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7/10

Disastro a Hollywood regia di Barry Levinson

Commedia
recensione di Alessandro Pascale

Viaggio per due settimane nella vita di Ben, produttore hollywoodiano che si barcamena tra le difficoltà del delicato lavoro e della vita sentimentale. Tra registi, star bizzose e l’impegnativo ruolo di padre e marito in crisi.

Il cinema che parla del cinema prendendo in giro sé stesso. Hollywood ridicolizzata facendo sfoggio dei celebri luoghi comuni che vogliono lo star system un uragano costantemente imprevedibile. Buttateci dentro un paio di star in una trascinante commedia e avrete i vostri cento minuti che scorreranno lisci più che filati. Quando poi riesci a radunare un cast davvero d’eccezione come quello che mette assieme Robert De Niro, Bruce Willis, Stanley Tucci, John Turturro, Catherine Keener e Sean Penn capisci che è davvero difficile mancare il bersaglio, soprattutto se riesci a dare il ritmo giusto agli eventi, lasciando che ognuno faccia il proprio dovere.

E questo Levinson (oscar nel 1989 con Rain Men) da buon navigato professionista lo fa, non lasciandosi prendere troppo la mano ma curando nei dettagli una regia vivace e fresca; senza strafare insomma, adatta alle famiglie e dotata di quel pizzico di eleganza che ravviva l’interesse degli appassionati. Il resto lo fa la sceneggiatura, accattivante per il solo fatto di prevedere un Bruce Willis nel ruolo di sé stesso con una barba da talebano che si rifiuta di tagliare, rischiando cause legali e la cancellazione di un film.

Certo il rischio che una certa artificiosità nella caratterizzazione dei personaggi c’è, tanto è vero che De Niro è quello paziente e sempre calmo, la Keener è la fredda e razionale calcolatrice, Turturro è l’agente insicuro e malaticcio, e alla fine ti chiedi come mai non abbiano messo in mano a Sean Penn un mitra invece di farlo apparire come l’unico “umano” in una gabbia di matti che cercano in continuazione di fregarsi uno con l’altro, in un cerchio di bassezze e pugnalate alle spalle notevole.

Ma nonostante tutto si può sorvolare su queste bazzecole e riflettere sul fatto che al di là dell’apparenza di film da blockbuster Disastro a Hollywood presenta altri aspetti interessanti che permettono qualche spunto: la questione del cane su tutte è paradossale; il fatto che l’esito di un film sia determinato da un breve frangente finale è una critica serrata al modo di produzione hollywoodiano (che pensa di trasformare un disastro in un “capolavoro” con un paio di tagli di montaggio) ma anche al pubblico stesso, incapace di andare al di là di una qualsiasi innovazione, seppur provocatoria e discutibile, come quella intrapresa dallo schizzato regista (Michael Wincott). E non che quest’ultimo si salvi, canonico artista “maledetto” con problemi di tossicodipendenza e alcoolismo che crede di fare cinema “artistico” con una sequenza di violenza del tutto gratuita e avulsa da un film che per il resto appare pienamente inserito negli standard della mediocrità.

Non si salva nessuno insomma, e Ben (De Niro) stesso è un personaggio alla fin dei conti in declino, non del tutto sconfitto in quanto in grado di mantenersi a galla tra gli eventi, ma sempre più incapace di mantenere il controllo su di essi. Rimane qualche barlume di speranza e di successo qua e là (come la risoluzione del casus Willis e le porte lasciate parzialmente dalla sua seconda moglie) ma non sempre la freddezza di stampo inglese riesce a risolvere le intricate situazione, accumulando anzi notevoli insuccessi (la scoperta della sessualità spinta della figlia diciassettenne e della presenza di un amante per la moglie, la rivelazione-disastro a Cannes) che sfociano nel finale, simbolico del percorso di decadenza compiuto per tutte le due settimane delle vicende.

Ultima nota per la splendida colonna sonora che propone citazioni divertenti (l’accoppiata De Niro-Morricone che torna a più di vent’anni da C’era una volta in America) oltre ad artisti come Nick Drake e Dire Straits.

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Krautrick (ha votato 5 questo film) alle 16:17 del 9 maggio 2009 ha scritto:

Io l'ho trovato invece scialbo, noioso e ben poco graffiante...salvo qualche battuta geniale, il resto è tutto già visto e rivisto...

Peasyfloyd, autore, (ha votato 7 questo film) alle 14:03 del 10 maggio 2009 ha scritto:

mmh dici? Beh un pò di autoreferenzialità c'è però momenti di noia non ne ho avuti...