A Intervista a Valerio Zoppellaro scrittore di romanzi e ns. collaboratore

Intervista a Valerio Zoppellaro scrittore di romanzi e ns. collaboratore

Approfittiamo di questo periodo autunnale di preparazione ai tempi forti dell'Avvento e del Natale per intervistare un ns. collaboratore fedele, Valerio Zoppellaro, che recentemente ha pubblicato il suo primo romanzo dal titolo "E si permettevano di tagliare Pablo Prigioni" per le edizioni Leucotea di Sanremo.

1. La cosa che salta subito all’occhio nel tuo libro è il riferimento autobiografico delle vicende narrate. Fino a che punto ti immedesimi nel protagonista del tuo romanzo? Anche tu hai vissuto vicende simili a quelle di Prudencio?

V.Z. Ci sono tanti riferimenti autobiografici. Inizialmente il libro è nato come un insieme di pensieri scritti senza una precisa logica. Nell'estate in cui ho scritto questo libro ho avuto tanto tempo per guardare la realtà che mi circondava e questi pensieri via via hanno avuto una connotazione sempre più organica tanto che poi è nata l'idea di tenerli insieme in un'unica storia. La vicenda che fa da filo conduttore al libro è invece nata dopo. Diciamo che di solito quando si scrive un libro prima si pensa alla storia e poi si costruisce il contorno. In questo caso è avvenuto il contrario. Sicuramente in Prudencio ci sono tanti miei aspetti caratteriali anche se non tutte le vicende narrate (come quella principale) le ho vissute in prima persona.

2. Ritieni che il tuo romanzo possa rientrare in un filone in voga in questi anni in cui non solo l’autobiografia è sfondo delle vicende narrate e spunto per le stesse, ma elemento portante e necessario? Penso ad esempio al romanzo francese, che ha la sua massima espressione nel premio Nobel Patrick Modiano?

V.Z. Non sarebbe male che il mio romanzo possa rientrare in qualche filone, significherebbe una buona diffusione per lo stesso. A parte gli scherzi, non ho letto nulla di Patrick Modiano però penso che in qualche modo l' autobiografia influenzi sempre ciò che si scrive, anche nei generi che apparentemente sembrano più distanti. A mio parere in qualsiasi cosa che si racconta sono le sfumature e le connotazioni a fare la differenza. Queste secondo me partono dal nostro modo di percepire ciò che ci accade e di rapportarci agli avvenimenti che la vita ci propone. Il modo di porsi davanti alle esperienze è totalmente individuale e diverso per ognuno di noi e parte inevitabilmente dalla nostra autobiografia, da come siamo stati educati e in particolare dal rapporto con i genitori che secondo me plasma gran parte della nostra personalità. Questo discorso forse può valere anche per il protagonista del mio libro: l'ordinarietà di Prudencio, che poi è un po' anche la mia, parte da un certo tipo di educazione o di paure che secondo me partono dall'infanzia e da esperienze o rielaborazioni di traumi di un certo tipo.

3. Hai qualche autore di riferimento oltre a quelli citati copiosamente nel romanzo, penso in particolare alla letteratura spagnola o di lingua spagnola?

V.Z. Degli autori in lingua spagnola forse quello che mi ha influenzato di più è Alejandro Jodorowski, in particolare per quel che riguarda la parte dei sogni "surreali". Mi sono ispirato alla leggerezza di un autore come Nick Hornby, in particolare per la sua capacità di essere profondo e allo stesso tempo leggero. Altri riferimenti sono Jorge Amado, in particolare il suo libro "Santa Barbara dei fulmini", un vero e proprio capolavoro di ironia, e il romanzo d'esordio di Paolo Sorrentino "Hanno tutti ragione" che trovo riesca a cogliere in piano le sfumature, come descritto nella sua introduzione, e riesca a cogliere diversi aspetti significativi.

4. Un elemento costante che caratterizza la tua opera mi sembrano i continui riferimenti alla letteratura, al cinema, allo sport. Quale di questi mondi ti ha più influenzato nella scrittura?

