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8/10

Che fine ha fatto Baby Jane? regia di Robert Aldrich

Horror
recensione di Gloria Paparella

L’anziana ex bambina prodigio Jane Hudson rimpiange la fama perduta e segrega in un regno di psicotico terrore la sorella paralitica Blanche, anch’ella ex stella del cinema della quale è invidiosa.

Che fine ha fatto Baby Jane? è un thriller magistralmente diretto da Robert Aldrich supportato dalla sceneggiatura di Lukas Heller che riesce a tener sempre desta l’attenzione dello spettatore con colpi di scena ed effetti shock.

Basato sull’omonimo romanzo di Henry Farrell, la storia si svolge in una vecchia villa di Hollywood dove le due sorelle Hudson, Jane (Bette Davis) e Blanche (Joan Crawford) conducono un’esistenza da recluse. Il flashback d’apertura informa che sono due rivali di un’altra era: Jane è un’ex bambina prodigio dai capelli biondi, famosissima negli anni venti, ma dimenticata con la maturità, proprio nel momento in cui Blanche arriva al successo come star cinematografica. Giunta all’apice della propria carriera, però, ella rimane paralizzata in un incidente d’auto di cui viene incolpata la squilibrata sorella, la quale è costretta a prendersi cura di lei. L’abisso di follia nel quale sprofonda Jane costringerà Blanche a difendersi con tutte le sue forze dagli attacchi violenti ed incoscienti della sorella fino ad un tragico finale.

Robert Aldrich riuscì a realizzare un’impresa difficilissima, ovvero porre l’una accanto all’altra Bette Davis e Joan Crawford, due delle più grandi dive di Hollywood degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta, da sempre acerrime nemiche. Nonostante in molti considerassero le due attrici ormai sul viale del tramonto, il film ebbe un successo immediato e diede un nuovo impulso alle loro rispettive carriere.

Il regista utilizza qui uno stile crudo e violento, un montaggio assolutamente originale con due ripetuti flashback dopo i titoli di apertura, disorientando lo spettatore sull’effettiva contemporaneità della storia. Il risultato è un horror grottesco ambientato a Hollywood, un misto tra melodramma e grand guignol (termine che si riferisce al teatro parigino specializzato in spettacoli macabri e violenti), nel quale Bette Davis interpreta uno dei migliori ruoli della sua carriera: una donna orribile, così ossessionata dalla fama di gioventù da comportarsi in maniera infantile e vestirsi bizzarramente come quando era bambina. Con la voce roca per il troppo whisky, gli abiti trasandati e il trucco pesante, la Davis dipinge Jane Hudson come una marionetta: ridicola e spaventosa, lamenta una leziosa versione della canzoncina che l’ha resa famosa come Baby Jane Hudson, <<I’m writing a letter to Daddy”>>, di fronte ad un pianista sconcertato (Victor Buono) e alla bambola, suo ritratto da bambina. Il regista descrive in maniera dura ed agghiacciante le manie di questa donna e i suoi atti brutali nei confronti della povera sorella relegata su una sedia a rotelle (assolutamente macabra la scena in cui le viene servito un topo per cena), dando vita ad un’opera sinistra e sconvolgente. In particolare la scena finale in cui la protagonista danza completamente fuori di sé sulla spiaggia affollata accanto al corpo emaciato di Blanche, è genuinamente commovente: un’interpretazione virtuosistica da parte di un’attrice che sa esattamente cosa sta facendo. Per questo acido ritratto di Baby Jane, Bette Davis conquistò la sua decima nomination all’Oscar, l’ultima della sua carriera. Seppur in un ruolo meno energico, la prova di Joan Crawford è ammirevole e toccante: l’attrice dà tutta se stessa nella parte della povera Blanche intrappolata al piano di sopra sulla sedia a rotelle, succube delle minacce della pazza sorella, e la sua sofferenza fisica (quando viene legata con la corda nel suo letto o quando tenta di scendere la scale per raggiungere il telefono) è evidente. Una sorta di gioco al massacro con punte di sadismo che fa di questo film un capolavoro del genere macabro, premiato con l’Oscar per Migliori Costumi.

 

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