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6/10

The Master regia di Paul Thomas Anderson

Drammatico
recensione di Nicolò Barabino

Il secondo conflitto mondiale si è da poco concluso. Freddie Quell è un militare della marina americana che, scosso dall’esperienza bellica, non riesce a tornare alla vita di un tempo. Afflitto da problemi psichici, cerca conforto nell’alcol e nella sregolatezza, finchè non incontra Lancaster Dodd, il “Maestro” di una nuova setta denominata “la Causa”, che gli cambierà la vita.

 L’ultimo film di Paul Thomas Anderson, dopo il grande successo ottenuto da Il petroliere, è stato uno dei più attesi alla 69° Mostra del Cinema di Venezia. Uno dei più attesi, ma allo stesso tempo uno dei più discussi, dividendo sia pubblico che critica.

Con The Master il regista premio Oscar rilegge la biografia, ufficiale o no, del fondatore di Scientology, Ron Hubbard. Il suo nome, come quello della sua setta, nel film non compaiono mai ma il riferimento alla sua figura è facilmente riconoscibile.

Per quanto riguarda gli aspetti tecnici e le scelte di regia al suo interno il film è praticamente perfetto. Anderson dimostra ancora una volta di essere uno dei registi più capaci della sua generazione usando una messa in quadro di forte impatto artistico: le sequenze iniziali, ambientate sull’isola lasciano incantato lo spettatore; il montaggio è sempre funzionale alla situazione narrativa, specialmente nei punti più drammatici, accompagnato dalla magistrale fotografia di Mihai Malaimare Jr. e dalla spendida colonna sonora di Jonny Greenwood.

Un capitolo a parte meritano le interpretazioni degli attori. Non può passare inosservata la prova dei bravissimi Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman, mostri sacri della recitazione moderna, nei rispettivi ruoli del difficile Freddie Quell e del carismatico “Maestro” Lancaste Dodd. È questa infatti la punta di diamante di tutto il film. Lo sviluppo della vicenda ruota attorno all’incontro/scontro dei due e vive praticamente solo di questo. Le scene dei colloqui tra i due e quella della cella lasciano senza fiato: la giuria degli Oscar è avvisata.

Ma allora cos’è che non convince in tutto questo? Il problema principale di The Master è rintracciabile nella vicenda narrata stessa. Una sceneggiatura forse un po’ troppo lacunosa tocca dei punti, degli aspetti, che poi fatica a sviluppare o non sviluppa affatto.

Per una più approfondita comprensione del testo è necessaria forse una seconda visione (se non una terza) che altrimenti assomiglia troppo ad un grande edificio dalle fragili fondamenta. Lo stesso rapporto tra i due personaggi principali, con le valenze psicologiche che legano allievo e maestro, rimane ambiguo e deviante. Non si riesce a capire quali siano le intenzioni del regista (curatore anche della sceneggiatura), non si comprende fino in fondo dove vuole arrivare, lasciando forse un leggero amaro in bocca agli spettatori un po’ troppo speranzosi.

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Voto degli utenti: 7/10 in media su 13 voti.

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misterlonely (ha votato 10 questo film) alle 14:11 del 25 ottobre 2012 ha scritto:

Non mi trovo d'accordo con la recensione. The Master è un film che sa benissimo dove vuole arrivare. Non è un film interessato a parlare né di Scientology né di Ron Hubbard. Si parla di pulsioni umane, di emozioni, di rabbia per lo più. La sceneggiatura è indubbiamente priva di una struttura convenzionale, ma proprio in un progetto che sulla carta poteva rivelarsi un totale fallimento si riconosce il genio registico di Paul Thomas Anderson, capace di tenere insieme ogni singolo elemento del film inventando mano a mano regole e stilemi che possono essere sì scoordinati e disequilibrati, ma perfettamente funzionali alla narrazione. The Master è un'opera che tocca nel profondo dell'animo umano come mai è stato fatto prima, non è una questione di forma (pur essendo la regia di P.T. Anderson assolutamente incredibile e chirurgica) ma di impatto.

