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8/10

Don Jon regia di Joseph Gordon-Levitt

Commedia
recensione di Alessandro Laganà

Jon Martello è un don Giovanni dei nostri giorni, che oggettifica tutto nella vita: a partire ovviamente dalle donne. I suoi amici lo chiamano Don Jon per la sua infallibilità nel portarsi a letto una bellissima ragazza ogni weekend: ma la sua dipendenza dalla pornografia lo ha reso insoddisfatto della sua vita, e decide allora d'intraprendere un cammino che gli resttuisca gratificazione e gioia anche dalla sua vita sessuale.

 

In una recente intervista promozionale da Letterman, alla classica domanda “come t’è venuta l’idea per questo film?” Joseph Gordon-Lewitt non ha pescato a caso tra le classiche risposte ready-made per questo cliché delle interviste ai registi e ha detto: “mentre fumavo dell’ottima erba canadese che mi aveva dato Seth (Rogen)”. Questo è il regista, sceneggiatore e attore principale di Don Jon.

Star indiscussa del cinema indipendente che si è ritagliato un ruolo importante nei blockbuster di qualità (Spielberg e soprattutto Nolan), Joseph è un ragazzo molto intelligente e si è sempre visto, dalle interviste, dalla scelta dei suoi film, dalle sue attività fuori dal set. Ha fondato HitRecord, un’azienda/social network, in cui chiunque abbia idee "artistiche" di alcun tipo può condividerle e, assemblando i vari progetti, si può arrivare a sintesi finali (già qualche cortometraggio è stato prodotto e questo stesso film vede HitRecord tra le case di produzione) i cui ricavati poi vengono divisi 50/50 con la community che ha partecipato al lavoro.

Si vedeva dagli esordi nel panorama indipendente con i vari Brick, Mysterious Skin, The Lookout…che Lewitt avesse una sensibilità cinematografica particolare, che l’avrebbe portato senz’altro a una carriera da uomo di cinema completo, non certo relegato solo davanti alla telecamera ma destinato a girarle intorno e guardandole dentro, promettendo di diventare un ottimo filmmaker e non solo. E così si è arrivato al suo esordio. Completamente diverso da quello che ci si potesse aspettare. Abbandonata quasi ogni tinta fortemente drammatica che aveva segnato i suoi primi ruoli da protagonista sul grande schermo ha preso la figura del Don Giovanni e, aiutato come detto dal THC dei cugini del nord, ha pensato a come contestualizzarlo alla nostra epoca.

Naturalmente il risultato è un italo-americano, Jon Martello, il classico tamarro della provincia, uno da Jersey Shore per capirci, che ama poche cose nella sua vita: la sua casa, la sua auto, il suo fisico, le donne, i suoi amici, la sua famiglia, la sua chiesa e, dulcis in fondo, il Porno. Ma non ama solo il porno, ne è dipendente, ne guarda quasi trenta a settimana, nonostante ogni sera al club conquisti e faccia sesso con una donna diversa, il porno lo soddisfa di più. Ogni sera al club ma la domenica rigorosamente in chiesa, a confessarsi dei proprio peccati, abile artificio narrativo e simpatica parodia del mondo cattolico, poi pranzo con la famiglia: un padre che si chiama ed è una sorta di Jon Sr (uno strepitoso Tony Danza), una madre che tira le fila della famiglia sognando solo il grande amore per suo figlio e una sorella che vive in simbiosi con il suo smartphone e non apre bocca per tutto il film tranne in un'unica fondamentale occasione. La vita di Jon è questa, semplice, regolare, scandita dalla sua dipendenza dai porno, che riflettono il suo ideale distorto del sesso in cui la donna è solo un oggetto adibito a soddisfare l’uomo pienamente senza che egli debba fare alcuno sforzo.

Una sera come le altre incontra Barbara (Scarlett Johansson), la donna più bella che lui abbia mai visto, anch’essa inconsapevolmente drogata, ma delle classiche commedie romantiche hollywoodiane, in cui l’uomo fa ogni cosa e cambia se stesso in funzione di lei. La geniale antitesi di queste due personalità diametralmente opposte piano piano viene fuori, dopo un iniziale idillio, e solo grazie all’incontro con un'altra donna, Esther (una meravigliosa Julianne Moore) Jon comincerà a cambiare. Esther è una donna completamente diversa, più anziana di lui, più profonda, più complicata e con problemi veri da affrontare, fa capire all’ormai ex Don la differenza tra sesso e amore, facendogli dimenticare le sue giornate sprecate sui siti porno e le serate al club e introducendolo all’amore vero. Quello fatto di sguardi e condivisione emotiva.

Un lungometraggio che ha bisogno di una lettura più profonda per essere capito e apprezzato, senza fermarsi all’idolatrazione del macho super pompato che “se la fa” con Scarlett, seppure riveli grandi verità del mondo maschile in cui con più o meno vergogna quasi tutti gli uomini si immedesimeranno, ma identificandosi nel Jon maturo, che cresce e diventa adulto. Un film che diverte parecchio e mostra delle capacità tecniche di regia e sceneggiatura che ci si aspettava da Joseph, segnando un esordio importante di quella che sarà senz’altro una figura importante del mondo cinematografico dei prossimi anni.

V Voti

Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 4 voti.
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laga 8/10

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alejo90 (ha votato 4 questo film) alle 23:16 del 28 dicembre 2013 ha scritto:

Il film tenta di bilanciare esigenze di mercato con velleità autoriali, ma il mix non è riuscito per un problema di mancanza di esperienza registica. Poteva essere ridotto ad un corto data la storia esigua, invece Gordon-Lewitt allunga il brodo con situazioni ripetute per descrivere la routine del protagonista, che dovrebbe in teoria interessare il pubblico ma in pratica non lo fa dato che non viene mostrato niente degno di interesse. Si susseguono così vari leitmotiv visivo-sonori (la croce quando Jon va a messa, il corridoio della palestra dove si allena, lui in macchina, il suono di accensione del Mac quando va su pornhub), eccetera. Quando inzia la relazione con la biondona (Scarlett Johansson, bravissima) cerca di corregersi, ma non ce la fa. Lei lo molla. Poi lui conosce una donna matura (Julianne Moore) che gli insegna un po' di cose sull'amore come rapporto a due basato sul dare/ricevere: cose talmente scontate e dette talmente in fretta che forse nei Baci Perugina c'è meno sintesi. Nel frattempo molto dettagli di tette e culi di video porno montate assieme al resto del film con un'estetica da Mtv. L'idea registica del voler trattare la materia - solitamente usata per le commedie pecorecce stile American Pie - in un'ottica di racconto di educazione sentimentale è stuzzicante, ma lo svolgimento è del tutto sfilacciato, privo di scavo psicologico, e con scene talvolta imbarazzanti (lei che fa promettere a lui di iscriversi ad un corso serale mentre lo fa venire nei pantaloni struciandoglisi addosso, oltre che ridicola, è semplicemente volgare, brutta).

Poi si riscatta improvvisamente con le belle intepretazioni femminili e qualche scena di dialogo follemente surreale (il litigio per la pulizia dei pavimenti), ma qualche bella intuizione non basta a riscattare un film scritto male e registicamente scombinato.