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9/10

Locke regia di Steven Knight

Drammatico
recensione di Giulia Bramati

Ivan Locke sta viaggiando in autostrada verso Londra, dove una donna con cui ha trascorso una notte sta partorendo il loro bambino. Durante il tragitto decide di informare sua moglie della situazione e si trova al contempo a dover gestire un importante impegno di lavoro.

Una straordinaria immersione nella vita di un uomo che, in poco più di un'ora, distrugge tutto ciò che aveva costruito con tanta pazienza negli anni. Locke, il nuovo bizzarro e meraviglioso film di Steven Knight, giunto ormai alla sua seconda regia dopo Redemption - Identità nascoste (2013), racconta in tempo reale la presa di coscienza di Ivan Locke del suo fallimento come uomo, ma al contempo mostra la sua grande ambizione di riscatto e la speranza di poter risolvere le diverse situazioni, assumendosi le sue responsabilità.

Girato interamente in notturno all'interno di un'automobile in corsa su un'autostrada diretta a Londra, il film vanta una sceneggiatura equilibrata, scorrevole ed originale, scritta da Knight stesso, che regala all'opera un ritmo perfetto. Un solo personaggio è visibile negli 85 minuti della pellicola ed ha il volto di Tom Hardy, che offre un'ottima interpretazione per un ruolo non certo facile: l'attore è infatti sempre in scena da solo e si trova ad interagire con gli altri personaggi solo telefonicamente.

Ivan Locke lascia un importante impegno lavorativo per raggiungere all'ospedale una donna che sta partorendo un figlio concepito insieme a lui. Durante il viaggio verso Londra, si trova dunque a dover rivelare per telefono alla moglie il suo tradimento e l'imminente nascita del bambino illegittimo. Nel frattempo, il suo capo, furibondo per l'assenza ingiustificata sul lavoro, lo licenzia. Ivan decide di mantenere comunque il controllo dell'operazione di colata di calcestruzzo di cui si sarebbe dovuto occupare, gestendo anch'essa telefonicamente.

Allo shock della moglie tradita e al panico del collega rimasto solo sul luogo di lavoro, si aggiunge l'irrequietezza della partoriente, che attende con ansia l'arrivo dell'uomo che dice di amare, nonostante abbia trascorso con lui una sola notte. A tutto ciò si contrappone l'estrema calma di Ivan, che non perde mai la speranza di poter porre rimedio ad ogni problema. Egli è convinto che la colata di calcestruzzo avverrà senza ostacoli, che sua moglie perdonerà il suo errore e che il suo bambino avrà un padre presente nonostante la difficile situazione. È insomma sicuro che le solide fondamenta della sua vita non cederanno e che questi problemi siano solo delle piccole crepe. Non è casuale la scelta di Knight di attribuire a Ivan il mestiere di costruttore, deliziosa metafora assolutamente appropriata al soggetto. Il protagonista ha passato infatti la vita a costruire case e rapporti che vengono meno a causa di una goliardica notte con una sconosciuta. E il regista sceglie anche di mostrare la presa di coscienza di questa situazione proprio pochi minuti prima della nascita del bambino. Ivan decide di informare della situazione la moglie all'ultimo momento e per telefono, dimostrandosi incapace di comprendere i sentimenti della donna, sicuro di poter salvare il rapporto. Ma egli non comprende la fragilità delle costruzioni della sua vita e al termine del film sembra vicino al totale fallimento.

Spesso Ivan si rivolge ad un interlocutore immaginario, il padre che lo abbandonò da bambino e che si fece vivo solo poco tempo prima della sua morte. Il protagonista sottolinea la diversità comportamentale dei due: egli non lascerà suo figlio e si assumerà la responsabilità di padre. Locke non teme le conseguenze di questa situazione, perché è certo di poter riscattare l'errore di suo padre.

Questa splendida pellicola avrebbe certo meritato un riconoscimento al Festival del Cinema di Venezia, dove è purtroppo stata presentata fuori concorso.

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alexmn 7/10

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