R Recensione

6/10

Joe regia di David Gordon Green

Drammatico
recensione di Giulia Bramati

Joe gestisce illegalmente un gruppo di lavoratori che si occupa di avvelenare foreste per conto di imprenditori che intendono poi rilevarle. Quando il giovane Gary, vittima di violenze da parte del padre, viene assunto, tra i due si instaura un rapporto filiale.

È l' affresco di un'America marginale e priva di speranza il nuovo film di David Gordon Green presentato in concorso alla 70° Mostra del Cinema di Venezia. Ambientato in una località rurale, Joe racconta la storia di un uomo alcolizzato e disilluso che stringe amicizia con un ragazzino, vittima di violenze da parte del padre.

Il regista sceglie di mostrare un contesto sociale molto crudo, dove le armi e l'alcol sono elementi necessari alla sopravvivenza e dove le speranze di crescita sono assai limitate. Il protagonista Joe gestisce un gruppo di uomini che avvelenano territori boscosi per conto di imprenditori che intendono rilevare i terreni per trarne guadagno. Quando Gary avanza la richiesta di poter lavorare per lui, Joe acconsente, intuendo la grande forza di volontà del ragazzino. In un mondo in cui la violenza è all'ordine del giorno, Gary rappresenta un riscatto per Joe, che a poco a poco inizia ad affezionarsi, instaurando con lui un rapporto filiale.

Green mostra un'America triste e violenta, vittima di abusi e stenti, dove sembra impossibile poter sopravvivere. Grazie ad una sceneggiatura ben costruita, il film si rivela scorrevole, ma non certo sorprendente. La vicenda si sviluppa in modo semplice, senza mostrare particolari colpi di scena, seguendo una linea narrativa poco originale. Joe è un ottimo film di intrattenimento, ma non certo un'opera innovativa o rivelatrice. Il problema dell'alcolismo nel nuovo mondo è diffusamente noto e il cinema ne ha denunciato le possibili violente conseguenze sin dagli anni '10 (per citare un esempio storico, il cortometraggio The Drunkard’s Reformation di David W. Griffith). Il tema cardine di questa pellicola non è dunque sufficientemente pregnante e, sebbene sia un argomento di cui è bene trattare, Green non riesce ad affrontarlo in modo innovativo.

Va però riconosciuta al regista - che è anche sceneggiatore del film - la grande capacità di sdrammatizzare situazioni brutali grazie a brillanti dialoghi ed argute battute, dote già dimostrata nelle sue pellicole precedenti (Pineapple Express in primis).

Uno degli elementi più interessanti è l'insolita interpretazione di Nicolas Cage, nei panni del protagonista, la migliore forse dai tempi di Cuore Selvaggio di David Lynch. Accanto a lui, un ottimo Tye Sheridan, di cui sentiremo certamente parlare in futuro.

Joe è una buona pellicola, che non spinge però alla riflessione e non raggiunge dunque il nobile obiettivo di denuncia delle drammatiche realtà sociali che affliggono l'America. Resta però nel ricordo dello spettatore il misterioso fascino delle inquadrature di Tim Orr, che immortalano con sincerità un immaginario rurale americano pressoché sconosciuto.

V Voti

Voto degli utenti: 6,7/10 in media su 3 voti.
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alexmn 7/10

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