Nicolo_Barabino, autore, (ha votato 6 questo film) alle 23:11 del 26 ottobre 2012 ha scritto:

Dal punto di vista stilistico e formale, come ho già scritto, il film è perfetto (e la giuria a Venezia l'ha giustamente premiato). Per quanto riguarda le emozioni personalmente il film mi ha dato poco, salvo naturalmente le due interpretazioni dei protagonisti, ma purtroppo non mi è bastato. Apprezzo comunque il tuo disaccordo, e chi lo sa? magari rivedendo il film potrei ricredermi

swansong (ha votato 5 questo film) alle 16:19 del 15 gennaio 2013 ha scritto:

Rivederlo una seconda o forse una terza volta? No grazie!

Questo filma è stata una cocentissima delusione sotto tutti i punti di vista (a parte, forse, le prove attoriali che però, a mio modo di vedere, sono entrambe - limitandomi ai due protagonisti - estremamente sopra le righe). La regia, poi, non ha un guzzo che sia uno e a chi afferma il contrario - del quale, comunque, rispetto l'opinione - mi deve dire se il vero Anderson è questo, pretenziosissimo e presuntuosissimo, di The Master, oppure quello straordinario di Boogie Nights, Magnolia o l'ultimo, Il Petroliere? No scusate, parliamoci chiaro dai! Questo film, semplicemente, non se pò vedè! Noioso, inconcludente, ma quel che è peggio, dall'andamento incomprensibile e nemmeno troppo stimolante, al contrario di quanto dice il recensore ed il primo commento postato, dal punto di vista registico e visivo. No perchè sennò de Il Petroliere che dovremmo dire, dove ogni inquadratura era di una potenza espressiva disarmante? E della colonna sonora e/o del montaggio di Magnolia o Boogie Nights vogliamo parlarne? Questo The Master letteralemnete scompare al confronto. Bah...un film che faccio molta ma molta fatica a trovare interessante e che non mi sento di consigliare, soprattutto a chi, come me, ha amato questo regista sin dai suoi esordi. Qui, mi spiace, ha preso una topica clamorosa e non mi sorprende, fra l'altro, il fatto che, per l'appunto, questo suo lavoro, per quanto attiene la regia, sia stato bellamente ignorato sia dagli Oscar che dai Golden Globe (per quanto queste due rappresentazioni lascino spesso il tempo che trovano). Ah, un'ultima cosa..consiglerei ad Anderson di lasciar perdere Kubrick...di Maestro basta lui e l'allievo deve ancora farne di strada. Un film al cui confronto i silenzi e le immagini di Tree of Life di Malick assordano e risplendono ammalianti anni luce avanti e avanti...

swansong (ha votato 5 questo film) alle 16:23 del 15 gennaio 2013 ha scritto:

...scusate, ho buttato giù di fretta e senza rileggerlo il post di commento..c'è qualche strafalcione..perdonatemi! Spero si capisca ugualmente quello che volevo dire. Ciao e grazie!

Alessandra Graziosi (ha votato 10 questo film) alle 2:12 del 20 gennaio 2013 ha scritto:

Anche io mi trovo in parte in disaccordo, più che altro sulle conclusioni della recensione. Io credo che Scientology sia presa di mira ma che però sia anche un pretesto per analizzare in generale le dinamiche figlio-padre/servo-padrone che si instaurano tra due soggetti del genere, dinamiche ossessive, motivo per cui il film ritorna volontariamente su se stesso, seguendo un suo ritmo, il ritmo del ritorno continuo sulle stesse persone e sulle stesse "figure"(triade familiare madre-padre-figlio o madonna-dio-gesù, che è praticamente la stessa cosa), come suggerisce la stessa locandina in cui appunto i volti di Phoenix, Hoffman e Adams si ripetono più volte... Il film vuole andare a parare in dei punti ben precisi e molto scomodi, motivo per cui sarà probabilmente "punito" agli Oscar: lo dimostra il fatto che manca il nome di T. Anderson tra i candidati alla miglior regia, cosa che trovo scandalosissima e che invece è ben presente il misticheggiante Ang Lee di Vita di Pi, praticamente tutto l'opposto di The Master! Chiusa questa parentesi, che dire? The Master è forse un film per chi ha già determinati "strumenti" psico-antropologici per capire cosa il film voglia dire, dunque un film volutamente per pochi, forse è il primo film in cui il regista può finalmente dire diverse cose a cui teneva, anche se scomode, tra cui il collegamento tra repressione sessuale e spiritualità, ribadito continuamente e più che giusto, quasi bunuelliano. E' un film che ridicolizza i miti, i luoghi comuni parascientifici tra cui la presuntuosa e annosa questione della trasmigrazione delle anime, argomento su cui invece film come Claud Atlas e Vita di Pi sguazzano allegramente, continuando a strizzare l'occhio a credenze e pregiudizi vecchi di mille anni, cavalcando i contemporanei riflussi new age e orientalistici... Forse lo dovresti rivedere: è un "filmone" pieno di significato!

