Interstellar regia di Christopher Nolan
Sci-FiIn un futuro imprecisato, un drastico cambiamento climatico ha colpito duramente l'agricoltura. Un gruppo di scienziati, sfruttando un "whormhole" per superare le limitazioni fisiche del viaggio spaziale e coprire le immense distanze del viaggio interstellare, cercano di esplorare nuove dimensioni. Il granturco è l'unica coltivazione ancora in grado di crescere e loro sono intenzionati a trovare nuovi luoghi adatti a coltivarlo per il bene dell'umanità . Il regista visionario della trilogia de Il Cavaliere Oscuro e Inception, che con i suoi film ha rinnovato più di ogni altro la cinematografia contemporanea, si misura questa volta con uno sci-fi dirigendo, come sempre, un cast eccezionale.
Verdiana Paolucci (Voto 9):
"Un tempo alzavamo lo sguardo al cielo chiedendoci quale fosse il nostro posto nella galassia, ora lo abbassiamo preoccupati ed intrappolati nel fango e nella polvere." Inizia con le parole di Cooper il viaggio di "Interstellar", ultima, straordinaria fatica di Christopher Nolan. Con questo film, il regista non solo si (e ci) chiede chi siamo e dove stiamo andando, ma racconta ed esplora una storia universale: quella dei legami famigliari. Il lavoro di Nolan inizia dalle teorie del fisico teorico Kip Thorne, che parlava della possibilità di viaggiare tra vari sistemi solari attraverso un cunicolo spazio-temporale, il cosiddetto wormwole, che costituisce la spina dorsale scientifica della sceneggiatura del film. Matthew McConaughey interpreta il ruolo principale di Cooper, un ex pilota collaudatore e ingegnere secondo le regole delle Giovani Aquile. Cooper ha vissuto nell'adrenalina, vivendo il suo lavoro come una possibilità per esplorare continuamente i suoi limiti, ma ha dovuto rinunciarvi quando nel suo mondo il cibo ha iniziato a scarseggiare, e la richiesta di agricoltori è aumentata - Cooper infatti discende da una tale famiglia. Eppure sente che il suo ruolo dovrebbe essere "altrove", per questo stabilisce un legame fortissimo con la figlia minore Murph, dato che entrambi condividono la passione per la scienza. Cooper ama profondamente entrambi i figli e desidera una vita migliore per loro, ma quando viene chiamato a partecipare alla missione della NASA, mentre Tom accetta le responsabilità di gestire la famiglia, Murph ne è sconvolta e tenta di convincere il padre a restare in tutti i modi possibili. C'è un'altra famiglia che viene presa sotto analisi ed è quella del Professor Brand e di sua figlia Amelia. Lui ha passato tutta la sua vita nel cercare un'altra possibilità per la razza umana in un'altra galassia, e nel suo intento, decide di inviare la figlia nella missione dell'equipaggio attraverso lo spazio. Michael Caine è alla sua sesta collaborazione con Nolan, e ogni volta sa come apportare carisma a un personaggio, anche se di minor presenza scenica. Anne Hathway, invece, è un'appassionata di scienza, e non è stato difficile coinvolgerla nel progetto di "Interstellar." A completare l'equipaggio spaziale, ci sono due intelligenze artificiali, CASE e TARS, due macchine progettate per alleggerire l'animo degli astronauti - e riescono a dare quel tocco intelligente di umorismo al film proprio al momento giusto. Lontani dalla terra, i personaggi di "Interstellar" hanno provato l'esperienza dell'assenza di gravità in volo. Un'illusione che Nolan aveva già sfruttato in "Inception." E' in quel momento nello spazio, che l'ambiente è privo di qualsiasi suono. Le musiche di Hans Zimmer, alla sua quinta collaborazione con Nolan, sono importanti per l'intero film. Il suono non viaggia nello spazio, perciò non viene riprodotto durante le scene spaziali. E' quel silenzio assoluto a far la differenza tra ciò che è alieno e ciò che è terreno. Nello spazio, ci si rende conto di essere degli sconosciuti ed è la paura che qualcosa possa andar storto a creare disperazione e senso di vuoto. Quando la musica di Zimmer si accende, lo fa in modo potente, per evidenziare le scene ad alta tensione. "Interstellar" si colloca tra le migliori novità cinematografiche dell'anno, con un Nolan in ottima forma e un cast, è il caso di dirlo, decisamente stellare.
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Robin Whalley (Voto 5):
Interstellar è un film pesante, in tutti i sensi possibili e immaginabili.
Innanzitutto nel senso letterale e puramente fisico, perché la gravità è una forza non importante ma fondamentale nella trama, che si carica di significati narrativi ed emotivi che vanno ben oltre il suo essere una forza, o meglio la forza naturale che regola l'intero universo.
Come è già stato ampiamente scritto e pubblicizzato, la fisica in questo film non è solo una giustificazione razionale di quello che vediamo ma una vera e propria protagonista della storia, tanto che alcuni personaggi esistono letteralmente solo per esporre le sue leggi e teorie, e in ogni caso anche i protagonisti passano metà del tempo a discuterne.
