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8/10

Donald Cried regia di Kris Avedinisian

Drammatico
recensione di Maria Parisi

Peter Latang, dopo molti anni di assenza, è costretto a tornare nella cittadina di Warwick per occuparsi del funerale della nonna, spera di poter fare una toccata e fuga, ma ritrovatosi senza il portafogli e con l'auto fuori uso, sarà costretto a chiedere una mano al suo strambo ex migliore amico Donald.

Sono tantissimi i film americani sui ritorni a casa dalle grandi città alla campagna, solo per citare qualche titolo: La mia vita a Garden state, The Judge, Sweet home Alabama, Elisabethtown, Gross Pointe Blank, spaccati di mondi sociali diversi con i loro pro e contro, ma anche storie legami familiari che si spezzano, si riallacciano, si ricompongono; qui però il riferimento più forte, come ha affermato l'attore Jesse Wakeman, durante il dibattito al Festival di Locarno, è Buffalo '66 di Vincent Gallo. Eppure, nonostante una così lunga eredità Donald cried riesce a dirci qualcosa di nuovo, non si tratta infatti nè di un viaggio nostalgico, nè di un viaggio di rinascita o nuova consapevolezza di sè, Peter Latang vive solo un intervallo nella sua nuova vita ed impara semplicemente ad essere più onesto con sé stesso e il suo passato, ritrovando quello strano e unico individuo che è Donald.

Il film è giocato sull'ambiguità dei due personaggi (ossia come ha detto sempre Wakeman. " Chi è è davvero lo stronzo?") che nel corso della storia, lunga un giorno, scopriamo avere caratteri molto più sfaccettati di quello che sembra, di conseguenza è sostanziale anche l'alchimia tra i due attori, che in effetti funziana davvero bene: Latang è interpretato dal bravissimo Wakeman (dotato di una mimica davvero spettacolare), mentro lo strano "Drugo" Donald dallo stesso regista Kris Avedisian.

La narrazione ci mette un po' a ingranare, e forse si tira un po' troppo in lungo una storia che si vede essere nata come un cortometraggio (ed in effetti è così), ciononostante è un film che non si dimentica facilmente, sedimenta e fa pensare.

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