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8/10

Dio Esiste E Vive A Bruxelles regia di Jaco Van Dormael

Commedia
recensione di Elena Rimondo

Dio esiste, vive a Bruxelles ed è un personaggio sadico, rozzo e arrogante. Sua figlia Ea (nonché sorella di Gesù) decide di vendicarsi delle angherie del padre mandando a tutta l’umanità un sms con scritto quanto tempo resta a ciascuno da vivere, suscitando così le ire del padre e le reazioni più disparate negli esseri umani. Ma l’obiettivo di Ea è anche scrivere il Nuovo Nuovo Testamento, così si mette alla ricerca di sei apostoli selezionati a caso dal database del padre.

Non poteva che venire dal Belgio, nazione rimasta per mesi senza governo, questo film così caustico e audace in cui non si mette in discussione l’esistenza di Dio, anzi. Come mette in chiaro il titolo italiano, che coincide con una delle prime battute del film, Dio esiste. Peccato che il grande orologiaio, il creatore di tutto, non sia altro che un mascalzone sadico e beone che passa le sue giornate davanti alla tv a guardare partite di football o al computer, dal quale governa le sorti di ogni singolo individuo. All’umanità creata “a sua immagine e somiglianza” (il che spiega molte cose) per sconfiggere la noia, questo Dio molto profano infligge ogni tipo di calamità e di sventura, ma sono gli altri membri della famiglia a fare per primi le spese del suo carattere arrogante e violento. La moglie, una buona donna con l’hobby del ricamo e la passione per il baseball, vive succube del marito e divide il peso della croce (per restare in tema) con la figlia Ea, la ribelle sorella di Gesù. Quest’ultima, intenzionata a vendicarsi delle angherie del padre, s’impossessa del suo computer e manda a tutti gli esseri umani in possesso di un cellulare un SMS che li informa di quanto tempo resta loro da vivere. E qui il film prende una piega decisamente filosofica, dato che la conoscenza della propria data di morte suscita le reazioni più disparate. C’è chi la prende con composta indifferenza; chi cerca di sfuggire, inutilmente, al proprio destino; chi cerca di vivere appieno il tempo che gli rimane. Ma la scena in cui la madre di un figlio Down scopre che lei morirà molto prima del figlio è di gran lunga la più terribile del film. Inoltre, quegli SMS così essenziali da essere lapidari sconvolgono non solo le singole coscienze, ma anche i rapporti umani. Cosa succede se una moglie trascurata dal marito si accorge che lui accoglie con sollievo la notizia che non le restano molti anni da vivere?

Le varie reazioni suscitate dal fatidico SMS sono rappresentate dai sei apostoli che Ea, per seguire le orme del fratello Gesù, ha deciso di raccogliere intorno a sé per scrivere il suo testamento, ovvero il Nuovo Nuovo Testamento (sarebbe questo, in realtà, il titolo originale del film). I sei, pescati a caso dal database del padre, non potrebbero essere più diversi tra loro, ma in comune hanno la profonda solitudine e l’insoddisfazione che caratterizzano le loro vite. Un po’ come Amélie Poulain, Ea si prodiga perché essi sfruttino al meglio il tempo che rimane loro da vivere e per tre di loro funge da moderno Cupido. In un certo senso, il film di Van Dormael è una commedia romantica che si conclude nel migliore dei modi (e dei mondi) possibili, ma il protagonista è quanto di meno politicamente corretto si possa immaginare. Benoît Poelvoorde interpreta magistralmente un Dio dalla malvagità meschina, antipatico e codardo, ripugnante e testardo. Esemplare, a riguardo, la scena in cui si presenta in una mensa per poveri allestita in una chiesa a Bruxelles e riesce a far perdere le staffe al prete più mansueto e devoto in circolazione. Il tono favolistico che caratterizza, in particolare, la seconda parte del film e il finale attenua la forte carica sovversiva, quasi ai limiti della blasfemia, dell’idea di fondo, senza però mai sconfinare nella sdolcinatezza, cosicché il risultato è un piccolo gioiello che ha tutte le premesse per diventare non solo un cult, per via dell’originalità e di certe trovate surreali, ma anche un classico per via delle numerose implicazioni filosofiche.

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Fabio 60 (ha votato 5 questo film) alle 15:12 del 3 marzo 2017 ha scritto:

Il cinema è un'esperienza soggettiva,perciò canto fuori dal coro e dico che personalmente non ho amato questo film, che mi è sembrato troppo grottesco e surreale. Il tema è altissimo e doveva essere trattato con più serietà. Non sono né bacchettone, né bigotto , ma la religione e Dio sono argomenti di teologia e non fenomeni da baraccone.