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8/10

Ode To My Father regia di Je-kyoon Yoon

Storico
recensione di Alessandro Giovannini

Biografia di Deok-soo, padre del regista Je-kyoon Yoon: bambino allo scoppio della guerra di Corea, esule del Nord nella misera Busan degli anni '50, Lavoratore nelle miniere di carbone in Germania per mantenere la famiglia e pagare gli studi al fratello minore ed il matrimonio alla sorella, tormentato tutta la vita dalla perdita del padre e di una sorellina di cui aveva la responsabilità durante la fuga dai bombardamenti, la sua storia è la più classica ed efficace sineddoche delle sofferenze di un popolo durante turbolenti decenni di storia, fra sogni irrealizzati e speranze miracolosamente esaudite.

Fra i migliori film presentati a al Far East Film Festival 2015, questo film epico costituisce in primo luogo uno sterminato serbatoio di informazioni storiche per tutti coloro che vogliano farsi un'idea più precisa della storia della Corea del Sud degli ultimi 70 anni, a partire dall'esodo dei profughi nordcoreani verso il sud durante i bombardamenti cinesi a partire dal 1950, avvenimento che lacerò intere famiglie, portando a casi di separazione di parenti ritrovatisi poi dopo decenni. In questo senso apertura e chiusura del film sono episodi straordinari, il primo per l'efficace ricostruzione di scene di massa coaduvate da un convincente reparto di VFX che contribuisce a creare tensione drammatica alle toccanti scene di fuga di massa di pvera gente che cerca riparo sulle navi militari americane; la seconda per l'utilizzo di materiali d'archivio o loro ricostruzione finzionale di frammenti televisivi che ritraggono una sorta di "Chi l'ha visto?", un programma allestito negli anni '80 dal governo di Seoul proprio con l'intento di ricucire i rapporti famigliari da tempo recisi con parenti dati per dispersi ma mai dichiarati morti: si assite così a momenti cui è difficile non commuoversi, siano essi incredibili agnizioni o tragici mancati riconoscimenti. Deok-soo, che vive 40 anni con i riorsi di coscienza per aver perso di vista la sorellina durante le fughe di massa degli inizi - e tale fatto ha spinto il padre ad andarla a cercare con la conseguente scomparsa pure del capofamiglia - è uno de tratti alienti del film: il senso di colpa e di impotenza di fronte al dramma della guerra che avanza, l'ossessione per l'espiazione della "colpa" che spingerà Deok-soo ad emigrare in Germania per sostenere economicamente la famiglia lavorando in miniera in condizione da far concorrenza a Rosso Malpelo, ma anche i tanti momenti di gioia, altruismo, amore ed amicizia che accomuna i suoi simili: uomini cche si unsicono di frotne alle tragedie che hanno vissuto insieme e che trovano la forza di riscattare se stessi e l'intero paese, trovando dentro di sè forse che non sapevano di possedere e ci fanno provare in fondo ottimismo e speranza erso il genere umano.

Unendo con nonchalance rflessione e spettacolo, grandiosità ed intimità, commedia e tragedia, Je-kyoon Yoon, poliedrico autore che passa da gangster film a disaster movies a commedie adolescenziali, è stato in grado di dar vita ad un'esperienza emozionante accostabile da una parte ai grandi film "neorealisti" del primo Zhang Yimou, dall'altra alla colorata ricostruzione storica in chiave animata de Si alza il Vento di Hayao Miyazaki, in un saliscendi d umori ed emozioni in grado di mantenere attento lo spettatore per l'intera durata del film. Promossi a pieni voti anche cast e musiche.

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