Eppure, nonostante tutto questo impegno e il coinvolgimento diretto di uno scienziato come Kip Thorne, alcune cose sono così palesemente sbagliate da essere non credibili anche per un completo ignorante di questa materia. Per fare un esempio, c'è un corposo segmento della storia che prende luogo nei pressi di un enorme buco nero. Basta informarsi sulla pagina inerente di Wikipedia per essere allibiti dall'impossibilità fisica di quello che si sta vedendo.
Il problema però non è tanto la non plausibilità di certi eventi, cosa che è propria del genere fantascienza, ma uno più generale di coerenza. Si ha quasi la sensazione che i personaggi siano impegnati a sprecare un sacco di parole e che poi si divertano a fare il contrario di quello che hanno appena detto. Magari però si trattasse solo di scienza.
Una cosa evidente di Interstellar è come ogni singolo secondo sia stato progettato e costruito dal suo regista e co-sceneggiatore, Christopher Nolan. E' come se il film stesso fosse la sua nave spaziale, e noi spettatori fossimo i suoi passeggeri sempre attaccati alle sedie, senza la possibilità di muoverci. Non è solo una metafora: quasi ogni inquadratura che riprende l'Endurance, il veicolo spaziale su cui viaggiano i protagonisti, adotta la soluzione originale di essere sempre ancorata a un lato esterno, quasi come una go-pro che registra però in formato IMAX.
Non c'è dubbio che si tratti di uno spettacolo, visivamente e sonoramente parlando. Pianeti, stelle, galassie, buchi neri e wormholes sono tutti ricreati con una cura e una maestosità che hanno l'intenzione di suggerire un senso di infinità e di sublime. Ma di nuovo, nonostante tutti questi sforzi, questo senso è troppo spesso difficile da provare. E' qui che entra in gioco la storia vera e propria.
La pesantezza, in questo caso, è data dal continuo parallelismo fra le estremità del cosmo e il pianeta Terra, più precisamente i dintorni di una fattoria nel sud degli Stati Uniti, come sempre l'unica nazione in grado di salvare l'umanità. Inizialmente è una cosa che funziona, in particolare quando Cooper, l'astronauta interpretato da un Matthew McConaughey davvero in forma (ormai non è più una novità), deve ripercorrere anni interi di filmati inviati dalla Terra mentre per lui sono solo passate un paio d'ore (Sì, c'entra la relatività). E' una scena di grande delicatezza e semplicità, e che riesce a far sentire il peso della posta in gioco.
Da qui in poi cominciano i guai, sia per i personaggi che per il pubblico. E' difficile se non impossibile da comprendere senza averlo visto, ma c'è essenzialmente un paradosso di fondo: più il viaggio interstellare va avanti verso l'infinito (e oltre) più il film sembra voler rimanere sulla Terra facendo uso di sviluppi narrativi fin troppo palesi se non banali. Oltre a ciò, gli organi di chiesa dell'assordante e non memorabile colonna sonora di Hans Zimmer di certo non aiutano. Si allargano enormemente gli orizzonti, ma la barca va all'indietro.
L'obbligatorio paragone con 2001: Odissea nello Spazio non solo aiuta a capire questo paradosso, ma è suggerito dal film stesso. Nel capolavoro di Kubrick, il viaggio verso Giove trascende la realtà e si conclude con un Eterno ritorno che ha provocato, e continua a provocare, un infinito dibattito sui suoi molteplici significati. Nel non capolavoro di Nolan, il significato è uno ed è quello, punto.
Questo forte legame con la Terra è simbolizzato da quello fra un padre (Cooper) e sua figlia Murph, interpretata da ben tre attrici diverse nel corso degli anni ma principalmente da Jessica Chastain.
E' un'idea commovente e funzionerebbe, se solo fosse una relazione interessante. La pesantezza, in questo ultimo caso, è quella emotiva. L'Amore è rappresentato qui come una forza che trascende tutte le altre, e questo sarà pure molto sentimentale ma è accettabile. Quando però la d.ssa Brand, interpretata da Anne Hathaway, ce lo spiega come se fosse un teorema scientifico che può negare la scienza stessa, è francamente difficile non rimanere perplessi. E sarà proprio Cooper, che in questa scena le ribatte con la nostra stessa perplessità, a mettere in atto questo principio.
E' quasi inevitabile, alla fine, che Interstellar collassi sotto il suo stesso peso. Certo, bisogna riconoscere a Nolan e a tutti i suoi collaboratori un'ambizione e un'intelligenza rare in questo tipo di cinema blockbuster, ma la sensazione prevalente è quella di aver perso una grossa occasione per stimolare la nostra immaginazione e il nostro desiderio di esplorazione, e di non averne persa una invece per gridarci addosso un sacco di idee e di concetti e per dichiarare la sua importanza, con il risultato contrario di lasciarci abbastanza indifferenti e soprattutto freddi.
E' un film, verrebbe da dire, con il quale si ha l'impulso di avere un'accesa discussione, ma che non è disposto a lasciarci parlare. Quello, naturalmente, si può fare, ma solo dopo i titoli di coda.
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