V.Z. Sarà banale ma credo che tutti questi mondi mi abbiano influenzato nella scrittura. Forse, paradossalmente, è proprio la letteratura ad avermi influenzato meno probabilmente perchè la mia cultura letteraria è decisamente inferiore rispetto a quella cinematografica o sportiva. In un film ci sono tante storie che vengono raccontate e ci permettono di vivere in un certo senso delle esperienze che la nostra esistenza limitata non ci consente di vivere. Leggere libri, vedere film è come si ci facesse cogliere aspetti di vite e di mondi per noi lontanissimi e questo inevitabilmente influenza il modo che abbiamo di rapportarci alla nostra esistenza. Nello sport invece credo che ci possa essere tanta poesia e spesso alcuni momenti siano una vera e propria lezione di vita. Io gioco a pallacanestro, a livelli bassi, da quando ho otto anni e credo che questo mi abbia insegnato molto. Il problema secondo me è che l'aspetto "poetico" dello sport viene sempre più messo da parte nei racconti odierni delle varie vicende a discapito degli scoop e delle polemiche che a mio parere sono irrilevanti e diseducative.

5. Ritieni che la tue occupazioni come critico cinematografico e come educatore abbiano giocato un ruolo importante nella stesura del romanzo?

V.Z. Si, sicuramente il fattto di essere un educatore consente di avere uno sguardo di un certo tipo. In generale le esperienze lavorative hanno avuto un ruolo importante nel mio modo di rapportarmi al mondo. E mi hanno aiutato ad affrontare o a gestire alcuni aspetti che prima erano diffficili da affrontare o mi facevano paura. In questo romanzo c'è tanto di me e quindi inevitabilmente credo che questo abbia influito. La mia occupazione di critico cinematografico o di giornalista sportivo hanno influito probabilmente più sull'aspetto sintattico in determinate parti del libro. Il fatto di essere abituato a scrivere articoli ha senza dubbio influenzato la modalità descrittiva.

6. L’ambientazione è riconducibile ad una zona particolare del nord Italia, lungo il fiume Ticino; come si coniuga questa ambientazione con la decisione di utilizzare nomi di luoghi di fantasia che hanno vaghe assonanze spagnoleggianti? È un modo per fare della poesia e astrarre dal singolare per universalizzare le vicende?

V.Z. Sinceramente non avevo pensato alle vaghe assonanze spagnoleggianti. Ho scelto dei nomi di fantasia per universalizzare le vicende, per far sì che non fossero solo connotate con il luogo in cui vivo ma che potessero essere estese a qualsiasi posto del mondo. Per chi mi conosce o per chi abita nel mio stesso paese è però facile riconoscere quali siano questi luoghi reali. L'unico nome che non cambio è quello del fiume Ticino che, come descrivo nel libro, è un punto fermo e un filo conduttore dei miei trent'anni di vita. E' per me un po' come un vecchio amico che sento l'esigenza di andare a trovare ogni tanto.

7. Ci puoi parlare della motivazione che ti ha spinto a scrivere questo romanzo?

V.Z. Inizialmente non pensavo ci fosse una reale motivazione. Pensavo fosse esclusivamente un desiderio di espressione, di raccontare la realtà che mi circondava. Alcuni avvenimenti che mi sono capitati in seguito mi hanno permesso di leggere il libro sotto un altro punto di vista e dietro a quel desiderio di espressione ho trovato alcuni significati più profondi, strettamente connotati con il periodo che stavo vivendo e con la gestione di alcune paure. Probabilmente è stato un mio modo per metabolizzare alcune esperienze.

8. Hai avuto difficoltà a trovare un editore?

V.Z. Non particolarmente. Ho mandato il romanzo a circa centocinquanta case editrici, utilizzando il sito Writer's dream. Di queste centocinquanta mi hanno risposto in una trentina, alcune con rifiuti. Il mio unico obiettivo era non pubblicare a pagamento e quindi mi sono rivolto esclusivamente alle case editrici free. Il contatto con Leucotea è avvenuto quasi subito, ho avuto altre tre proposte ma questa è stata quella che mi ha convinto maggiormente. Per uno scrittore esordiente l'aspetto del guadagno è ovviamente secondario, a me interessava pubblicare, non perderci dal punto di vista economico e avere una buona diffusione. La casa editrice per cui ho pubblicato puntava tanto sulle presentazioni che trovo siano un ottimo modo per farsi conoscere.

