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5/10

The Double regia di MICHAEL BRANDT

Thriller
recensione di Alessio Colangelo

L'omicidio di un senatore costringe gli agenti Paul Sgepherdson e Geary ad una difficile ricerca di un assassino sovietico conosciuto con il nome in codice di Cassius...

"La colpa, caro Bruto, non e' nelle stelle, ma in noi stessi, perché' siamo dei servi",

(Shakespeare, Giulio Cesare)

 Chi è Cassius? Questa è la domanda che incessantemente lo spettatore si porrà davanti a questo film dove l’identità di questo pericoloso criminale russo verrà attribuita, a seconda del momento, al vecchio agente della CIA Paul Shepherdson (Richard Gere), ad un russo o all’assistente di Paul, l’agente Geary. Senza neanche troppo sforzo si capisce  che Geary è Cassius, anche se il film fa di tutto per farti credere persino che tu stesso sia Cassius. Un inizio da film di spionaggio con tanto di agenti segreti russi, dell’ FBI, della CIA e un finale semplice come una puntata di Dexter rendono questo film un po’ ingenuo, forse complice di questa mancanza di idee il fatto che è il film d’esordio di Michael Brandt, già sceneggiatore di “Wanted” e di “Quel Treno per Yuma”.

La regia è molto semplice e scolastica: primi piani, campi controcampi, ombre e luci, non immettono nulla di significativo nella diegesi, restano come ornamento passivo nella vicenda. La trama già conosciuta fino alla noia è il solito Good Cop/Bad Cop celato sotto un (fasullo?) sdoppiamento di personalità. In realtà Paul deve fare i conti con il suo passato, con la sua famiglia uccisa da un criminale russo sintetizzata in un inquadratura che me ne ha ricordata una identica in Shutter Island. Qui manca tutta la parte psicologica di un thriller, ma resta fuoricampo anche la componente d’azione che viene messa in scena banalmente negli inseguimenti a piedi o quelli in macchina.

Su Richard Gere c’è da dire poco, è sempre lui, stessa faccia, stesso impermeabile, stesso Gere che interpreta sempre se stesso, quasi che il film fosse un unico freeze frame delle singole azioni di Gere. 

The Double è un film che non aggiunge nulla di nuovo, che a tratti riesce anche a farti staccare l’attenzione perché si concentra troppo sullo stesso personaggio: Cassio.

Una volta si facevano film che tenevano lo spettatore col fiato sospeso vedi L’infernale Quinlan o SpellBound, oggi si fanno film che ti fanno dire “ma chi se ne importa di chi sia Cassio, tanto so già che alla fine i cattivi si salvano sempre”. Non stiamo finendo per diventare un po’ scontati? 

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