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7/10

Parigi può attendere regia di Eleanor Coppola

Commedia
recensione di Leda Mariani

Anne ha un marito distratto e una vita in secondo piano rispetto a quella di Michael, produttore hollywoodiano di passaggio a Cannes e diretto a Budapest, per sopraggiunto impegno. Anne decide diversamente, complice un brutto mal di orecchie, congeda il consorte e sceglie Parigi. Jacques, partner francese e charmant di Michael, si offre di accompagnarla nel viaggio a bordo della sua vecchia Peugeot, una decappottabile blu come la riviera francese. Tra soste e picnic, formaggi e crème brûlée, ammiccamenti e grandi sorrisi, Anne e Jacques rimandano la destinazione e trovano soddisfazione nelle soste. È vero, Parigi può attendere, e durante il viaggio nella magnifica Provenza in fiore, la romantic comedy di Eleanor Coppola, moglie di Francis, le permette di guardarsi intorno, assimilare i luoghi esotici e sublimare il suo tempo coniugale. Perfetto per ricordare ad intelligenti donne mature, che la vita non finisce a cinquant’anni.

I piccoli incontri della vita, con un tocco leggero leggero.

Film molto leggero e piacevole, Parigi può attendere è un road movie che presta fede ai tempi dei suoi protagonisti e di un auto vintage lanciata sulla strada e pronta a varcare la frontiera, ambigua linea di arrivo e di rinascita di una donna. Anne, magnificamente interpretata da una Diane Lane in grande forma (nonché sempre elegantissima), è un bel personaggio femminile, formato e solido, che emerge con gradevolezza dalle reazioni agli stimoli che il suo sedicente ed appartenente spensierato accompagnatore le propone, mostrandole tutte le bellezze estetiche ed enogastronomiche del Sud della Francia (in un bell’omaggio alla Provenza, nel suo insieme, e alla via che la collega ad Avignone, Lione e dunque Parigi).

Una di quelle storie facili che ogni tanto occorre vedere solo perché fanno bene all’anima. Non c’è particolare approfondimento e sinceramente non avrei inserito il momento forzatamente drammatico e molto “americano” all’interno della chiesa, che sembra un po’ buttato lì solo per creare contrasto. Il film comunque restituisce nel suo insieme un effetto di quiete e di realismo, calcando la mano su riprese sporche, collage fotografici, e rimandi dal pensiero alla visualizzazione di citazioni pittoriche e narrative, sempre legate al contesto geografico.

Anne è un personaggio femminile concreto e sfumato, che si risolve intorno al sorriso radioso della sua interprete mentre guarda in macchina, ed addenta un cioccolatino con la consapevolezza senza filtri di sé stessa, del proprio essere nel mondo e dei propri desideri (e questa è dal mio punto di vista la scena più potente del film). Arnaud Viard, vecchio cuore impenitente, resta fuori dal letto, Alec Baldwin, coniuge autoreferenziale, rimane fuori campo, e la storia rientra in quel verosimile ordine delle cose, per cui nella vita ogni tanto si fanno questi piacevoli incontri “miracolosi”, che nel dialogo con sconosciuti (o quasi), ci lasciano intuire la giusta direzione, chi siamo, o di cosa abbiamo bisogno in quel momento della nostra esistenza.

Da vedere quando si è un po’ giù, o quando si ha voglia di nuovi inizi, lasciandosi suggestionare e viziare da luoghi indubbiamente seducenti. Tocco decisamente femminile in tutto, ed eleganza nello sguardo e nell’espressione dei sentimenti, che mantengono un voluto distacco dallo spettatore.

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