R Recensione

3/10

Venti anni regia di Giovanna Gagliardo

Documentario
recensione di Fabrizia Malgieri

Dalla caduta del muro di Berlino al crollo del colosso finanziario statunitense Lehman Brothers. Vent'anni di storia contemporanea, raccontati attraverso le vicende personali - e gli intrecci amorosi - della berlinese Marta, lavoratrice precaria nell'editoria, e dell'italiano Giulio, consulente finanziario precario dal 2008.

Il rifiuto degli -ismi: questo il punto di partenza per sviscerare Venti anni, mockumentary del 2011 firmato dalla regista piemontese Giovanna Gagliardo. Attraverso le vicende dei due personaggi, Marta e Guido, la Gagliardo tenta di offrire una chiave di lettura sull'ultimo ventennio del mondo occidentale contemporaneo, giungendo ad una conclusione, l'uovo di Colombo: tutti gli -ismi, "comunismo o capitalismo che siano" hanno condotto l'uomo della società contemporanea a compiere i medesimi errori, inizialmente illudendolo del bene per poi trascinarlo nel baratro della sconfitta.

Wow. Seppur l'intento appaia di per sè nobile, la pellicola risulta molto spesso grezza e sconclusionata: se da una parte si risente di scelte registiche al limite dell'imbarazzo - tra tutte, una visibile applicazione di un chroma-key in alcuni scatti newyorkesi dei due amanti - dall'altra non si riesce a comprendere la scelta stessa della docu-fiction, spesso atta a semplificare (fin troppo, in questo caso) eventi storici di grande intensità. E in questo si percepiscono i "natali" televisivi della regista, sceneggiatrice e autrice in RAI per diversi anni: come la messa in scena dei due amanti, Marta e Guido, che risulta fastidiosa e stereotipata (lei vestita da hippy per rimarcare le sue origini "comuniste"; lui, capitalista nell'animo, con Il Sole 24ore perennemente sotto il braccio), rendendo fin troppo semplicistica la metafora, già di per sè facile, che attraversa l'intero film.

E rendendo il loro contributo, dispiace ammetterlo, alquanto inutile e superfluo. Siamo lontani anni luce dalla riflessione condotta, ad esempio, in una pellicola affascinante come Goodbye Lenin! di Wolfgang Becker (2003), anche questa, come ricorderete, incentrata proprio sulla Caduta del Muro di Berlino e la successiva e massiccia ondata di occidentalismo che invase la città nei mesi a venire. Anche qui, oltre ad un'interessante analisi sul cosiddetto sentimento della Ostalgie (letteralmente "Nostalgia per l'Est") che colse di sorpresa gli abitanti di Berlino Est, forse spaventati e attoniti nei confronti di questa nuova "dittatura" del Capitalismo - vi è una condanna precisa e puntuale nei confronti degli -ismi in senso lato (dalla statua di Lenin portata in elicottero, in una deliziosa citazione di La Dolce Vita felliniana, all'avvento aggressivo delle parabole sui tetti di Berlino per i Mondiali di calcio, i primi giocati da Germania Unita), ma condotta con un punto di vista molto forte (ricordiamo che Becker era un ex cittadino di Berlino Ovest) e un fluire narrativo impeccabile.

Al contrario, Venti anni non risulta, purtroppo, nè carne nè pesce: pretenzioso come un documentario, con interventi illustri e di spessore, come quello dell'artista Michelangelo Pistoletto, e di esperti quali quello di Guido (!) Rossi, Professore Emerito di Diritto Commerciale della Bocconi di Milano, e dell'economista Jean-Paul Fitoussi, inspiegabilmente messi in appendice alla pellicola!; riduttivo come una fiction televisiva, dove l'espediente della vicenda personale per raccontare un dato periodo storico (mi viene in mente una fiction come Raccontami, prodotta proprio dalla RAI) depaupera qualsiasi intento alto del film. Non ne avevamo alcun bisogno.

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