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8/10

Leave To Remain regia di Bruce Goodison

Drammatico
recensione di Alessandro Laganà

 

Ogni anno centinaia di ragazzi approdano nel Regno Unito, da soli. Sono richiedenti asilo politico, reietti dai loro Paesi, costretti a imparare a sopravvivere a ogni costo. Nigel, un mentore profondamente impegnato, è l’insegnante e il patrocinatore di questi minori. Nella casa famiglia, tra gli altri, Zizidi, Omar e Abdul, un ragazzo afgano appena arrivato, cercano di rifarsi una vita.

 

Leave to Remain, opera prima di Bruce Goodison, regista inglese già nominato a un BAFTA per un documentario nel 2003, è fondamentalmente un teen-drama, senza però potersi fermare a questa equivocabile etichetta.  Più in particolare parla delle migliaia di ragazzi che ogni anno scappano dal loro paese cercando rifugio in Inghilterra.

Solo ad uno su dieci viene concessa la cittadinanza poiché la maggior parte di loro non vengono creduti sui loro drammatici trascorsi che li hanno portati a scappare in Regno Unito e, di conseguenza, vengono rispediti indietro.

Un tema delicato e sempre attuale, cui il regista si è dedicato per lungo tempo, forte anche del suo passato da insegnante che gli ha permesso di conoscere da vicino molte storie di questo tipo che vengono riportate nella pellicola. Pellicola che ha molte sfumature documentaristiche, figlie dell’esperienza di Goodison nel campo, che vanno a rendere il film quasi un ibrido a metà tra i due generi.

La storia è incentrata su una piccola comunità, gestita da un educatore, Nigel, interpretato da Toby Jones, totalmente dedito alla causa, in particolare a quella di Omar, ragazzo afghano che, insieme ad Abdul, suo connazionale appena arrivato, e Zidibi, ragazza africana dal passato drammatico, costituisce il nucleo centrale intorno a cui ruota la trama.

Tutti e tre alla disperata ricerca di un permesso di soggiorno e alle prese con le difficoltà di essere catapultati in una realtà socio-culturale completamente diversa ed in cui si è continuamente messi alle strette per far si di essere creduti e poter rimanere, in un precario limbo tra passato e futuro. "Lasciare" indietro il proprio passato per "rimanere" e poter avere un futuro.

Un film molto toccante, anche grazie alla colonna sonora degli Alt-J, vincitori di un Mercury Prize che hanno realizzato un inedito per questo lungometraggio, che a volte eccede nel voler essere emotivamente d’impatto perdendo di vista la trama ma che comunque cattura ed emoziona.

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