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R Recensione

9/10

Il Vangelo Secondo Matteo regia di Pier Paolo Pasolini

Drammatico
recensione di Pasquale D'Aiello

 

Riproposizione fedele al Vangelo di Matteo della vita di Gesù Cristo, dall'annunciazione a Maria della nascita del figlio di Dio, al matrimonio con Giuseppe e la fuga in Egitto per sfuggire ad Erode ed alla strage degli innocenti. Divenuto adulto Gesù affronta le prove nel deserto, e dopo quaranta giorni di tentazioni, prosegue per la Palestina, in compagnia degli Apostoli a predicare il suo verbo, compiendo miracoli. Processato da Ponzio Pilato, viene condannato alla crocifissione e la resurrezione conclude la sua vita terrena.

 

 

Il primo impatto col film è forte, colpisce la scelta dei personaggi. Sono chiaramente attori non professionisti, gente di borgata, facce scavate dal lavoro usurante e oltraggiate dalla vita. Vedere i re Magi impersonati da questa umanità, ovviamente, non è atto di realismo ma gesto profondamente rivoluzionario. Si dichiara che una rappresentazione non è e non può essere una riproduzione del reale ma ne è sempre una interpretazione e quanto più si afferma e si accetta tale assunto tanto più si arricchisce il contenuto artistico e politico dell’opera e si forniscono al fruitore gli strumenti di elaborazione del dato. E qui Pasolini afferma che la salvezza e la saggezza del mondo non può racchiudersi nelle menti di pochi sapienti ma deve infondersi nei corpi degli ultimi, realizzando, così, uno straordinario elemento di contatto tra la rivoluzione comunista e quella cristiana.

Il Gesù di Pasolini comunica trascendenza attraverso semplicità immanente, dando forma allo spirito del messaggio di Gesù. L’intero film proietta intorno a sè un’aura di riflessività  che permette al credente cattolico di meditare su ciò che egli ritiene sia stato ed al non credente di assumere la vicenda di Cristo come exemplum delle sofferenze umane e della speranza di riscatto attraverso atti rivoluzionari. In questa capacità  di rivolgersi a mondi diversi si concretizza la grandezza dell’opera.

Pasolini non rinuncia, sia nelle musiche sia nell’iconografia, all’utilizzo di elementi classici che si fondono alle miserie umane generando un nuovo modello di rinascimento umanista.

La recitazione è teatrale, a sottolineare maggiormente la valenza metaforica della vita di Gesù. In questo contesto sono totalmente pregne di vita e di significato le incertezze recitative e le esitazioni registiche nei movimenti di macchina riescono solo a restituirci l’umanità  immensa di uno dei più grandi artisti italiani che ci ha regalato questo indimenticabile capolavoro.

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C Commenti

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tramblogy alle 15:02 del 28 ottobre 2012 ha scritto:

Pasolini non e' per questa umanità....il pianeta terra purtroppo lo rimpiange ....chi la vincerà ?