V Video

R Recensione

6/10

The Kings Of Summer regia di Jordan Vogt-Roberts

Commedia
recensione di Alessandro Laganà

Tre ragazzi, in piena ribellione adolescenziale, scappano dalle rispettive case per vivere un’estate nei boschi, alla ricerca dell’indipendenza e della libertà, senza obblighi e genitori, basandosi solo sui propri mezzi, nella speranza di crescere e diventare uomini.

Parafrasando Danny Glover in Arma Letale: forse ormai sono troppo vecchio per questo genere di film. Certo, non sono vicino alla pensione come lui quindi probabilmente risulto poco credibile ma queste coming-of-age comedies non mi prendono più.

A vent’anni i quindicenni che scappano nei boschi perché oppressi dai genitori cominciano a sembrarmi un tantino stucchevoli e sanno molto di già visto. La pellicola in generale presenta molti temi triti e ritriti. Un padre (Nick Offerman) rimasto solo dopo la morte della moglie e la sorella (la mia amata Allison Brie di Community) che vive lontano quindi vorrebbe ma non può aiutare il fratello. Genitori oppressivi e psicotici. Adolescenti pseudo ribelli, in particolare il protagonista Joe (Nick Robinson), alla ricerca di una fantomatica libertà. La ragazzetta di turno che non si capisce se c’è o ci fa a per comportarsi in un certo modo (non voglio essere scurrile). E così via.

Mi rendo conto di sputare nel piatto in cui ho appena finito di mangiare, ma se si vuole fare un film “generazionale”, c’è modo e modo per farlo. Prendete The Perks of Being a Wallflower, i temi sono simili ma è tutta un’altra cosa. In Noi siamo infinito (ah la traduzione italiana dei titoli, flagello divino) si ha l’impressione di assistere a qualcosa di nuovo, fresco, nonostante parta dagli stessi archetipi narrativi. Sceneggiatura più scorrevole, attori strepitosi e quella sensazione di libertà che riesce a passare dallo schermo e coinvolgerti. Mentre in questo film rimane un po’ lì tra i ragazzi, non t’identifichi in loro, anzi ti vien quasi voglia di entrar dentro e dir loro di smetterla di fare i Supertramp della domenica e tornare a casa dalle rispettive famiglie.

Per quanto mi riguarda, mi sono identificato molto di più nella figura del padre, tant’è che m’è venuto da pensare che magari fosse proprio questo l’obiettivo del regista. Una sorta di critica a certe logiche adolescenziali alla ricerca di un’emancipazione prematura e infantile. Ma anche in questo caso il risultato sarebbe sterile, una sorta di via di mezzo.

Dopo questo preambolo poco incoraggiante fatemi precisare che Kings of Summer non è da buttare, non sarà un’ondata di novità ma ha comunque dei lati positivi, che giustificano la visione di questa pellicola senza doversene pentire. E a qualcuno potrebbe anche piacere; e molto. Sebbene a mio parere rimangano intrappolate in una gabbia di ovvietà narrative che io non sono riuscito a tralasciare questo lungometraggio ha delle potenzialità.

Jordan Vogt-Roberts, alla sua opera prima dopo varie esperienze in qualche serie TV non troppo conosciuta, è bravo e si vede, come si vede il suo amore spasmodico per il super slow che, tranne alcuni eccessi, risulta apprezzabile. La fotografia, favorita da location mozzafiato, è eccezionale. Gli attori tutto sommato son bravi e un personaggio in particolare (il terzo ragazzo), interpretato da Moises Arias (per chi ha la mia età il "rrrrrico" di Hannah Montana) che è l’unico fuori dal coro degli stereotipi e fa fare un piccolo salto di qualità alla storia. Anche i personaggi dei genitori sono ben inquadrati, ben interpretati e divertenti. Poi c’è la colonna sonora. Che per me cambia il giudizio di un film da cosi a cosi. Ma anche qui mi trovo in difficoltà. Canzoni bellissime, perfette per il contesto, ma che a volte però sembrano essere messe un po’ a caso, come a voler dire guarda che belle canzoni che conosco e ho trovato ma senza aspettare il momento giusto per metterle.

In generale il film è piuttosto altalenante. Alcune parti sono godibili altre molto meno; e se la parte centrale risulta poco digeribile e coinvolgente, gli ultimi 20 minuti sono di buon livello. Per la fine mi tocca fare un leggero outing. Ho un debole per i finali di un certo tipo, non voglio fare spoiler quindi non vi dirò di quale, fatto sta che il regista, ruffiano e scaltro, dev'essere venuto a conoscenza delle mie debolezze e qui con me ha fatto centro, respingendo anche le banalità della prima parte, aggiudicandosi un sofferto sei per un film discreto che può essere visto ma che resta molto lontano da ciò che mi aspettavo da un film passato al Sundance e con un trailer che prometteva decisamente meglio.

V Voti

Voto degli utenti: 5/10 in media su 2 voti.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.