9. Come è stato accolto il romanzo dai lettori e dai critici?

V.Z. In generale è stato accolto bene, ho ricevuto pareri positivi. Purtroppo non è andato molto oltre la cerchia delle persone che conosco, ovviamente il parere di una persona che non sa chi sono è più significativo perchè vede meno il rapporto Prudencio-Valerio. Ho però avuto la possibilità di presentarlo in contesti diversi, come la fiera del libro di Torino in cui ho avuto un piccolo spazio all'interno dello stand della casa editrice e nell'ultima presentazione in cui hanno partecipato diverse persone che non conoscevo. La presentazione fatta nel mio paese invece è stata una specie di festa, con tante persone che sono venute e questo ovviamente mi ha fatto moltissimo piacere. In generale però invito tutte le persone che acquistano il libro o che lo prendono in biblioteca a darmi un parere. Sono uno scrittore esordiente e ho tantissimo da imparare, in particolare dai pareri negativi.

10. Hai potuto farti conoscere da un pubblico più vasto di quello che ritenevi inizialmente avrebbe letto il tuo romanzo? Come internet o altri canali ti hanno aiutato a promuovere il libro?

V.Z. Si, internet e le presentazioni hanno contribuito a diffondere il libro. Non pensavo sarebbe arrivato a così tante persone e poi è arrivato anche all'estero, viaggiando sicuramente più dell'autore. Ora sono però ancora in fase di promozione, nonostante il libro sia uscito ad aprile: sabato 22 ottobre parteciperò ad un evento presso la cascina Graziosa di Casalino in cui io e altri autori leggeremo alcuni pezzi dei nostri libri, alternati ad un sottofondo musicale e alla presenza di alcune opere d'arte. Sinceramente al momento non so nemmeno quante copie ho venduto, mi piacerebbe che chi ha letto il mio libro sia interessato a leggere un'eventuale seconda opera, significherebbe che perlomeno ho incuriosito.

11. Stai già scrivendo qualche nuovo romanzo o stai comunque dedicando del tempo alla scrittura? Quali i tuoi progetti a breve termine?

V.Z. Mi piacerebbe molto scrivere un secondo romanzo. Purtroppo sto vivendo un periodo piuttosto tormentato a livello personale che mi ha allontanato un pochino dalla scrittura. Avevo un progetto di un libro ambientato nel periodo di Tangentopoli che considerava anche alcuni aspetti del mio lavoro ma al momento l'ho accantonato perchè non ritengo di essere ancora pronto. Per ora ho alcune idee che sono ancora piuttosto astratte e che spero si possano concretizzare in un nuovo romanzo. Intanto scrivo alcuni brevi pezzi per il mio blog  (avanticonprudencio) e spero di tornare presto a scrivere alcune recensioni cinematografiche.

Ringraziamo Valerio per l'intervista e gli auguriamo buona fortuna, consigliando la lettura del suo romanzo ai ns. lettori. Il libro è in vendita in libreria e sui maggiori canali di commercio elettronico. Potrebbe essere anche una buona strenna natalizia, se non sapete cosa regalare ai vostri cari e volete far conoscere loro la vita di Prudencio!

Trama:

La vita di provincia con le sue ritualità, le bellezze che si nascondono nell’esistenza che trascorre lenta intorno al fiume Ticino. La vita del trentenne Prudencio Zaramella scorre così piuttosto ordinaria fino a quando un evento imprevisto non lo metterà a contatto con i propri lati oscuri. In un perenne conflitto tra cinismo e realtà e tra sogno e contraddizione il protagonista cercherà la sua strada con la carriera del cestista argentino Pablo Prigioni a far da sfondo ai turbamenti di un estate talmente normale da risultare memorabile.

http://www.edizionileucotea.it/it/home.php?s=0,1,2&pg=2&dfa=do25&diditem=2786

L'autore

Valerio Zoppellaro (Galliate NO, 18 maggio 1986) lavora da diversi anni come educatore professionale presso la cooperativa Elios di Novara. Ha conseguito la laurea triennale in scienze dell'educazione nel 2009 e fin da adolescente coltiva la passione per la scrittura. Collabora con alcune testate e siti internet per i quali scrive cronache sportive calcio e basket e recensioni cinematografiche, da sempre sue grandi passioni. E si permettevano di tagliare Pablo Prigioni è il suo primo romanzo.

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