R Recensione

9/10

Right Now, Wrong Then regia di Hong Sang-soo

Commedia
recensione di Alessandro Giovannini

Un incontro - tra un regista ed una pittrice - raccontato due volte: variazioni minime negli avvenimenti e nei dialoghi, massime nell'evoluzione del rapporto tra i personaggi. Come la vita può giungere ad esiti diversi in base a poche sfumature dialogiche.

Oltre le dogmatiche cinque, le variazioni messe in scena da Hong Sang-soo nell'intera sua opera sembrano non voler finire. Con questo film il catalogo si arricchisce di altre due, stavolta scevre dell'orpello metacinematografico che contraddistingueva il concept di In Another Country. Un regista arriva in una cittadina per un dibattito con il pubblico a seguito della proiezione del suo nuovo film, ma per un errore ha un anticipo di 24 ore. Vagabondando per il luogo visita un tempio, dove si imbatte in una giovane pittrice ex modella con la quale instaura un dialogo occasionale che porterà alla reciproca frequentazione durante l'intera giornata. La vicenda è raccontata due volte e, pur mantenendo intatti gli snodi narrativi principali (l'incontro tra i due, il dialogo in un bar, la visita nell'atelier di lei, la cena in un ristorante di sushi, la serata a casa di un gruppo di conoscenti della ragazza) alcune differenze dialogiche tra le due versioni porteranno ad esiti diversi la mattina successiva. Intendiamoci, in nessun caso tali esiti rivoluzioneranno le vite dei due protagonisti, ma modificheranno la dinamica del loro rapporto, in un caso positivamente e nell'altro meno (senza rivelarvi quale prima e quale dopo). Si potrebbe pensare che sia un film di attori e di scrittura, ed in parte è sicuramente così: la recitazione è in effetti di altissimo livello - con l'interpretazione di Jung Jaeyoung premiata a Locarno - e la scrittura dialogica è quanto di più naturalistico si possa ascoltare al cinema. Ma Right Now, Wrong Then è essenzialmente regia: è la sensibilità del maestro Hong a far sì che tutto funzioni, con il suo tocco leggero, apparentemente spartano tecnicamente (monocamera fissa con qualche movimento sull'asse e improvvisi zoom in e zoom out che non si ricordano così improvvisi dai film italiani anni '70) e in realtà memore della lezione di maestri della quotidianità come Yasujiro Ozu e Hou Hsiao-hsien, a farci cogliere le più sottili sfumature dialogiche che ora insinuano ora nascondono, ora aprono ora chiudono vie di dialogo o di conflitto, in un gioco di seduzione e respingimento tra i due protagonisti il cui avvicinamento o allontanamento sentimentale si gioca tutto sulla corda tesa di questi cambiamenti minimi, che però portano a due tendenze chiaramente identificabili: nella prima versione è la donna ad avere il pugno della situazione, mentre nella seconda sarà l'uomo a detenere il controllo. Ed una recitazione in grado di far emergere questa discrepanza pur recitando quasi le stesse battute costituisce due prove attoriali di perfezione quasi imbarazzante. Pardo d'Oro che sa anche di premio ad una carriera folgorante, l'ultimo film di Hong Sang-soo è una summa della sua poetica e sancisce una volta di più il suo quatto ma deciso ingresso nella storia del cinema.

V Voti

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