V Video

R Recensione

7/10

Quando la Moglie è in Vacanza regia di Billy Wilder

Commedia
recensione di Gloria Paparella

Rimasto a New York dopo aver “spedito” moglie e figlio in villeggiatura, Richard Sherman si invaghisce della vicina del piano di sopra. La bellissima ragazza metterà a dura prova la fedeltà coniugale del protagonista, il quale attraverserà momenti di crisi interiore e di pura follia mentale.

“The seven year itch”: il desiderio del settimo anno, l’istinto da cacciatore sessuale che è causa delle infedeltà coniugali nei primi sette anni di matrimonio. Da qui nasce il titolo originale di Quando la moglie è in vacanza, commedia brillante che prende di mira i comportamenti dell’uomo appartenente alla medio-alta borghesia dell’America anni Cinquanta.

Richard Sherman (Tom Ewell) ha tutto quello che un maschio sulla soglia della quarantina potrebbe desiderare: una bella famiglia, un lavoro soddisfacente come direttore editoriale, una casa accogliente e moderna (dotata persino di aria condizionata) in pieno centro a New York. Ma, dopo la partenza di moglie e figlio per la villeggiatura estiva, Sherman si ritrova solo e malinconico: la consorte gli ha raccomandato di non bere, non fumare, di mangiare regolarmente. Così il protagonista finisce per cenare in un ristorante vegetariano e, rientrato a casa, nasconde le sigarette in un cassetto gettando via la chiave e si accontenta di bere una comunissima Coca Cola. Tutto questo finchè non suona al citofono una bionda tutta curve (Marilyn Monroe) che dice di soggiornare nell’appartamento al piano di sopra fino a quando i proprietari rientrano dalla vacanza. La bella ragazza genera in Sherman il bisogno di ribellione a tutte le raccomandazioni fatte da sua moglie prima di partire: ha voglia di fumare, di bere e, soprattutto, di invitare la vicina a casa sua. Questo istinto da maschio improvvisamente libero si alterna, però, a momenti di crisi interiore, alla volontà di non cedere alle tentazioni basata sulla convinzione di non essere come gli altri uomini. Sarà, poi, il sentimento di gelosia (alimentato da una fervida immaginazione) nei confronti della moglie, la quale intanto ha incontrato una vecchia fiamma in villeggiatura, a far mettere da parte ogni tipo di tentazione al protagonista che, infatti, decide di raggiungere la sua famiglia.

Nato originariamente come opera teatrale di George Axelrod (sceneggiatore di Colazione da Tiffany nel 1961), il film è un classico esempio di commedia americana messa in scena dal re del genere, Billy Wilder. Egli riesce a concentrare le ossessioni di un’intera classe sociale, esasperando i meccanismi della finzione e della messa in scena: ad esempio, per introdurre i termini di quello che è un vero e proprio rituale, Wilder usa l’artificio di un prologo, che ha come protagonisti gli indiani dell’isola di Manhattan, i quali dopo aver salutato le mogli che partono con la canoa, si mettono a seguire, con aria famelica, una giovane indiana di passaggio. E così fanno i mariti della New York del ventesimo secolo, i quali adocchiano giovani fanciulle non appena lasciano partire le mogli per le vacanze.

I personaggi del film vengono estremamente tipizzati, tanto da funzionare come simboli: il protagonista è l’americano medio dalla regolarità ossessiva, che si rifugia nell’immaginazione per sopportare il caldo di città per poi avventurarsi nella lettura del manoscritto sugli istinti repressi del maschio maturo. L’arrivo della bellissima ragazza, della quale non viene mai svelato il nome (“un’aspirante diva, forse un’attrice”), costituisce uno stravolgimento della vita del protagonista: lei è l’incarnazione del desiderio e della desiderabilità sessuale, che viene ad abitare al piano di sopra. La sua figura è provocante quanto innocente: tiene “gli intimi in frigorifero”, ma è allo stesso tempo pronta a suonare “Le Tagliatelle” al pianoforte insieme allo pseudo-seduttore, il quale fa uso della fantasia di fronte all’apparizione della donna. Ecco, dunque, Sherman che immagina di baciarla appassionatamente al pianoforte ma allo stesso tempo, con un senso di rimorso, immagina la possibile seduzione della moglie da parte di un amico comune.

Il film si muove con leggerezza sul contrasto desiderio-repressione e non solo vi sono diversi riferimenti al mondo del cinema (Sherman rivive nella sua mente la sequenza di amore sulla spiaggia di Da qui all’eternità; i due protagonisti si recano al cinema a vedere Il mostro della laguna nera, uscito quello stesso anno), ma anche tutto il film allude, attraverso la storia della ragazza, alla carriera di Marilyn Monroe (ad esempio, i richiami alle fotografie scattate per una rivista americana). In questo senso, la pellicola è “scoperta” nel lavorare sull’immagine dell’attrice, attraverso il personaggio di finzione che riprende più di una volta il suo stereotipo di donna. Dal canto suo, Marilyn Monroe è a suo agio nella parte (sex symbol dal cuore tenero), è come se interpretasse se stessa mettendo in atto una recitazione vigile, consapevole e volutamente caricaturale; Tom Ewell, già nei panni di Sherman a teatro, fornisce un’interpretazione da manuale della commedia e vinse il Golden Globe come migliore attore protagonista. Ad eccezione di alcune scene leggermente monotone che pagano l’originale impostazione teatrale e sebbene non si raggiungano i livelli di comicità e di intrattenimento del futuro A qualcuno piace caldo (1960), il film è uno dei migliori esempi di commedia leggera. La scena più famosa, in cui a Marilyn si solleva la gonna dal soffio della metropolitana (sotto gli occhi del gelosissimo marito Joe di Maggio, presente sul set) renderà l’attrice un’assoluta icona del cinema.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo film. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.