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R Recensione

2/10

In the Fade regia di Fatih Akin

Drammatico
recensione di Francesco Ruzzier

Una donna perde marito e figlio in un attentato e medita vendetta.

 

È sempre complesso, quando si ascolta un discorso di chi la pensa in modo completamente diverso da noi, rimanere lucidi e obiettivi. Quando il discorso viene articolato attraverso un oggetto culturale - che sia un libro, un disco o un film - risulta sempre complicato scindere il valore dell'opera dal discorso di fondo. Per fortuna, In the Fade di Fatih Akin, di difficoltà, in questo senso, non ne crea alcuna: tanto debole e grossolana la messa in scena, tanto moralmente condannabile il messaggio veicolato.

È strutturata in 3 atti decisamente didascalici la narrazione di In the Fade: una donna, a seguito di un attentato da parte di due membri di un partito neo-nazista, perde figlio e marito; dopo un lunghissimo processo i due presunti colpevoli vengono dichiarati innocenti; lei vuole vendetta. Lo schema narrativo è quello consolidato dei film di giustizia privata, in cui però Akin decide di inserire una componente politica decisamente attuale: quella degli attentati terroristici a sfondo razziale. Lo fa schierandosi apertamente, dipingendo le varie componenti attraverso degli stereotipi quantomeno esagerati (come i due avvocati del processo, uno bello, buono e bravo, l'altro brutto e strafottente), inserendo tutta una serie di dettagli fondamentalmente inutili senza i quali la storia però non potrebbe proseguire.

Tutto sembra costruito per sostenere una tesi estrema, ma mai supportata da un'apparato narrativo che risulta invece monocorde e mai incisivo. L'idea che il regista de La sposa turca sembra voler trasmettere senza alcuna ambiguità è che gli attentati a sfondo razzista vanno condannati, quelli volti a fare giustizia no. E non vuole mascherare il concetto inscenando una storia di vendetta privata da western o noir: parla proprio di attentati. La protagonista, non ottenendo giustizia attraverso il tribunale, decide di creare una bomba in casa per farsi esplodere, uccidendo i due ragazzi neo-nazisti. Un sacrificio da terrorista estremista giustificato e appoggiato in tutto e per tutto. Per quanto quella di Akin potrebbe passare solo per una provocazione, il risultato d'insieme è talmente sbilanciato che ascoltarlo è impossibile ed indignarsi è d'obbligo.

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