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R Recensione

7/10

Il sale della terra regia di Wim Wenders

Documentario
recensione di Pasquale D'Aiello

Un racconto intenso ed emozionante che svela l'uomo Salgado, attraverso le sue fotografie di grande potenza visiva e di forte impatto emotivo. Un percorso attraverso il dolore dell'uomo che riesce a trovare un orizzonte di speranza attraverso la natura

Cosa può accadere quando un regista che ama le immagini che scorrono lentamente ed un fotografo che deve racchiudere in un solo scatto tutta una vita si incontrano? In questo caso ne è scaturito un lavoro denso e vitalissimo che ha messo in contatto due vite che sembravano destinate ad incontrarsi. Il risultato è contenuto in questo documentario girato da Wim Wenders e dal figlio del celebre fotografo brasiliano, incentrato sula vita di Sebastiao Salgado e le sue opere. Dalla biografia del fotografo apprendiamo del suo percorso di studi che l'aveva portato ad essere un avviato economista che ad un tratto, compresa la sua imprescindibile passione per la fotografia e sorretto dalla fiducia della moglie, decide di abbandonare la sua carriera per diventare un fotografo. Uno speciale tipo di fotografo, in continuo viaggio per i continenti alla ricerca di storie da raccontare. Le storie che racconta hanno al centro l'uomo, la sua sofferenza e i conflitti che lo riguardano.

Salgado racconta i conflitti del Rwanda e della Jugoslavia, le carestie che hanno flagellato l'Africa e la condizione di schiavitù in cui vivono i lavoratori delle miniere d'oro brasiliane, divenendo uno dei massimo esponenti della cosiddetta fotografia sociale. Per raccontare la sua storia Wenders escogita un dispositivo scenico che permette a Salgado di parlare guardando al contempo le sue foto e lo spettatore in camera. Attraverso le sue foto scopriamo l'uomo, la sua passione, il suo continuo sforzo alla ricerca della verità, il rischio e il sacrificio che mette per vivere e comprendere ciò che intende raccontare. Ma il percorso di Salgado non si esaurisce nella fotografia sociale, la sua fotografia sconfina in quella antropologica attraverso la riscoperta di tribù e popolazioni che vivono ad altri stadi e in altre modalità di civiltà rispetto all'occidente. Ma come sempre è l'uomo al centro del suo interesse. Il film riesce a legare gli eventi della vita personale di Salgado alle sue scelte professionali, scopriamo il suo rapporto fortissimo con la compagna di vita, il legame con il padre e la sua terra d'origine e la relazione complessa che si instaura con suo figlio che riscopre il padre proprio attraverso il suo lavoro di regista. Dopo una carriera che lo ha reso celebre su scala globale, Salgado ha voluto confrontarsi con un tema completamente nuovo per lui, quello della terra e dell'ambiente. Lo ha fatto con un viaggio intorno al globo durato per 8 anni e le cui foto sono state raccolte nel volume Genesi. Da questa avventura, condotta in parte con il figlio, Salgado è riuscito a trovare elementi di speranza che la sua lunga ricognizione sulla condizione umana sembrava avergli fatto perdere. Una speranza di salvezza del globo che egli ha profuso anche nella sua esperienza privata. Infatti, Salgado e la moglie sono promotori di un esperimento, chiamato Istituto Terra, che ha trasformato la proprietà terriera familiare, ridotta ad un deserto da anni di disboscamento, a ritornare al suo antico rigoglio e divenire parco nazionale, piantando oltre 2,5 milioni di alberi e ricostituendo l'habitat della foresta atlantica. Oltre a conoscere un grande personaggio del nostro tempo, questo documentario è l'occasione di confrontarsi con il tema delle grandi passioni e del coraggio che riescono a rendere eccezionale una vita. La possibilità di poterlo fare attraverso la potenza delle fotografie di Salgado e il morbido racconto per immagini di Wenders sono un'esperienza cinematografica ed umana di grande intensità e un'occasione di vero arricchimento.

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tramblogy alle 0:38 del 7 gennaio 2015 ha scritto:

folgorato....troppo bello e troppo impossibile dire qualcosa....