si tratta del remake di Suspiria di Argento. Il lungometraggio, ambientato a Berlino nel '77, è la prima parte di un dittico su paura e maternità. Nel cast ci saranno sicuramente Dakota Johnson e Tilda Swinton.

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