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8/10

Il Portiere di Notte regia di Liliana Cavani

Drammatico
recensione di Francesco Carabelli

Il vecchio ufficale delle SS Max si è riciclato come portiere notturno in un albergo della capitale austriaca. La vita scorre tranquilla, nel tentativo di dimenticare il passato, ma un giorno il passato si materializza  in una giovane donna sua vittima che ora alberga nell'hotel.

La passionesi riaccenderà, ma inizieranno i guai per Max...

Vienna 1957, Max lavora come portiere notturno in un prestigioso hotel della città. Il suo è un ripiego, un modo per sfuggire alla visibilità pubblica, alla luce del giorno. Alle spalle un passato all’interno delle SS durante gli anni del Terzo Reich. Un segreto da custodire gelosamente assieme ai suoi vecchi camerati. Assieme si ritrovano di tanto in tanto delle sedute di psicanalisi nelle quali cercano di dimenticare quanto fatto e di cancellare tutte le tracce della loro compromissione, anche quelle viventi. Sulla strada di Max torna proprio una delle sue vittime, la vittima preferita, una giovane ebrea di nome Lucia, iniziata alla vita sessuale dal gerarca nazista.

Tra i due era sorta una complicità totale che solo gli eventi hanno compromesso. Ora Lucia è ospite dell’albergo ove Max lavora, accompagnata dal marito, direttore di orchestra. I due si riconoscono; c’è timore, quasi terrore negli occhi di Lucia: anche per lei il passato ritorna, qualcosa che l’ha trasformata completamente da ragazzina in donna, ma soprattutto ne ha cambiato l’identità morale, rendendola complice del male nazista. L’eros si presenta come l’unico modo per scappare, per evadere da questo male, per poter sublimare le pulsioni recondite scatenate dal nazismo.

La Cavani gioca molto sui flash-backs, inseriti che fungono da cesura e che mettono in immagini il passato in un’alternanza di passato e presente che ci dice che il passato è ancora vivo: nonostante la vittoria degli alleati, quelle persone coinvolte nel nazismo non hanno dimenticato e continuano a comportarsi come allora, vivono gli stessi sentimenti di allora, forse repressi. Prima di sradicare completamente il nazismo bisognerà che queste persone vengano meno o abbiano una conversione piena. L’amore da una chance in questo senso a Max che ritrova in Lucia un motivo di evasione, una ragione di vita diversa, ma pagherà con la propria vita questa scelta: lui e Lucia finiranno isolati nell’appartamento di lui, senza viveri, solo con il proprio amore, ma questo non basterà davanti al male che già aveva contaminato l’Europa degli anni ’30 e ’40.

Una pellicola molto curata da punto di vista della fotografia, delle ambientazioni e delle scenografie, con niente lasciato al caso, ma tutto passa in secondo piano di fronte alle prestazioni e all’affiatamento dei due attori principali Dirk Bogarde (che interpreta Max) e Charlotte Rampling ( che interpreta Lucia). Si vede in loro una dedizione totale al loro lavoro, un’identificazione  assoluta con i loro personaggi: senza alcun dubbio loro sono Max e Lucia. Indimenticabile il lungo piano sequenza dell’incontro tra Max e Lucia in camera di lei, anche per quel famoso pelo che rovina la pellicola.

La Cavani davanti alla bravura degli attori non osò far ripetere ulteriormente la scena visto che questi avevano dato tutto. Altra scena indimenticabile è quella della festa di carnevale in cui Lucia posa nuda con cappello da SS, cantando per i camerati. Qui vi è una predominanza del nero e del grigio, quasi a ripetere l’effetto del bianco e nero e simboleggiare il monocromatismo di un’ideologia. Ma di scene appassionanti ce ne sono molte e la Cavani ci permette di riflettere su un’ideologia in modo arguto, rivelandoci lati del nazismo ancora non studiati e che forse nascondono un male troppo profondo per essere altrimenti raccontato.

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Marco_Biasio (ha votato 9 questo film) alle 11:52 del 20 aprile 2012 ha scritto:

Un'indicibile tortura. Che aumenta, anzichè diminuire, con il passare dei minuti. Pochi sono riusciti ad indagare, senza retorica e con tale efficacia, una classica sindrome di Stoccolma. Festa di carnevale e finale i due momenti più alti.