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7/10

Gli spostati regia di John Huston

Drammatico
recensione di Gloria Paparella

Da poco divorziata, la bella Roslyn incontra un gruppo di “spostati” di cui fanno parte un anziano allevatore, un meccanico dal cuore infranto, e un cowboy stanco della vita. La dolcezza e l’ingenuità della ragazza travolgono tutti e tre gli uomini che si innamorano di lei…

Gli spostati è un dramma incentrato sui temi dell’onestà e della libertà ed è una storia che apparentemente può sembrare banale e poco interessante, ma in realtà il suo sottotesto è molto profondo ed importante.

Nato dalla penna di Arthur Miller (allora marito della Monroe), il film è strettamente legato al contesto storico in cui è stato scritto, ovvero l’America del 1961 che si sottopone al passaggio dal conservatorismo di Eisenhower alle speranze della “Nuova Frontiera” di Kennedy. Lo sguardo profetico sul futuro si impone su quest’opera in cui domina la profondità dei sentimenti dell’animo umano, impersonati dalla figura di Roslyn (Marilyn Monroe), una donna fragile, che ha appena divorziato e che incontra sul suo cammino altri quattro protagonisti anch’essi sfortunati in amore. D’altronde la storia è ambientata a Reno, nel Nevada, capitale del divorzio e seconda città del gioco. I personaggi si uniscono perché si assomigliano molto, sono tutti disillusi e frustrati dalla vita e cercano di sfuggire ai loro problemi: Gay (Clark Gable), vecchio allevatore, vuole ritrovare lo spirito perduto della frontiera; Guido (Eli Wallach) cerca di dimenticare la morte della moglie dedicandosi a lavoretti e alla costruzione di una piccola casa; Perce (Montgomery Clift) partecipa ai rodei per esorcizzare il tradimento della madre risposata; e la stessa Roslyn è alla ricerca dell’amore vero, ma nel frattempo si accontenta di piccole relazioni. Eppure la ragazza sembra portare una ventata di aria fresca nel caldo afoso del Nevada: la sua ingenuità e i suoi occhi pieni di tristezza (come riconosce Gable nella scena della macchina), l’amore e la difesa degli animali (tanto che il film fu definito il primo western ecologico), il suo stupirsi di fronte alla bellezza delle distese sabbiose, colpiscono i tre uomini che finiscono per innamorarsi di lei. Quando Clift si confida appoggiando la testa fasciata sulle gambe di Marilyn avviene quella presa di coscienza del fallimento, in cui però la biondissima attrice rappresenta una speranza al cambiamento.

Alla sua uscita il film fu accolto con freddezza soprattutto a causa di una sceneggiatura considerata eccessivamente letteraria e prolissa; rivista oggi, la pellicola, oltre a proporre un cast veramente eccezionale che simboleggia tre generazioni diverse di Hollywood, è una rappresentazione e una testimonianza onesta del sogno americano tradito che cerca di trovare un nuovo slancio.

Nonostante le difficoltà riscontrate nella fase di realizzazione (causa i frequenti ritardi sul set della Monroe), la regia di John Huston è magistrale e funzionale alla storia: ogni inquadratura è carica di significato, il montaggio lento ma sostenuto a cui si unisce un bilanciamento perfetto delle luci della fotografia (opera di Russel Metty e Rex Wimpy).

Gli spostati fu l’ultimo film di Clark Gable e di Marilyn Monroe, la quale offre sicuramente la sua interpretazione più profonda ed umana della sua carriera. Il film riesce a riflette il malessere di una nazione che aveva il desiderio di rinascere e di rimettersi in gioco, in cui Roslyn/Marilyn rappresenta una forza positiva e catalizzatrice di cui tutti i personaggi subiscono l’influenza: è quel “dono della vita” che le viene riconosciuto e che simboleggia lo spirito kennedyano degli anni Sessanta.

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