V Video

R Recensione

8/10

Il Petroliere regia di Paul Thomas Anderson

Drammatico
recensione di Massimiliano Scordamaglia

L'epica storia di Daniel Palinview, pervicace cercatore di petrolio dai suoi primi anni sino alla ricchezza, quella vera.

Instancabile lavoratore, sacrifichera' tutto sull'altare del successo.

"Il petroliere" e’ diretto da Paul Thomas Anderson e Paul Thomas Anderson e’ il regista di pellicole come “Boogie Night” e "Magnolia", film quest’ultimo sul quale si lasciano pezzi di anima e per quanto mi concerne, periodico bisogno fisico di rivederlo.

Daniel Day-Lewis interpreta Daniel Plainview, ruolo che gli e’ valso il meritato secondo Oscar in carriera.

Paul Dano e’ a dir poco sorprendente come giovane predicatore antagonista di Plainview, con una recitazione ispirata e che nulla concede a Day-Lewis nei momenti di sanguigno confronto.

Musiche superlative di Jonny Greenwood, gia’ chitarrista dei Radiohead, compositore di tenera potenza e mi si permetta l’ossimoro non involontario.

Film superbo, esempio da cineteca ma questa fantastica sinergia e’ coincidenza o Anderson e’ davvero un catalizzatore di talenti, un regista che coltiva il meglio da ognuno elevandolo all’ennesimo grado?

Si parla di un uomo che con forza e volonta’ diventa petroliere ed e’ analisi di una razza rarissima di persone determinate come insetti e potenti come semidei per i quali il mondo e’ un limite e la vita e’ un mezzo, non un fine.

Plainview non puo’ definirsi malvagio o cinico o violento o criminale perche’ sulla leggenda di questi uomini i normali giudizi morali non sono applicabili . La sua logica trascende la nostra e dalla nostra non e’ configurabile cosi’ come non lo e’ una reazione chimica o una disequazione di secondo grado.

Se in Palinview vi e’ qualcosa di umano, per quanto paradossale questo e’ riconducibile al misantropico senso col quale rivestire tanti e tali sacrifici, il bisogno di salire in alto al punto che ogni cosa sparisca, che ogni essere vivente si perda nel ricordo di un brutto incubo.

Misantropia elevata a fenomeno antropologico, sociologico ed e’ pura didattica cio’ che Anderson mette in scena e proprio per questo estranea a quei giudizi dei quali si parlava pocanzi e che sarebbe errato esprimere o pensare che abbia voluto farlo.

D’altro canto il regista e’ stratificato, talvolta subliminale e cio’ rende la lettura delle sue opere tridimensionale e sempre nuova in un gioco di simboli che s’intersecano con le immagini.

La caratterizzazione del protagonista e’ talmente peculiare e sublime che tanto basta per affermare che un personaggio cosi’ non sia mai stato raccontato, non con la risolutezza mostrata da Anderson.

Questo e’ la grande narrazione, un riferimento per gli anni a venire e quando un giorno i Re torneranno a camminare sulla Terra allora diranno che questo film gia’ parlava di loro.

V Voti

Voto degli utenti: 8,2/10 in media su 9 voti.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
alexmn 8/10
FreakM 7/10

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.