V Video

R Recensione

7/10

Una promessa regia di Patrice Leconte

Romantico
recensione di Fabio Secchi Frau

Nella Germania dei primi Anni Dieci, il giovane laureato in chimica siderurgica, Friedrich, trova lavoro nelle aziende del magnate Hoffmeister. Preso in simpatia dall'uomo e diventato rapidamente il suo braccio destro, di fronte a un peggioramento della salute del suo datore di lavoro (e amico) decide di trasferirsi in casa sua per agevolargli il lavoro. Lì incontrerà la giovane moglie dell'uomo, Charlotte, della quale si innamorerà perdutamente e corrisposto.

   Amare significa lasciare che l’altro/a viva sino in fondo.

  Quante volte lo abbiamo sentito dire? Pochi però lo mettono in pratica per via del costo troppo alto da pagare, ovvero, la rinuncia.

  Perché questa frase significa offrire a chi amiamo la massima libertà. Il film di Patrice Leconte affronta proprio questo tema (e molti altri a esso collegati) partendo dal romanzo omonimo di quel gran scrittore che era Stefan Zweig (suo il bellissimo “Lettera di una sconosciuta”, che vi consiglio caldamente di leggere e dal quale Max Ophüls trasse l’omonimo film del 1948 con Joan Fontaine). 

  Cominciamo col dire che l’occhio del regista francese verso questa storia d’amore è puramente clinico, cognitivo e si fa più ossessivo lì dove ci si avvicina a eventi traumatici per la vita dei protagonisti come l’abbandono, le parole dette e non dette in una discussione, il fronteggiare della sofferenza, la guerra e la conseguente perdita dell’amore.

  Leconte apre una riflessione a partire dal concetto di idealizzazione dell’amore, sottolineandone sempre gli aspetti più veritieri.

  Friedrich e Charlotte non mentono a loro stessi e non sanciscono promesse che non possono mantenere. Sperano nel nuovo e nella felicità ma, non hanno alcuna intenzione di ricorrere alla menzogna per arrivarci e costringono le loro rispettive esistenze ad attendere “il tempo”, a volte affannosamente (con il presupposto che in futuro si possa stare uniti) e a volte mettendo prima la piena realizzazione di se stessi a quella di una vita in comune.

  La sceneggiatura, in questo senso, mostra la dinamica compulsiva di un tempo che è molto lontano dal nostro. Un tempo in cui si creavano trappole di felicità diverse dalle nostre e dove gli innamorati si vincolavano in una credenza sociale, secondo la quale l’amore non è solo riversato in ciò che si è, ma è anche in ciò che viene rinviato, in ciò che ancora non si possiede. Ed è proprio qui che il romanzo e quindi anche il film Una promessa trovano il principio del loro funzionamento: non colmare i bisogni, ma trasfigurarli in pseudo-desideri possibili da soddisfare nel domani, quando le cose saranno diverse.

  Gli interpreti (Rebecca Hall e Richard Madden) offrono il meglio della loro recitazione, rappresentando in maniera equilibrata quel legame che, paradossalmente, potrebbe essere un ostacolo all’affermazione incontrastata del loro amore e, come in molti, tanti, film ambientati in quest’epoca, la potenza erotica del sentimento, la sua manifestazione di Eros, resiste nel tempo ed è vincolata unicamente attraverso alcuni gesti quotidiani, sguardi, attenzioni, vicinanze.

  La fotografia e la scenografia aumentano il senso di abbandono. La prima esiste con timidezza e così prosegue lungo tutto il film, mentre la seconda aumenta il senso di vuoto.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo film. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.