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6/10

Genius regia di Michael Grandage

Drammatico
recensione di Eva Cabras & Claudia Mastro

Alla fine degli anni '20, l'incontro tra lo scrittore Thomas Wolfe e l'editore Max Perkins cambia il volto della letteratura americana, ma avvia anche il dibattito sul fondamentale ruolo dell'editing. Michael Grandage dirige Colin Firth e Jude Law in un accurato e coinvolgente ritratto di artista che oscilla tra genio e tormento.

Eva Cabras (Voto 7):

Dietro a un grande scrittore c'è molto spesso un grande editor, un professionista dalla sconfinata sensibilità letteraria che accompagna l'autore verso il perfezionamento della propria opera. Chi è quindi il vero genio, lo scrittore o l'editor? Michael Grandage si interroga sul ruolo dell'editore nella storia letteraria americana mettendo in scena il rapporto tra Max Perkins e Thomas Wolfe, partendo dal primo sì ricevuto dall'autore presso la casa editrice Scribner's Son, orgogliosa sostenitrice di pilastri come Francis Scott Fitzgerald ed Ernest Hemingway. Dopo una lunga schiera di rifuti, Wolfe sorprende Perkins con la sua prima opera, potente ed evocativa quanto mastodontica e disordinata, al pari del fiume incessante di parole che affollano la mente e la pagina dello scrittore. Grazie alla pazienza e all'esperienza di Max, Thomas pubblica e suscita nel pubblico mondiale un interesse clamoroso, sufficiente a permettergli di iniziare a lavorare al secondo libro e a indossare comodamente la definizione di genio.

La riflessione sulla natura delle genialità assume in Genius un carattere bifronte, poiché deve far fronte a due diversi tipi di genio. Da una parte c'è il talento magmatico di Wolfe, irruento, incontenibile e selvaggio, mentre dall'altra c'è l'occhio attento dell'editore, vigile, funzionale e analitivo. Dall'incontro tra i due protagonisti nasce una sinergia unica, capace di imbrigliare e limare le pecche di una mente creativa febbrile, scolpendo le parole come farebbe un incisore. La diametrale natura di Thomas e Max è anche ciò che li unisce e rende coinvolgente la loro storia, basata sul libro di A. Scott Berg "Max Perkins: Editor of Genius". La caratterizzazione dei personaggi è netta e per la quasi totalità del film mette in scena due colleghi e amici tanto diversi quanto complementari. Splendidi dialoghi e letture dalle opere di Wolfe partecipano a rendere ottima la sceneggiatura, mentra nella messa in scena arrivano le prime note stonate. Colin Firth e Jude Law hanno dalla loro grandi capacità interpretative, ma è la mancanza di sfumature nei personaggi e rendere il tutto a tratti too much. Possibile che Max Perkins indossi il cappello anche quando cena con la famiglia? Quando lavora? Quando va al pub? Una sola inquadratura lo vede a capo scoperto e non saprei ricordare neanche qual'è, il che significa che non è stata particolarmente sorprendente. I modi mansueti e casti di Max cozzano immediatamente con il libertinaggio e la sfrontatezza di Thomas, anch'esso rinchiuso nel suo immutabile loop, stessi capelli, stessi abiti, stessi movimenti nel corso degli anni.

Mentre l'estremizzazione della fotografia raggiunge risultati eccellenti con la sua saturazione su tinte seppia, livide e opache, la radicale scelta di fossilizzare gli stili recitativi dei due attori protagonisti assume alla lunga un che di ripetitivo. Nonostante alcuni elementi di Genius siano forse sfuggiti di mano a Michael Grandage, il film nel complesso rimane solido, commovente e intellettualmente stimolante, soprattutto per l'approfondimento di una professione fondamentale in ambito letterario come quella dell'editore. Ben oltre la semplice correzione delle bozze, l'editor ha talvolta il potere di rendere immortale qualcosa che sarebbe stato solamente interessante, sfiorando continuamente il confine tra supporto e manomissione.

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Claudia Mastro (Voto 5):

Forse il film Genius è troppo attaccato al mondo che racconta - quello letterario - per operare una vera e propria trasgrimazione cinematografica. Basti pensare all'inizio: Genius viene presentato con la frase in sovraimpressione "una storia vera", e già questo, non è vero. Nel 2016 cinematografico - anche se questo film è stato girato e completato ben 2 anni fa - si sta virando di nuovo sulla raccolta a piene mani da fatti veri, ma a differenza del glorioso biennio 2011-2013 dove il "based on a true facts" ebbe forse il suo apice di sempre (agli oscar 2013 tutti i candidati a miglior film erano basati su sceneggiature di non -fiction)  questi nuovi "fatti veri" lo sono solo nell'apparenza, forse neanche nelle intenzioni: non sono solo i modi della relazione Wolfe-Perkins, qui non prescrutabili, a sembrare esagerati, troppo corposi e quando credibili effettivamenti non degni di un film (e tralasciamo la decisione di chiamare tom Wolfe un genio) ma proprio i tempi storici scanditi dal film, gli incontri ad essere palesamente non-veri.

Prendiamo il suicidio dell amante-mantenitrice più vecchia di Wolfe  di 18 anni, Aline (Nicole Kidman ha o sembra avere 18 anni più di Jude Law?): nella vita reale fu un momento tragicomico, una sorta di "finta" sgamata da un farmacista che contò le pillole nel blister una per una e poi constatò con un rapido giro di chiamate che era il numero della confezione integra, nel film invece Wolfe salva la sua amante depressa da morte sicura e ci torna pure insieme.

Ma questo non è nulla, letteralmente. Non è certo il fatto che la "storia vera" di Genius non sia poì così vera il problema numero uno del film. Neanche il decimo. E' che é fondamentalmente un film sui passaggi dell'editing di un libro, per di più trattati con una gravità esagerata.

Forse c'è un motivo, a parte il suo stile di vita distruttivo (quale letterato non lo ebbe?) per cui Wolfe non divenne il nuovo grande autore americano (tesi del film) e forse ce n'è anche un altro se di film sul montaggio e ritaglio di un libro che non ha proprio fatto la storia della letterattura non c'è proprio una richiesta eccelsa. Grandage sembra ignorare questi due fatti, ma l'unica storia vera è questa.

Con film sulla scrivania come questo, la partecipazione di Jude Law (per'altro pessimo e troppo vecchio per la parte del Wolfe) alla seconda stagione de The Young Pope é assicurata.

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