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6/10

Sole alto regia di Dalibor Matanić

Drammatico
recensione di Alessandro Giovannini

1991, 2001, 2011: tre storie d'amore contrastato per riflettere sui conflitti etnici nei Balcani.

Girato in Dalmazia, Sole alto, ultima fatica del regista Dalibor Matanić, croato che ha esordito nel 2000 con The Cashier Wants to Go to the Seaside, ricorre alla stessa squadra di attori per ciascuno dei tre episodi di cui si compone, aventi per oggetto il sentimento che lega i due protagonisti: amore nel primo caso, attrazione nel secondo e rimpianto nel terzo. Ma l'innesco detonante delle tre passioni sta nella differenza etnica, croato lui e serba lei, con le conseguenze che questo comporta a seconda del contesto storico, bellico o post-bellico a seconda degli episodi. Posto che il mesaggio del film si può liquidare in una battuta (l'amore è universale al di là di qualunque differenza, che cade di fronte alle ragioni del cuore) ciò che conta è la tenerezza dello sguardo registico verso le tre coppie, nonchè di conseguenza le prove d'attori dei due protagonisti, entrambi poco più che ventenni, di cui Goran Marković rappresenta la prima prova importante, affiancato da una già brava e premiata Tihana Lazović. Il film vale più per loro che per la regia, la quale è stata tuttavia premiata a Cannes 2015, dove il film ha partecipato nella sezione Un Certain Regard. Il lavoro di direzione degli attori è senz'altro ottimo, meno quello di messinscena che a volte si percepisce essere un po' spartana, specie nel primo episodio, quando si deve misurare con una ricostruzione storica che risulta davvero troppo limitata. Molto meglio il segmento centrale, che si concentra totalmente sul singolare rapporto di attrazione/repulsione tra i due protagonisti e si gioca tutta in una sola location; qui vengono a galla le idee più brillanti, ed anche la scrittura si fa più sofisticata ed intrigante, nella messinscena di pulsioni contrastanti tutte giocate sull'equilibrio dei poteri, sul tentativo di mantere un rapporto di forza sull'altro nonostante la tentazione costante di abbandonarvisi. Il frammento conclusivo invece perde un po' di particolarità andando a raccontare una storia un po' più banale, forse perchè più universale delle prime due, con una lunga sequenza di rave party che si è vista in forme migliori altrove. Il consiglio è di prendere il film non tanto come un inno all'amore contro tutte le guerre o slogan del genere, bensì come un saggio moderatamente interessante ed ottimamente interpretato circa varie configurazioni che può assumere il legame sentimentale tra uomo e donna.

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alexmn 7/10

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