V Video

R Recensione

8/10

La Sorgente Dell'Amore regia di Radu Mihaileanu

Drammatico
recensione di Alessio Colangelo

Siamo in un piccolo villaggio tra l'Africa e il Medio Oriente le donne vanno a prendere l'acqua alla sorgente in cima alla montagna. Leila, giovane sposa propone alle donne di fare lo sciopero dell' amore: niente più sesso fino a quando non saranno i mariti a portare l'acqua al villaggio...

“Non esistono al mondo creature più sfrontate delle donne.” (Lisistrata v. 369)

“ La finzione è l’unico modo di esprimere la verità” Moni Ovadia

Questo film ha come sottotesto costante il problema del rapporto tra realtà e finzione. Definire questo film realistico è compiere un errore. Il film è interamente girato con una steadycam poiché il regista non ha voluto utilizzare né dollygru che avrebbero realizzato inquadrature dall’ alto. Siamo quindi calati all’ interno di un villaggio tra il Maghreb e la Turchia dove le donne portano l’acqua per un lungo e tortuoso tragitto nel quale si verificano numerosi incidenti. La verosimiglianza del villaggio è stata data non solo dalle riprese, ma anche dagli attori trovati sul luogo che interpretano i vari membri della comunità. È notevole l’uso della profondità di campo e poiché la steadycam obbliga a movimenti sinuosi è frequente l’uso di soglie e ostacoli. Radu Mihaileanu si è servito persino di un vero imam per accrescere la credibilità del racconto. Ispirandosi a Lisistrata di Aristofane, il regista mette in scena lo sciopero dell’amore proclamato dalle donne del villaggio affinché siano i mariti a procacciarsi l’acqua. La sorgente dell’amore resta quindi indissolubilmente legata al concetto stesso della vita. I cuori inariditi verranno fertilizzati dall’acqua come sentiamo spesso nella melodia del darija, un dialetto marocchino, e tramite un tipico canto popolare arabo. La musica, come nel precedente film  Il Concerto, è ancora una volta in primo piano grazie anche a strumenti particolari come l’ud, il duduk e lo kamancha un violino iraniano dalle sonorità rugose. Il genere del film è una via di mezzo tra la commedia e la tragedia,  con una componete umoristica che dà dignità ai dialoghi mai scontati.

Mihaileanu dirige gli attori senza neanche comprenderne la lingua,  aiutato solo dalla potenza espressiva ed evocatrice di certe immagini, come un primissimo piano di Leila che piange dietro un albero. Il film, girato in arabo, nella sua traduzione forse perde un po’ di naturalezza e spontaneità, ma rimane comunque un prodotto destinato ad un pubblico occidentale, una validissima riflessione su come l’Occidente non riesca a comprendere altre culture; a questo riguardo è esemplare la scena delle donne del villaggio che cantando in arabo sbeffeggiano i mariti mentre ai turisti viene detto che cantano in loro onore. Estromessi dalla comprensione della cultura araba non esiste nemmeno una parvenza di comunicazione, sicché il  pregiudizio non può che allargarsi a macchia d’olio  nel mondo globalizzato.

Interessante come un regista della Romania riesca a girare un film in una terra a lui straniera e a lasciarne una visione del mondo che lui stesso in un intervista sintetizza in queste parole: “L’Amore comincia dallo sguardo” e noi come sempre aggiungiamo: anche il Cinema.                  

 

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 1 voto.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.