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9/10

O Ornitólogo regia di João Pedro Rodrigues

Drammatico
recensione di Fulvia Massimi

Vittima di un incidente tra le rapide nel Nord del Portogallo, l’ornitologo Fernando (Paul Hamy) viene salvato da due turiste cinesi (Han Wen, Chan Suan), ma è solo l’inizio di una stravagante odissea che sembra ricordare la vita di Sant’Antonio da Lisbona/Padova.

Vincitore del premio per la miglior regia a Locarno 2016 (dove gareggiava per il Pardo d’oro), O Ornitólogo  del portoghese João Pedro Rodrigues arriva via TIFF al Festival du Nouveau Cinéma di Montreal nella sezione Les Incontournables – I grandi nomi del cinema internazionale, ma forse non avrebbe sfigurato per ermetismo e visionarietà nella selezione sempre più eccentrica e provocatoria di Temps Ø.

Esponente di punta del Cinema Nuovo portoghese così come del cinema queer internazionale fin dal debutto al lungometraggio con O Fantasma (2000), Rodrigues porta in scena la sua opera forse più complessa, un’agiografia sui generis che ricolloca i simbolismi della cristianità medievale nella contemporaneità naturale e onirica del Bussaco portoghese.

Incarnata dalla virilità imponente e tormentata del modello e attore francese Paul Hamy—la cui nudità viene colta con voyeurismo erotico dallo sguardo queer della macchina da presa—l’epopea del santo-ornitologo si snoda attraverso 118 minuti di progressiva discesa verso l’assurdo ed il trascendentale. Fotografato con immacolata precisione da Rui Poças e praticamente muto se non per i dialoghi sporadici e le scarne interazioni telefoniche tra Fernando e il compagno Sergio, il film di Rodrigues si apre con una lunga sequenza di osservazione ornitologica che sconfina nel documentario naturalistico ma che sottolinea anche il carattere destabilizzante dell’impianto registico.

La gerarchia di potere scopofilo viene infatti ribaltata da Rodrigues e dall’oculato montaggio del francese Raphaël Lefèvre, che non solo affida allo sguardo inquisitore del volatile la facoltà di dominare letteralmente il protagonista (spesso inquadrato in bird’s eye view), ma gioca anche con la percezione spettatoriale dell’identità mutante di Fernando/Antonio. Il carattere ambiguo della soggettività del personaggio si palesa con chiarezza solamente nelle battute finali del film, in cui la trasformazione da ornitologo a santo si compie attraverso la rinuncia di Fernando al proprio Io corrotto (la distruzione delle impronte digitali e della carta d’identità come distruzione del Sé) e la sostituzione diegetica di Hamy con il filmmaker stesso nel ruolo di Sant’Antonio.

L’impenetrabilità semantica della sceneggiatura scritta dallo stesso Rodrigues ammanta O Ornitólogo di un velo di Maya densissimo e quasi imperscrutabile, attraverso cui è possibile cogliere brandelli di sensazione ma non necessariamente di senso. Come già O Fantasma, di cui recupera la dicitura del titolo, il quinto film di Rodrigues diventa allora un’odissea surreale, una fantasmagoria sospesa tra il sacro e il profano, una peregrinazione tra le diverse declinazioni dell’erotico e del metafisico, che non si snodano più nella modernità urbana ma che trovano il loro esatto corrispettivo nella natura ostile e sublime della Serra portoghese nel cammino spirituale verso Santiago de Compostela.

Con piglio estetico e allegorico d’influenza pasoliniana, l’iconografia del santo francescano emerge dal film di Rodrigues attraverso quadri insieme bucolici e sadici che si rifanno alle radici profonde e primordiali del cattolicesimo portoghese (l’amplesso-omicidio di Jesus/Xelo Cagiaio, l’incontro mistico con le amazzoni latinofone e la presenza conturbante dei rituali carnevaleschi pre-Cristiani dei Caretos portoghesi). La complessità simbolica della messa in scena si offre a molteplici letture, e laddove potrebbe essere motivata razionalmente dalla sospensione del trattamento farmacologico cui Fernando dovrebbe sottoporsi quotidianamente, essa rimanda anche a livello meno mondano e più metafisico al desiderio del protagonista (e del santo che è in lui) di spogliarsi di Sé per diventare Altro.

Definito a ragione dal Boyd van Hoeij di Hollywood Reporter, “un gioiello del cinema indipendente,” O Ornitólogo consacra l’opera di Rodrigues alla posterità, siglando uno dei picchi più alti nella carriera di un regista che, come il collega e connazionale Miguel Gomes, si distingue per la finezza della sperimentazione visiva, l’intensità dell’indagine umana, e l’audacia della rappresentazione perturbante della sessualità queer.

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