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R Recensione

9/10

Biutiful Cauntry regia di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio, Peppe Ruggiero

Documentario
recensione di Marco Biasio

Indagine senza censure dietro l'intricato problema dei rifiuti in Campania.

Silvio Berlusconi viene citato una volta, di sfuggita, al minuto 32:03. A tirarlo in ballo non è Esmeralda Calabria, né Andrea D’Ambrosio, né Peppe Ruggiero, né tantomeno una delle tante voci campane che s’incastrano una dentro l’altra, documentando l’apocalisse con amarezza, furia, senso avvilente di impotenza. Sono due imprenditori veneti, intercettati al telefono dal Comando tutela ambiente dei carabinieri di Salerno. “Lunedì cominciamo a scaricare, con l’esclusiva… Prima tutte le gomme, cinquemila metri cubi di gomme, e dopo le votazioni, dopo il 16 aprile, ti porto l’autorizzazione a mano degli assimilabili, e cominciamo il 17 a scaricare… ho quarantamila tonnellate di assimilabili”. Si parla di una discarica, una delle 1200 voragini abusive ufficialmente censite che si aprono, voraci, sotto il cielo avvelenato della Campania, la “discarica di Berlusconi, quella col muro”. L’imprenditore edile ed ex primo ministro italiano non sarà più tirato in ballo, per tutto il resto della visione. I copertoni che bruciano, ai lati delle strade di campagna di Acerra, non disegnano la sua figura tozza e spregiudicata. Non pensano alla spensieratezza. Ogni centimetro di plastica combusta, incenerita, carbonizzata è una possibile, imminente condanna a morte.

Biùtiful Cauntri” è la disperazione che si riflette negli anni che passano di Raffaele Del Giudice, educatore ambientale, scanditi dalle diverse puzze dei rifiuti, dalle “curve della merda”, dai surreali olezzi dei deodoranti spruzzati sopra duecento metri quadri di percolato abbandonato al suo destino, dai tuffetti che sembrano non riemergere più dall’acqua, dalle lastre d’amianto nascoste sotto il fogliame, a pochi passi dalle discariche “a norma”. “Non viene un treno, non viene una metropolitana, non viene una scuola, non viene un cinema, non viene un teatro, non viene una palestra, non viene un parco pubblico, non viene un cazzo, qua”. Qua è Qualiano, Giugliano, Villaricca, cittadine arroccate sulle pendici del Vesuvio e coperte dalla gigantesca ombra della criminalità organizzata che, come specifica la relazione finale della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Campania (gennaio 2006), è “riconducibile sia alla matrice camorristica che ad un’attività imprenditoriale deviata”. “Biùtiful Cauntri” sono gli scarti di lavorazione della Montefibre, le esplosioni all’interno degli stabili e le fughe di prodotti chimici puntualmente minimizzate, lo sversamento di fanghi tossici nei campi dei contadini coltivati a pomodori e pesche, la voce composta ed abbattuta dell’ex operaio Antonio Montesarchio, gli scarti di lavorazione industriale accatastati in bidoni arrugginiti all’aria aperta e le visite in pompa magna di Guido Bertolaso, “medico, non onorevole”, ma onorevolmente pronto a ritirarsi nelle stanze dei bottoni non appena la situazione rischia di sfuggire di mano.

In “Biùtiful Cauntri”, come a Rosarno, come dovunque si richieda davvero – per una volta almeno – la sua presenza, non c’è lo stato. Regna l’anarchia di chi sa benissimo di poter gestire come meglio crede l’autorità costituita o, meglio ancora, di potersi calare egli stesso nel complesso ruolo teatrale dell’uomo politico. Non c’è pietà, non c’è redenzione. I camion vanno avanti ed indietro, al crepuscolo e di notte, scaricano e si allontanano sul fondo, attirati dal richiamo della camorra, o forse delle alte sfere decisionali, o forse ancora dalle logge massoniche. Intanto, l’aria di Acerra fa registrare un livello di diossina a tratti centomila volte superiore al limite massimo consentito per la vivibilità. Mucchi di rifiuti tossici vengono dati alle fiamme, accumulati in gigantesche, surreali cataste piramidali di ecoballe non smaltibili per l’alto contenuto di pericolosità specifica, riempiendo quella che, una volta, era la zona più fertile della regione, ed ora ne è diventata la spina più velenosa. Nel piccolo comune partenopeo sono rimasti ancora pochi pastori. Anche le pecore, vigorose ed intelligenti bestie di settanta chili l’una, brucano l’erba su vista discarica e si trasformano in larve inebetite, collassate su sé stesse, scherzi della natura di appena quindici chili che muoiono agonizzando per giorni e giorni. Negli uomini proliferano i peggio tumori, malattie irreversibili che, in quattro o cinque mesi, annientano ogni scintilla di energia vitale.

Biùtiful Cauntri” è la più schietta, onesta, dolorosa rappresentazione della bestialità umana che, frustrata dal non poter catturare gli squali, persa la dignità acquisita per diritto, sfoga tutta la propria repressione sui pesci piccoli, sugli obiettivi facilmente controllabili. Mangiare le pecore aumenta la possibilità di ammalarsi? Interi greggi, se non muoiono prima bocconi a terra, vengono pungolati, maltrattati, strattonati, presi a calci e pugni, caricati su camion e giustiziati come prigionieri di guerra. Gli ovini belano, scalciano, si dimenano, affannati, angosciati. “Il popolo si deve abbattere come le pecore”. Campi rom, nella periferia della periferia, sono i luoghi prediletti per nascondere le prove del crimine e lavare via le macchie del peccato con spiccioli, venti o trenta euro al massimo. Pecunia non olet, d’altro canto. Ma alla natura tutto ciò non interessa. “Biùtiful Cauntri” è un ritrovato affresco di Giotto, con telecamera e montaggio al posto di colori ed intonaco, in cui l’uomo si scaglia, brutalmente e sordamente, contro l’ecosistema. Inutile dire, a margine, che la prima vittima risulterà essere proprio lui.

Una volta li chiamavano “film verità”. Ora bisognerebbe rinominarli “film mostruosità”, perché troppo cosmica è la perversione in essi racchiusa che, alla fine di ottanta minuti di calvario, l’ostacolo più difficile da digerire è ammettere a sé stessi che quella, proprio quella, altro non è che la quotidianità di un inferno mai disposto a spegnersi. Egualmente distante da Pasolini, Garrone, Ciprì e Maresco, “Biùtiful Cauntri” è l’essenza più pura e sfaccettata della malvagità, messa in scena di uno snuff non voluto e altrettanto non simulato, che nessuno snuff artificialmente ricostruito in studio riuscirà mai a raggiungere. Chi non divampasse di rabbia alla sua visione, sappia di essere morto dentro, per sempre.

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