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6/10

Oblivion regia di Joseph Kosinski

Fantascienza
recensione di Alessandro Giovannini

Intorno all'anno 2070, la Terra è ormai un paese inabitabile a causa di una guerra nucleare combattuta dagli uomini contro degli invasori chiamati Scavengers. Gli umani hanno vinto ma il pianeta è divenuto invivibile. I pochi superstiti si sono rifugiati in una stazione spaziale, in attesa di andare a colonizzare una luna di Saturno. Prima però bisogna fare scorta d'acqua: ecco perchè sulla superficie della Terra sono state allestite delle postazioni da cui vari team di due tecnici gestiscono delle specie di trivelle che assorbono l'acqua non infetta rimasta sul pianeta per trasferirla sulla luna sovracitata. Jack Harper (Tom Cruise) è un tecnico, che svolge il suo compito affiancato dalla collega-compagna Vicka (Andrea Riseborough). Un giorno Jack capta un misterioso segnale radio, forse generato dagli Scavengers, ed in contemporanea vede una navicella umana precipitare. Si salva solo un membro dell'equipaggio, una ragazza che Jack vede costantemente ne suoi sogni...

Kosinski, architetto prestato al cinema (ha diretto Tron Legacy), ha messo in scena un suo soggetto fantascientifico che è un pot-pourri di fantascienza americana: ci sono echi di Star Wars (per la base nemica e le ambientazioni desertiche), Indipendence Day (per il finale plagiato), saghe videoludiche come Fallout (per i paesaggi desolati post-atomici) e Mass Effect (per il design degli ambienti e le zone off-limits), Matrix e 2001 (per la clonazione e gli umani in bozzo tipo Starchild), Predator (per il design degli Scavengers) WALL•E (per la figura degli "spazzini"); incredibilmente c'è anche un prestito da film come Alla ricerca della Valle Incantata o Dinosauri (volendo rimanere in campo USA; ma si potrebbe indicare ad esempio Nausicaa della Valle del Vento), per la presenza di un piccolo lembo di terra incontaminato rimasto al sicuro in un anfratto montuoso. Mettiamoci dentro anche Minority Report per le visioni ricorrenti (oltre che per la presenza di Cruise) ed avremo un buon riassunto di quanto ci offre la visione di Oblivion, un film che ha la dimenticanza nel titolo ma nei fatti è una riminiscenza sistematica di decenni di già visto.

Va detto che non era scontato che l'amalgama funzionasse, e che se ciò è possibile è merito autoriale che è soprattutto estetico: una notevole stupefazione scopica esaltata dalla tecnologia IMAX, l'unico modo di fruizione che mi sento di suggerire per la fruizione di questo film, dato che il godimento del suo apparato audiovisivo  è in definitiva la sua ragion d'essere. Tom Cruise festeggia con questo film i 30 anni di carriera: era forse l'attore più azzeccato per interpretare questo film (che sembra tanto proiettato nel futuro quanto invece rimane ancorato al passato del cinema), lui che è sempre fisicamente uguale a sè stesso, a venti come a cinquant'anni: più icona di uno Stallone o di uno Schwarzenegger (sempre relegati a film di genere), più icona di un Johnny Depp proprio perchè meno trasformista, Cruise rappresenta uno degli ultimi divi americani della New Hollywood, sorto, giovane e bello, proprio nel momento di massima esplosione della società dell'immagine (gli anni '80 della Mtv), sempre eroe e sempre protagonista (anche quando è criminale ed è antagonista, come in Collateral). Ed in questo film più che mai la sua icona è ipertrofizzata, in un'infinita moltiplicazione, in un disperato tentativo di mantenere un primato nell'immaginario visivo dello spettatore: così è lui a riempire quasi ogni inquadratura, lui che, minuscolo, è l'unica figura umana presente nel campi lunghissimi, intento a scorrazzare in moto in un mondo ridotto in macerie; perchè lui, icona senza tempo, seppellirà tutti noi dimenticabili sconosciuti. La sua immagine filmica rimarrà a prendere gli applausi di un pubblico fantasmatico che affolla uno stadio distrutto.

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 3 voti.

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tramblogy alle 14:38 del 22 aprile 2013 ha scritto:

Carino....ci sono pure i duran duran...