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5/10

The Losers regia di Sylvain White

Azione
recensione di Alessandro Pascale

Dopo essere stati inviati in una missione suicida in Bolivia, un gruppo di soldati, appartenenti all'élite delle forze speciali, dichiara guerra alla CIA, vendicandosi dell'Agenzia che ha cercato di "eliminarli" e del mandante, un misterioso e potente nemico conosciuto semplicemente come Max.

Peccato perchè parte bene The Losers, con una di quelle presentazioni di personaggi che pare una via di mezzo perfetta tra l'estetica Marvel e il glorioso stampo di Guy Ritchie, uno che nelle giornate migliori sarebbe in grado di rendere immortale anche uno scimpanzè imbalsamato.

Poi però purtroppo si perde, Sylvain White, regista francese che dopo una gavetta fatta tra underground b-movie (Trois 3: The Escort), e produzioni patinate di genere per il grande pubblico (Leggenda mortale e Stepping - Dalla strada al palcoscenico) si trovava finalmente l'occasione di maneggiare materiale di ottima fattura e far vedere di che pasta fosse fatto.

I problemi però sono molti: di fatto The Losers è di fatto una versione alternativa alla riesumazione di A-Team, il quale già di per sé aveva numerosi difetti cui far fronte. White non riesce a garantire un livello minimo né di ironia, né di umorismo in grado di rendere allettante un film d'azione che si districa tra il militaresco, il thriller vendicativo e il giallo spionistico.

Lo specchio di questa incapacità di fondo sta tutta nel protagonista Clay, impersonato malamente da un Jeffrey Dean Morgan chiaramente inadatto ad un ruolo che sarebbe stato perfetto per Robert Downey Jr. (come quest'ultimo aveva del resto già dimostrato in Tropic Thunder).

Nonostante tutto però il machismo ogni tanto funziona, e tutto sommato anche certe scene acrobatiche garantiscono un certo divertimento, ma a questo punto emergono altri grossi problemi: nel momento infatti in cui l'opera devia verso gli aspetti più “seriosi” e carichi di tensione (manco si tentasse di camuffarsi in Michael Mann...) si fanno largo i cospicui limiti nel ritrarre psicologicamente i vari personaggi, tra cui soprattutto i “cattivi” del caso, costruiti in maniera fin troppo caricaturale e privati di ogni realistica evoluzione comportamentale.

Da segnalare in ogni caso una buona scelta della colonna sonora e l'ottima prova di un attore secondario ma inaspettatamente straripante come Chris Evans, che più di tutti gli altri ha forse capito come interpretare un ruolo fatto di avventurismo un po' pazzoide e scriteriato.

 

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