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7/10

Gli Amanti Passeggeri regia di Pedro Almodòvar

Commedia
recensione di Fabrizia Malgieri

Un gruppo di variopinti personaggi si trova in una situazione di pericolo in un aereo diretto a Città del Messico. Un guasto tecnico mette a rischio la vita delle persone che viaggiano sull'aereo della compagnia Península 2549. I piloti, professionisti esperti e pronti ad ogni evenienza, fanno il possibile per trovare una soluzione insieme ai loro colleghi del Centro di Controllo. Gli assistenti di volo e il commissario di bordo sono personaggi atipici e barocchi che di fronte al pericolo cercano di mettere da parte le loro personali vicissitudini e si impegnano anima e corpo al fine di garantire ai passeggeri il miglior viaggio possibile, in attesa che venga trovata una soluzione…

Se si volesse dare una definizione dell’intero corpus operarum di Pedro Almodòvar, saremmo tutti d’accordo nel definirla incredibilmente “ossimorica”. A distanza di oltre trent’anni dalla sua prima pellicola, riusciamo ancora a stupirci di fronte alla naturalezza e alla disinvoltura con cui il regista madrileno riesce a muoversi tra registri stilistici completamente opposti – quello del dramma e quello della commedia erotica – regalando due visioni del mondo così distanti, ma al tempo stesso incredibilmente vicine. Eros e thanatos, amore e morte: due temi ancestrali su cui mitologia, letteratura, pittura e psicoanalisi hanno a lungo dibattuto, in quanto entrambi parte della vita di ogni individuo, seppur in totale contrapposizione tra loro. Almodòvar ha deciso di compiere un passo avanti rispetto al passato, unendo due aspetti che hanno sempre contraddistinto la sua filmografia, ma che raramente hanno avuto occasione di intrecciarsi in modo così significativo. Giocando il suo nuovo lavoro su questa forte ambivalenza tematica, Almodòvar ritorna alla commedia – a lui ancora incredibilmente congeniale – dopo anni di tormentato e sublime melodramma. E lo fa, come è nel suo stile, in modo innovativo e accattivante.

E seppur Gli amanti passeggeri strizzi l’occhio al primo Almodòvar – quello dissacrante e sessuale à la Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio, ma anche di Labirinto di passioni – recuperando il lato più kitsch e sboccato del regista madrileno, questo amarcord delirante e all’apparenza insensato non conquista di petto il suo pubblico. Seppur sia facile innamorarsi a prima vista della fotografia traboccante rosso sanguigno e verde brillante, ma anche del ciuffo ribelle dell’effemminatissimo Fajas (Carlos Areces) e delle performance danzerine dei tre assistenti di volo (su tutte, la spassosissima I’m so excited di The Pointer Sisters), la nuova commedia di Almodòvar lascia a pelle un senso di confusione disarmante. A mancare, a prima vista, un filo narrativo forte, che permetta di tenere tra loro le tante storie e i tanti personaggi che si susseguono all’interno della pellicola. Tuttavia, se si prova a leggere in filigrana, la storia sottesa a Gli amanti passeggeri è solo un mero pretesto per raccontare la vuotezza delle vite dei suoi personaggi: seppur in modo diverso, ognuno dei passeggeri amanti ha un conto in sospeso con la vita, un vuoto da colmare, una persona da riconquistare e un’auto-confessione da fare. E non importa se si tratta della propria verginità, di rimorsi di coscienza, di amori da confidare e di colpe da espiare: la business class del volo Península 2549 rappresenta un non-luogo, sospeso tra terra e cielo, in cui è possibile finalmente essere se stessi. Ed è qui che si legge tra le righe l’Almodòvar più maturo, più riflessivo e introspettivo, quello che ci ha fatto innamorare con pellicole sofisticate come Tutto su mia madre e Volvèr.

A cui vale la pena concedere almeno una seconda visione, se Gli amanti passeggeri non ci ha convinto del tutto. 

Per poi amarlo, definitivamente.        

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 2 voti.
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alexmn 5/10

C Commenti

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tramblogy alle 18:44 del 26 aprile 2013 ha scritto:

Che ridere!!!