Zombi regia di George Romero
HorrorUn gruppo di quattro sopravvissuti composto da Francine (Gaylen Ross) e dal suo fidanzato Steven (David Emge) entrambi giornalisti e da Peter (Ken Foree) e Roger (Scott H. Reiniger), membri di una squadra SWAT, decide di barricarsi in un centro commerciale dove però gli zombi, per coazione a ripetere ciò che facevano da vivi, continuano ad affluire.
Dawn of the Dead, uscito in Italia con il titolo Zombi, è il secondo capitolo della saga dei morti viventi del regista George Romero dopo Night of the Living Dead del 1968. Mentre il primo film trattava il fenomeno del razzismo negli Stati Uniti, in particolare nel sud del paese dove esso aveva assunto dimensioni talmente grandi da divenire una piaga sociale, Zombi è una critica impietosa della società dei consumi. Guardando i non-morti aggirarsi senza uno scopo all’interno del centro commerciale Francine (Jane nella versione italiana) chiede al fidanzato Steven (Stephen nella versione USA) «Ma perché ritornano in un grande magazzino?» e lui le risponde «deve essere l’istinto, il ricordo di quello che erano abituati a fare. Era un posto importante quando erano vivi». Il morto vivente invece di recarsi nella propria casa oppure nella parrocchia del proprio quartiere decide di affollare un supermercato in quanto è il simbolo più importante della sua esistenza quando era vivo. Nell’epoca del capitalismo maturo dove ormai è venuta meno la funzione di istituzioni quali la famiglia tradizionale o la Chiesa, l’individuo trova rifugio solo presso i grandi magazzini che hanno oramai assunto il ruolo di luoghi di culto del sistema capitalistico in cui la merce rappresenta la nuova frontiera del sacro. Lo zombi di Romero altro non è che l’uomo ad una dimensione di Herbert Marcuse, reso incapace non solo di desiderare ma anche di immaginare un mondo diverso da quello della società industriale avanzata. Questa situazione è il risultato dell’effetto combinato del benessere diffuso dalla società opulenta e tecnocratica e dei corrispondenti fenomeni di chiusura dell’universo di discorso e dell’universo politico ovvero della marginalizzazione e dell’azzeramento di ogni prospettiva verso un mondo altro attuato attraverso il fenomeno della «tolleranza repressiva». Nel film inoltre si fa riferimento all’origine dell’epidemia zombi aspetto che viene trascurato nel precedente lungometraggio di Romero. Peter racconta che suo nonno uno stregone voodoo di Trinidad disse che «Quando non ci sarà più posto all’Inferno i morti cammineranno sulla terra». Tra i cameo importanti ricordiamo quello del truccatore e tecnico degli effetti speciali Tom Savini, collaboratore di lunga data di Romero nonché regista del remake del 1990 de La notte dei morti viventi, che appare nella parte di Blade il capo dei motociclisti. Al fine della realizzazione e della buona riuscita del film decisivo fu il ruolo del co-produttore, il regista Dario Argento, che oltre a essere anche coautore della sceneggiatura curò la distribuzione della pellicola in Europa e in Giappone. Inoltre a lui si deve la scelta del gruppo rock progressivo Goblin per la realizzazione della colonna sonora del film. Per concludere Zombi di Romero rimane un’opera unica nel suo genere ben più di un semplice horror in quanto attraverso la metafora dei morti viventi riesce a portare avanti tematiche politiche e sociali di estrema attualità che ci costringono a riflettere ancora oggi.
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