R Recensione

6/10

Adaline - L'Eterna Giovinezza regia di Lee Toland Krieger

Drammatico
recensione di Elena Rimondo

San Francisco, anni Trenta. Adaline Bowman, un marito e una figlia, sopravvive ad un incidente stradale così insolito che il suo processo d’invecchiamento si arresta. Adaline attraversa i decenni restando ferma all’età di 32 anni, ma l’eterna giovinezza, più che una benedizione, si rivela un fardello che la condanna ad una vita (eterna) di menzogne, fughe e solitudine.

Adaline è, all’apparenza, la persona più fortunata del mondo: il curioso incidente stradale di cui è stata vittima le procura non solo la vita eterna, ma anche l’eterna giovinezza. C’è gente che ha venduto l’anima al diavolo per avere in cambio questi due preziosissimi doni, ma questo non è il caso di Adaline. Al contrario di Dorian Grey, la protagonista del film di Krieger si è ritrovata bloccata all’età di 32 anni involontariamente; per di più, si accorge ben presto che il suo dono la espone a pericoli non da poco. La sua perfetta forma fisica e la totale assenza di rughe cominciano a suscitare, più che l’invidia delle coetanee, i sospetti delle autorità, che iniziano a darle la caccia per usarla come cavia. Da quel momento in poi, Adaline sarà costretta a cambiare alloggio, aspetto e lavoro ogni dieci anni; nel frattempo, la figlia diventa grande e inizia ad invecchiare, mentre la madre rimane eternamente giovane. Questo paradosso mette in luce l’aspetto più malinconico della storia, la cui morale è ben chiara: se, da che mondo è mondo, l’uomo invecchia e muore, qualcosa vorrà pur dire. La prima conseguenza della liberazione definitiva dalla morte è il veder invecchiare attorno a sé i propri figli e le altre persone care. È per questo che l’happy end prevede non solo che Adaline riesca finalmente a conquistare l’amore, ma anche ad invecchiare insieme alla persona amata. In un momento di sconforto, Adaline confessa alla figlia che l’amore, senza la possibilità di invecchiare insieme, è solo sofferenza. Al che non può non venire in mente la straziante e impossibile storia d’amore tra Daisy e Benjamin Button, l’uomo che, nato vecchio, col passare degli anni ringiovanisce fino a morire da neonato.

Esiste però qualcosa di ancor più doloroso che vedere gli altri invecchiare, ed è assistere molte volte ad un trapasso. Adaline è costretta a rinunciare a tutti i legami affettivi per paura che il suo segreto venga scoperto, ma ha sempre un cane della stessa razza che la aspetta a casa. Ogni volta che un cane muore, Adaline lo sostituisce con uno uguale, come per crearsi l’illusione di avere accanto lo stesso cane da decenni. L’illusione però svanisce quando vede morire, si presume per l’ennesima volta, il cane tanto amato. In quel momento Adaline si rende conto del pericolo più serio che incombe su chi ha il dono della vita eterna, cioè la perdita della propria identità. Ciò che distingue Adaline da tutti gli altri è il peso insostenibile della storia che grava su di lei. Per lei gli anni ’60, la costruzione del Golden Gate, i presidenti americani del ‘900 non sono materia di studio o nozioni utili per vincere a Trivial Pursuit, ma parte della sua vita. Una vita che dura da troppo tempo, cosicché Adaline ricorre a filmati d’epoca per mantenere un legame con il suo sé passato, non avendo nessuno con cui condividere i ricordi.

Nonostante il film offra degli spunti di riflessione sul tema fin troppo attuale della ricerca spasmodica della giovinezza eterna, è lasciato allo spettatore (medio-alto) il compito di approfondire. Dopo un incipit promettente, il film cede alle lusinghe della moda, e borsette, cappottini, auto e pettinature d’epoca hanno la meglio sulle riflessioni filosofiche. Nuoce al film anche la scontata ma improbabile storia d’amore, che inizia con un dialogo in ascensore che è tutto un programma. Improbabile è soprattutto Harrison Ford nei panni di un astronomo in pensione, dato che l’aver interpretato Guerre Stellari non è una garanzia sufficiente di credibilità. Infine, improbabile è la macchinosa spiegazione pseudo-scientifica usata per spiegare l’arresto e la ripresa del processo d’invecchiamento all’inizio e alla fine del film.

In breve, un’occasione sprecata.        

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