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6/10

Qualcosa nell Aria regia di Olivier Assayas

Politico
recensione di Pasquale D'Aiello

All'indomani del Maggio francese, un gruppo di liceali francesi  compie il proprio percorso di formazione politica, artistica e culturale, sullo sfondo delle diatribe politiche interne al movimento studentesco, i miti di rivoluzioni lontane e la scena culturale underground.

Après Mai, il titolo originale, comunica immediatamente la collocazione del tempo narrativo, l'oggetto della narrazione ed anche il sentimento di nostalgia e solitudine che chiama le immagini, come ricordi di un tempo perduto. E' un tempo autobiografico che Assayas rievoca dalla sua gioventù per ricostruire la scenografia dei primi anni '70, quando il mito del Maggio francese era appena tramontato e l'illusione di una nuova rivoluzione europea imminente non era ancora sorta. Una sorta di terra di mezzo in cui un gruppo di giovanissimi liceali si radicalizza e consuma il distacco non solo dalle convenzioni borghesi ma anche dalla sinistra tradizionale, incarnata dal PCF, che ai loro occhi appariva incapace non solo di concepire una vera rivoluzione ma anche di cogliere le innovazioni culturali della nuova generazione. In questo deserto politico si incamminano senza guide esperte e devono far ricorso solo al loro intuito per non farsi risucchiare dagli sprofondamenti costituiti dalle false rivoluzioni e le impossibili scorciatoie verso il potere. L'unica mappa di cui dispongono è quella tracciata con le labili linee delle suggestioni provocate dalla musica, la pittura e il cinema. I protagonisti del film percorrono i ponti che uniscono le diverse arti come snodi che decidono le svolte delle proprie vite. Mentre la musica fa da sfondo costante, tra pittura e cinema c'è un vero e proprio passaggio di testimone, come in un crescendo, verso una fase espressiva, più personale e matura. E' lo stesso Assayas che conferma questa lettura, rivelando come l'approdo al cinema abbia rappresentato per lui la possibilità di una narrazione capace di rievocare il ricordo e rianimarlo in una dimensione in cui la vita potesse essere finalmente salvata. Ed è certo con questo spirito che viene realizzato Qualcosa nell'aria, un film che relega la struttura diegetica su un piano secondario, lasciando emergere il contesto politico e sociale di cui le vite dei personaggi si sono nutrite. Per far questo lo svolgimento della pellicola concede ampi spazi alla colonna sonora della scena underground, alle testate della stampa libera, ad alcuni testi politici fondamentali, agli scontri interni al movimento studentesco (maoismo, stalinismo, anarchismo, lotta armata). Ed alcune pietre miliari della formazione del giovane Assayas emergono con particolare evidenza, come il libro Gli abiti nuovi del presidente Mao di Simone Leys che fu tra i primi a denunciare le distorsioni della rivoluzione culturale maoista, i pezzi di Syd Barrett o le citazioni da uno dei massimi esponenti dell'Internazionale Situazionista, Guy Debord.

Sebbene tutto giocato sulle note dell'autobiografia e della ricostruzione storica, il film è anche rivolto ai giovani del tempo attuale, ai quali il regista non liscia affatto il pelo ma ne prende le distanze e sembra rivolgersi loro con il piglio di chi è orgoglioso del suo approccio rivoluzionario alla propria gioventù, pensata alla stesso modo in cui Pascal pensava alla vita, “tra noi e l'inferno o tra noi e il cielo c'è solo la vita, che è la cosa più fragile del mondo”, che comunque vada sarà perduta (da qui l'ossessiva presenza del fuoco che consuma la vita). E questo è un incitamento a vivere la giovinezza nell'unico modo ragionevole che si possa concepire, ovvero continuando a pretendere l'impossibile, prima d'esser costretti a farci un film per provare a riprendersela.

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alexmn 5/10

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