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5/10

La ragazza dei miei sogni regia di Saverio Di Biagio

Fantasy
recensione di Leda Mariani

P. (Primo Reggiani) è un giovane trentenne triste e insoddisfatto. Molte le situazioni che hanno condizionato pesantemente la sua vita e che gli impediscono di esistere come vorrebbe: la morte dei genitori, l’asettica redazione giornalistica in cui lavora, Mario (Marco Rossetti), il suo coinquilino, tanto spigliato quanto superficiale, Margherita (Chiara Gensini), la ragazza di cui è invaghito ed alla quale non riesce a dichiararsi. Un giorno P. conosce Sofia (Miriam Giovanelli), bella, intrigante, e somigliante alla ragazza che sognava tutte le notti; tra i due esplode un sentimento incontenibile ed egli sembra finalmente felice. Nel frattempo P. incontra, dopo anni, un suo vecchio amico del liceo, Alessandro (Nicolas Vaporidis), brillante consulente informatico di giorno e scatenato musicista elettronico di notte, che gli apre le porte di un mondo fantastico e segreto e che finirà per metterlo in guardia dalla dolce Sofia, di cui P. si è innamorato.  Al protagonista si rivelerà gradualmente un mondo di cui ignorava l’esistenza, che lo costringerà a grandi sacrifici per sopravvivere e a cambiare completamente la sua visione della vita e dell’amore. Attraverso un mondo pieno di retroscena misteriosi, P. scoprirà che incanto e magia possono avere molti significati, mentre amare può voler dire morire.

Almeno si riscoprono i generi, naturalmente declinati “all’italiana”.

<<L’incanto è ovunque: per le strade, tra la gente, devi solo imparare a guardare >>, perché dietro a ciò che vediamo tutti i giorni, si nascondono significati inattesi e nulla è ciò che sembra. Questo in pratica il “motto” del Fantasy Urbano tratto dall’omonimo libro di Francesco Dimitri (ed. Gorgoyle 2007) - definito una delle voci più significative dell’ultima generazione della saggistica e de fantastico europei -, di cui di certo si possono apprezzare le ambientazioni, nella Bari bella e conturbante che conosciamo. In questo caso l’immagine iconica di una città dalla solarità tipica, netta e potente, viene quasi annullata dalle riprese prevalentemente notturne o al chiuso, che ridisegnano una metropoli elegante, ma anche popolare: accesa e aperta verso il mare, tanto quanto cupa e misteriosa nei suoi viottoli interni.

Il film è stato presentato in anteprima nazionale come film d’apertura del Bif&st 2017 (Bari International Film Festival) il 22 aprile, per la sezione Eventi Speciali Fuori Concorso, ed è in concorso in anteprima internazionale al 50° Houston WorldFest. Francesco Dimitri firma anche la sceneggiatura, e la pellicola è prodotta da Corrado Azzollini per Draka Production, distribuita da Draka Distribution e diretta da Saverio Di Biagio (Qualche nuvola). Nella recitazione, che vede coinvolti come protagonisti Primo Reggiani (Baciami ancora, Universitari), Miriam Giovanelli (Gli sfiorati, Dracula 3D), Nicolas Vaporidis (Maschi contro femmine, Notte prima degli esami), Chiara Gensini (Tutto molto bello, La sindrome di Antonio) e Marco Rossetti (R.I.S., Nomi e cognomi), spicca un Vaporidis più maturo, e adatto all’affascinante ruolo esoterico.

La ragazza dei miei sogni non abbraccia la tipica linea del Fantastico Americano, ma ricorda piuttosto, nella gestione dello svolgimento narrativo, i Fantasy d’animazione giapponese: potrebbe benissimo essere un Anime, per intenderci, nel ritmo e nelle forme narrative. Non predilige quindi la spettacolarità degli effetti, quanto più lo sviluppo dell’intrigo, concentrandosi sul potere di seduzione dell’ambiguità e del mistero, che alimentano l’intera narrazione. Il film descrive un singolare mondo gotico, a tratti inquietante e fantastico (con qualcosa che ricorda anche il Lynch di Mulholland Drive e di Twin Peaks, anche se “all’italiana”), in cui un “incanto” indescrivibile ed osceno, scorre come linfa, come un’impressione, celato sotto la superficie delle apparenze. E fa emergere l’aspetto religioso-esoterico e di superstizione del luogo e del Sud Italia in generale, ridipingendo una Bari che si snoda tra mare e street art, tra ambientazioni noir e scorci urbani fatti di traffico e rumore: la realtà contemporanea si carica di simbologie proprie di una cultura antica e leggendaria, le parole e i gesti diventano rito e ciò che è, non è più ciò che sembra.

Questi gli elementi più interessanti di un film molto curato, soprattutto dal punto di vista fotografico, anche grazie alla preziosa collaborazione del DoP Francesco di Giacomo, dalla trama di certo originale, ma che non si chiude perfettamente, deludendo, e dalla regia incerta.

Attori che hanno tutti alle spalle un curriculum d’eccezione (basta pensare a Remo Girone, o Nicola Nocella), ne emergono con una recitazione non eccezionale, che rovina la sceneggiatura. È vero che molti di loro lavorano per lo più per la televisione, ma com’è possibile che i migliori, a livello interpretativo, risultino Vaporidis e Jessica Paglialunga (al suo esordio), nel ruolo di Cam?!

Una regia insicura, condotta in maniera incerta ed incespicante, intacca tutto. La colonna sonora, composta da Alfonso Corace, è molto interessante, ma troppo ingombrante. Il ritmo del film è incostante, emergono lacune narrative ovunque, che più che apparire come mistero, sembrano proprio salti di passaggi, ed il film ne esce freddino, lasciandoci incapaci di entrare in empatia con i personaggi della storia. Peccato, perché il soggetto era davvero originale, “sui generis”, e ci vorrebbero più film di genere, o comunque coraggiosi e non convenzionali in Italia in questo momento, che esplorino anche nuove possibilità espressive e soggetti alternativi a quelli a cui siamo abituati. Purtroppo però, l’intreccio tra una sceneggiatura molto particolare e ricca e una regia troppo acerba e disturbata da un taglio quasi televisivo, non ha funzionato.

Alla Draka, Production e Distribution, il merito e il vantaggio di far tutto da sé, riuscendo in qualche modo ad osare e a sperimentare, senza dover chiudere i suoi creativi slanci in un cassetto.

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