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5/10

Annie Parker regia di Steven Bernstein

Drammatico
recensione di Fabio Secchi Frau

  Annie Parker vede la madre morire di cancro al seno quando è ancora bambina. Sfortunatamente, una volta diventata una donna, anche Annie scopre di essere affetta dallo stesso male ma, decisa a non subire lo stato di apatia della malattia, spinge se stessa a comprendere ciò che la affligge, anche da un punto di vista scientifico e, con l'aiuto di chi ha intorno a trovare, forse, una possibile cura.

 

   Un buon film sul tumore al seno, perché nella valanga di pellicole che trattano di tumori, pochissimi (bisogna ammetterlo) affrontano il tema di questa particolare neoplasia.

  Il biopic su Annie Parker racconta di come una semplice casalinga (Annie Parker, per l’appunto, qui fra l’altro ben interpretata da una ahimè fin troppo sottovalutata Samantha Morton… forse però errato affibbiarle la voce di Jasmine Laurenti) abbia quasi scoperto da sola la cura per il cancro. Il primo difetto del film è che la sceneggiatura investe il personaggio, forse in maniera troppo eccessiva, di un immediato alone da Wonder Woman. È come se, già all’inizio del film, noi sapessimo che Annie Parker, nonostante tutti i suoi problemi familiari, nonostante gli altrettanto gravi problemi di salute, se la caverà, sopravvivrà e supererà ogni ostacolo. Umanamente, si tratterà pure di una donna fortificata nello spirito (non lo metto in dubbio) ma, c’è come una totale mancanza di vere debolezze che rende difficile un’eventuale immedesimazione in una spettatrice tipo. Annie Parker piange quando deve piangere, Annie Parker si arrabbia quando deve arrabbiarsi, Annie Parker ha paura quando anche noi avremo paura, ma tutte queste emozioni non vengono realmente amplificate nel suo personaggio (che non attraversa, in tutto l’arco temporale che il film prende in considerazione, un vero, proprio e lungo percorso di evoluzione umana e culturale… perché non basta la voce over a spiegarci i cambiamenti, bisogna mostraceli attraverso immagini esemplificatrici, e questo Steven Bernstein non lo fa!), mentre invece tutte le vicende che riguardano lei e le sue scelte si ripercuotono melodrammaticamente sul resto dei personaggi che le ruotano intorno.

  Non mancano i momenti divertenti e ironici che definiscono la leggerezza della pellicola ben equilibrando le esperienze drammatiche ma, tutto questo non basta a fare di Annie Parker un bel film che, in maniera complessa, seria ed esauriente descrive la vita di questa grande donna ancora vivente.

  Purtroppo, c’è da dire che non giova la recitazione di Aaron Paul. Il seppur gradevolissimo attore, diventato celebre con Breaking Bad, perde tutta la sua potenza espressiva in un personaggio superficiale e fortemente ridicolo.

  Se il film vuole essere un incoraggiamento a chi si trova nel bel mezzo del guado e vuole trovare una musa ispiratrice prendetelo in considerazione ma, se vuole essere il tributo a una donna, passate oltre.

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