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7/10

The Judge regia di David Dobkin

Drammatico
recensione di Fabio Secchi Frau

La vita dell'avvocato-squalo Hank Palmer è stata sconvolta dall'improvvisa morte della madre. In preda all'ultimo brandello d'amore che ancora prova per la sua famiglia, decide di andare al funerale della donna, pur sapendo che dovrà fare i conti con lo scontroso padre, un giudice dell'Indiana, con il quale non parla più da anni. Mentre è presente, scopre che il padre, impegnato, con l'aiuto degli altri due figli, a costruire una nuova vita per se stesso e a superare il trauma della perdita, è finito in una spirale di indagini, perchè sospettato di aver investito un assassino recidivo al quale lui, invece, aveva dato un'altra opportunità. Non passerà molto tempo prima che i due, pur scontrandosi apertamente e violentemente, ritrovino un certo equilibrio.

  Nel suo settimo film, il regista statunitense, David Dobkin, conosciuto per commedie leggere, e talvolta stupide, come Due cavalieri a Londra, Due single a nozze, Fred Claus – Un fratello sotto l’albero e Cambio vita, si fa serio ed esplora i rapporti familiari all’ombra della morte, scegliendo due grandi attori hollywoodiani come Robert Downey Jr. e Robert Duvall come protagonisti e che regalano grazia a uno spesso manierismo drammatico del film.

  I temi – l’elaborazione del lutto, la malattia, il rapporto padre e figlio – non sono nuovi, ma l’approccio è originale e il regista evita la trappola melò della potenziale storia di ricongiungimento strappalacrime di due anime perdute e lontanissime.

  Incollato agli occhi smarriti, ai volti tesi e alle mani spesso inquiete del cast, Dobkin (costantemente alla ricerca del giusto movimento di camera per raccontare la storia) tradisce il suo passato puramente tecnico e comico e si affida alle potenzialità della sceneggiatura di Nick Schenk e Bill Dubuque. Merito della Warner Bros. che ha voluto dargli fiducia.

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