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7/10

Young Adult regia di Jason Reitman

Commedia
recensione di Alessandro Giovannini

Minneapolis, Minnesota. Mavis Gary (Charlize Theron), trentasettenne scrittrice di una collana di romanzi rosa “Young Adult” (target 10-20 anni), riceve la notizia che un suo compagno di liceo (nonché ex) Buddy Slade (Patrick Wilson) ha avuto una bambina dalla moglie Beth. Mavis, divorziata, è colta da un'impeto di bruciante gelosia (complice un innamoramento mai del tutto cessato), e decide di mettersi in viaggio per la cittadina natale, Mercury, dove Buddy vive tuttora, e riconquistarlo.

Mavis è ovviamente la “young adult”, la donna che non vuol crescere, incapace di assumersi le responsabilità di una persona matura, ed anzi decisa a rituffarsi in un passato non più recuperabile dopo che il suo momento di gloria come ragazza più in vista della scuola è svanito dietro la professione di ghost-writer. Priva di vita sociale, sentimentalmente vagabonda, il personaggio interpretato con viva partecipazione e dolente mimetismo da Theron è una precaria esistenziale che non vede futuro nel proprio presente, perciò si rifugia nel passato.

Non c'è nulla da spiegare: i concetti espressi nel film sono evidenti, lapalissiani, chiaramente esplicati dai dialoghi naturalistici tra i protagonisti della vicenda (popolata da una varietà di figure di contorno che sono il migliore esempio della bella scrittura di Diablo Cody). Quel che è più bello, specie per chi si interessa anche del lavoro dietro le quinte di un film, è il senso di perfetta coesione tra le parti: c'è un'evidente sintonia tra regia, cast e troupe, che concorre ad un risultato finale degno delle produzioni indipendenti statunitensi più riuscite (si pensi ad esempio al valido The Color Wheel di Alex Ross Perry). Cody è anche produttrice del film assieme a Theron, John Malkovich, il regista Jason Reitman, Lianne Halfon e Russell Smith. Questo lavoro comunitario ha dato vita ad un prodotto curato e ben confezionato, cadenzato da una divertente colonna sonora rock (musiche originali di Rolfe Kent) che lavora in simbiosi con la montatrice Dana Glauberman nell'articolazione di una scansione ritmica che rende piacevolissima la fruizione della vicenda.

Reitman rifiuta edulcorazioni e non cerca la simpatia, bensì l'empatia con lo spettatore. Perciò è ben attento a non eccedere mai nel dramma né nella comicità della commedia hollywoodiana; si mantiene invece distaccato quanto basta per non interferire con la libera valutazione spettatoriale, e proprio grazie a questa neutralità di sguardo riesce a coinvolgere maggiormente chi osserva. E' raro il caso di una commedia in cui non si cerchi a tutti i costi di rendere il/la protagonista positivo o giusto, oppure vittima delle circostanze: tutto ciò viene ribaltato di Young Adult, e qui sta la sua forza.

E proprio in virtù della sua non-ricerca di ottimismo idilliaco alla Frank Capra né di Hollywood ending, è una delle poche commedie americane degli ultimi anni in grado di poter comunicare davvero qualcosa anche al pubblico d'oltre America, perché nella sua asetticità formale è insita la proprietà di linguaggio universale.

Sebbene non si possa parlare di capolavoro, la commedia di Reitman non è un film da sottovalutare: opera alcune intelligenti modifiche ad una struttura di base collaudata, e rende il tutto appetibile anche per i non avvezzi al genere.

Vale la visione.

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