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7/10

Eastern Plays regia di Kamen Kalev

Drammatico
recensione di Francesco Carabelli

Due fratelli nella Sofia di oggi, due vite allo sbando alla ricerca di un cambiamento radicale, di una speranza che possa rendere la vita degna di essere vissuta. Un fatto di sangue segnerà queste esistenze dando ad entrambi motivo di cambiamento.

Passato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes nel 2009, il film opera del bulgaro Kamen Kalev è stato girato autofinanziandosi ed è stato completato grazie al sostegno di una casa di produzione svedese. Il regista bulgaro narra attraverso questo film, di cui firma anche la sceneggiatura, la storia di due fratelli, Christo (Itso) e Georgi, nella Sofia contemporanea.

Il primo, artista, ex drogato e sottoposto ad una cura di metadone, vive lavorando come verniciatore in una falegnameria dei sobborghi di Sofia. Conduce un’esistenza in cui un posto di rilievo hanno il fumo e l’alcool, “nuove droghe” che sopperiscono alle droghe di cui era precedentemente dipendente. Il più piccolo, Georgi, vive invece con il padre e la matrigna in un quartiere popolare della periferia degradata della capitale bulgara. Frequenta ancora le scuole superiori, ma passa la maggior parte del tempo davanti al computer o andando a zonzo con un gruppo neonazista. Sarà una delle azioni di questo gruppo a far rincontrare i fratelli, che si erano persi di vista. Tornando da una serata al ristorante Itso si imbatte nel gruppo che ha appena picchiato selvaggiamente una famiglia di turisti turchi e, tentando di prendere le difese di questi ultimi, si ritrova coinvolto nella rissa. I due fratelli hanno così un incontro-scontro a cui seguirà il giorno successivo una visita di Itso alla casa paterna ed il riavvicinamento ed il conseguente chiarimento tra i fratelli. La serata segnerà la vita di Itso anche per altri motivi, dato che inizierà a frequentare la famiglia di turisti turchi e si innamorerà della figlia, Isil, iniziando una relazione che alla fine lo porterà ad intraprendere un viaggio ad Instanbul.

Kalev si affida alla recitazione di molti attori professionisti, tra i quali la bella turca dagli occhi azzurri Saadet Aksoy, recentemente comparsa in Venuto al mondo di Sergio Castellitto, ma fa impersonare il protagonista Itso ad un non professionista, Christo Christov, suo amico, la cui vita ha effettivamente molti punti in comune con quella del personaggio che interpreta. Il film è dedicato alla memoria di Christov, essendo questi morto durante le riprese e ciò ha comportato anche la riscrittura del finale del film.

Analizzando il film ci accorgiamo come il regista insista molto sull’uso di inserti video , prendendo servizi televisivi o immagini da riprese da cellulari. Un'altra caratteristica del film è l’uso di riprese in movimento che accompagnano gli spostamenti di Itso. Le strade notturne in particolare sono ambiente privilegiato delle riprese del regista bulgaro, che è abile nel costruire degli intermezzi nel flusso della storia, regalandoci scorci della Sofia contemporanea che ci permettono di comprendere meglio l’ambientazione in cui gli eventi accadono: una città in cui il degrado dei quartieri popolari contrasta con il lusso dei quartieri più ricchi. Il commento extradiegetico è molto interessante, alternando musica rock contemporanea a pezzi di musica classica (in primis Bach) oltre a musiche composte appositamente dal compositore Jean-Paul Wall. Vi è spazio nel corso della narrazione anche per la riflessione religiosa, nel momento in cui Itso cerca di manifestare il proprio malessere interiore ad uno psichiatra e questi cerca di infondere speranza ad un uomo che è ormai giunto a considerarsi senza futuro, in un momento della sua vita in cui “vorrebbe essere cristallo”, ma si trova invece debole, invischiato nella dipendenza da sostanze chimiche per sopravvivere.

Il film è il primo lungometraggio del regista (che ha compiuto i suoi studi alla prestigiosa Femis di Parigi) ed è stato ricompensato con diversi premi internazionali. Possiamo notare la forte intensità delle riprese e sicuramente una solidità tecnica anche se forse manca quel di più di originalità che avrebbe reso il film ancor più degno di menzione.

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