Spring Breakers regia di Harmony Korine
DrammaticoStati Uniti. In occasione delle vacanze primaverili quattro ragazze adolescenti decidono di staccare dalla monotonia cittadina per recarsi in Florida. Rapinano un fast food e partono per il tanto atteso Spring Break. Lì partecipano a feste deliranti, fatte di alcol musica e droga, finché non fanno la conoscenza di Alien, un gangstar/rapper che le introduce nel mondo della malavita.
Quello dello Spring Break è un’usanza tutta americana: durante le vacanze di primavera (che coincidono più o meno da noi con le vacanze pasquali) migliaia di giovani si recano nelle più caotiche località balneari per distrarsi dalla vita provinciale e divertirsi con feste in spiaggia animate da alcol, droga e sesso.
Con il suo sesto lungometraggio il regista statunitense Harmony Korine catapulta lo spettatore all’interno della più trasgressiva e violenta festa giovanile americana. E come poteva farlo se non in modo trasgressivo e violento? Musica techno assordante, inquadrature rapide e instabili, colori abbaglianti e naturalmente giovani. Giovani senza controllo che, rigorosamente mezzo nudi, ballano e si divertono. Tutto questo per quasi tutta la prima metà del film. Korine, con uno stile tutto personale dirige le sue quattro protagoniste in questo inferno adolescenziale dove nessuno sembra trovare la via d’uscita (spettatore compreso).
Sono veramente pochi gli elementi non disturbanti del film. Partendo dal tipo di narrazione usata: le voci delle protagoniste (spesso over e slegate dalle immagini) descrivono la vita noiosa e monotona dell’adolescente medio americano, divisa tra studio distratto, ipocrita fede cristiana e piccole trasgressioni tra amici.
Se spesso si rischia di entrare nel banale (l’unica ragazzina che si pente e decide di tornare a casa guarda caso si chiama Faith), si sfiora il ridicolo quando fa il suo ingresso in scena il poco credibile rapper/gangster Alien (interpretato da un irriconoscibile James Franco) e raggiunge il suo apice nella scena finale.
Se la causa mossa da Korine poteva sembrare più che valida, denuncia della società americana contemporanea, con la sua perdita di valori morali e l’uccisione del sogno americano, quello che del film non funziona sono i mezzi utilizzati e la storia vera e propria.
Il regista, al quale non si può assolutamente negare una grande conoscenza tecnica (molto interessante ad esempio il piano sequenza che descrive la rapina al fast food), sembra aver sacrificato qualsiasi logica narrativa in favore di una tanto facile quanto fastidiosa provocazione: se questo era il suo obbiettivo allora ha vinto lui.
Altrettanto provocatoria risulta essere la scelta delle quattro attrici protagoniste, tra le quali Selena Gomez e Vanessa Hudgens pescate direttamente dal vivaio di Disney Channel.
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