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6/10

Grace di Monaco regia di Olivier Dahan

Biografico
recensione di Francesco Ruzzier & Verdiana Paolucci

Principato di Monaco, anni '60. Sullo sfondo della disputa tra il Principe Ranieri e il presidente francese Charles De Gaulle, prossimo ad un'invasione del principato, la stella di Hollywood Grace Kelly, diventata Principessa nel 1956, si trova a dover affrontare una profonda crisi coniugale e di identità, quando deve decidere se tornare sulle scene cinematografiche o riunciare definitivamente alla sua vocazione di attrice per appianare le difficoltà che hanno investito il suo regno.

Francesco Ruzzier (voto 5):

Sicuramente la scelta di aprire il Festival di Cannes con un film di impostazione fortemente popolare e molto poco cinefilo come Grace di Monaco di Olivier Dahan aveva suscitato forti perplessità fin dal giorno dell’annuncio. In effetti, anche dopo la visione, restano dei forti dubbi riguardo alla scelta di questo film per uno “slot” così importante e prestigioso. Il film che vede la diva australiana Nicole Kidman vestire i panni dell’indimenticabile Grace Kelly procede su binari prevedibili risultando un’opera facilmente digeribile ma di certo non indimenticabile. In particolare Dahan ha voluto concentrarsi sui dubbi che hanno attanagliato la principessa di Monaco nel momento in cui si è ritrovata a dover rinunciare alla carriera hollywoodiana per concentrarsi esclusivamente ad interpretare quella che sarà la sua ultima performance: il ruolo da membro della famiglia reale. La vicenda si svolge in un periodo di forti tensioni politiche tra il principato di Monaco e la Francia e racconta di come la scelta di Grace di immedesimarsi nella parte di principessa abbia svolto un ruolo cruciale.

Il film cerca di giocare proprio sul parallelismo tra performance attoriale e performance per interpretare un personaggio pubblico e si affida quasi interamente alla performance di Nicole Kidman, che probabilmente verrà apprezzata da un pubblico medio, ma che di certo non verrà ricordata a lungo come altri ruoli interpretati in passato dalla diva. La regia cerca di essere conforme all’eleganza degli abiti e delle scenografie, ma viene spesso penalizzata dal taglio in fase di montaggio di alcune sequenze che sembravano essere state pensate per durare più a lungo. In ogni caso l’opera risulta troppo concentrata a divinizzare la figura di Grace Kelly, presentandola priva di difetti, e ritrovandosi spesso a banalizzare il rapporto con il principe Ranieri (Tim Roth) e utilizzando Hitchcock (Roger Ashton-Griffiths) come una macchietta comica.

Grace di Monaco risulta quindi un biopic piuttosto convenzionale e pensato per un pubblico medio, che difficilmente riuscirà ad appassionare gli spettatori meno motivati.

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Verdiana Paolucci (voto 7):

"La vera favola è credere che la mia vita sia una favola."

Basterebbero queste parole per capire la personalità di Grace Kelly, star del cinema, pupilla di Hitchcock, prima di convolare a nozze col principe Ranieri di Monaco. Eppure dietro la persona di quest'attrice c'è ben altro. Il film di Dahan racconta un anno di vita della celebre star del cinema, che sposando Ranieri (Tim Roth) abbraccia lo status di Sua Altezza Serenissima di Monaco. "Grace di Monaco" è una storia d'amore a lieto fine, dove l'unione indissolubile tra Grace e Ranieri incontra le difficoltà tipiche di una coppia: lei vorrebbe tornare a far cinema, tentata da "Marnie", prossimo film di Hitchcock, ma lui è impegnato negli affari politici, e Grace dovrà fare una scelta. E' anche racconto di politica, "Le relazioni tra la Francia e la Rocca di Monaco non sempre sono state rose e fuori, ma nel film quello che ci interessa mostrare è come una nuova arrivata dalla scintillante Hollywood sia riuscita ad influenzare e a lasciare il segno nelle relazioni tra i due paesi", spiega Olivier Dahan. Nicole Kidman è perfetta nel ruolo della principessa, e le continue inquadrature in primo piano su di lei, altro non fanno che confermare la strabiliante somiglianza tra l'attrice e Grace Kelly. La chicca del film è rappresentata da Alfred Hitchcock, che di tanto in tanto si sente al telefono con Grace, e lo vediamo impegnato sulla scrittura de "Gli Uccelli". Tim Roth impersona Ranieri e per l'occasione cambia anche accento. Il film è una storia romanzata, s'intende, e l'intro la dice lunga anticipando che i fatti sono basati su eventi reali. La storia di Grace Kelly è portata in questa pellicola come una favola a lieto fine, dove la straniera americana, abituata allo sfarzo di Hollywood, scopre di doversi abituare a vivere da sola, cambiando stile di vita. Una favola a lieto fine, proprio come diceva Grace Kelly.

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Voto degli utenti: 5,5/10 in media su 2 voti.
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