Alessio Colangelo (ha votato 4 questo film) alle 10:16 del 20 febbraio 2013 ha scritto:

Che brutto film... io Anderson non lo digerisco proprio... meglio Wes.

alejo90 (ha votato 7 questo film) alle 16:28 del 20 febbraio 2013 ha scritto:

The Master fa riferimento a quel retroterra di sette più o meno esoteriche formatesi nell'America del secondo dopoguerra con una certa proliferazione. Persone disorientate dal caos della guerra e del dopoguerra in cerca di una guida che dicesse loro come impostare la propria esistenza. In un'epoca - per dirla alla Lyotard - di crollo delle metanarrazioni legittimanti, L'america fu suolo fertile per la nascita di culti come Scientology, cui La Causa è vagamente ispirato. Il film è tuttavia maggiormente focalizzato sul rapporto di interdipendenza che viene a crearsi tra Lancaster e Freddie: il maestro non è nulla senza un allievo, dopotutto. La discontinuità gerarchica di questo rapporto è il fulcro del film, un'alternanaza di rapporti di forza tra le due figure in questione. Il concetto di "master" perciò molto più labile di quanto sembri: chi veramente domina l'altro? C'è di più: se il vero master fosse in realtà la moglie di Lancaster, Peggy (Amy Adams), che attraversa la vicenda apparentemente in retropalco ma è in fondo lei ad avere l'ultima parola, ad indirizzare le pulsioni del capo, anche eroticamente parlando? The Master infatti prende il via dalla dimensione più animalesca ed istintuale dell'uomo, il desiderio sessuale, la libido freudianamente parlando. Freddie è ridotto a puro istinto sessuale ad inizio film, e ritorna ad esserlo completamente alla fine. Anche Lancaster, in una breve e fulminea scena d masturbazione apparentemente fuori posto ma in realtà illuminante, rivela questa caratteristica; e come Lancaster sembra almeno in parte riuscire a trasformare questa carica energetica di Freddie da erotica a cinetica (l'avanti-indietro per la stanza, un movimento quantomai metaforico dell'atto sessuale) e mentale (anticipato dal test di Rorschach nell'ospedale militare e ripreso dal Master in quella formidabile seduta/interrogatorio in cui Freddie è costretto a non poter sbattere le palpebre) con una ricerca nell'esperienza passata (una tipica dinamica, ancora una volta, di maieutica freudiana) di un'esperienza traumatica, identificata guardacaso in una relazione interrotta.

In questa elucubrazione da manuale di psicanalisi sta la forza ed il limite del film, chiuso in un rapporto a due (o a tre, contando Peggy, o a quattro, contando la ragazza del passato di Freddie) che si dipana per diversi anni ed è destinato a non risolversi mai compiutamente, rimanendo come un'esperienza profondamente impressa nella vita dei due uomini che mai arrvano a comprendersi del tutto, eppure sono affascinati l'uno dall'altro.

The Master è uno dei film più freudiani mai sfornati dagli Stati Uniti, e costituisce una visione magnetica ancorchè tematicamente possa apparire un po' inflazonata, forse perchè proveniamo ormai da tanti anni di psicologismo nolaniano. Tecncamente impeccabile ed eccentricamente recitato dai due interpreti principali.

alejo90 (ha votato 7 questo film) alle 13:27 del 22 febbraio 2013 ha scritto:

scusate gli errori

forever007 (ha votato 3 questo film) alle 18:26 del 6 febbraio 2014 ha scritto:

Sono completamente d'accordo con te!!

forever007 (ha votato 3 questo film) alle 15:15 del 11 maggio 2013 ha scritto:

ho messo 3 ma mi son sbagliato xD