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8/10

20 Sigarette regia di Aureliano Amadei

Drammatico
recensione di Giulia Coccovilli

Roma 2003, Aureliano, ventottenne anarchico, antimilitarista e tutt’altro che serioso, riceve una proposta decisamente allettante ma allo stesso tempo non in linea con i suoi principi: partire per l’Iraq e fare da aiuto regista al film di Stefano Rolla, un lungometraggio dalla trama poco convincente che vuole essere anche documento valido della “missione di pace” che l’Italia svolge in estremo oriente. Aureliano partirà alla volta dell’Iraq con la sua solita spensieratezza, credendo di arrivare in un Paese dove ormai la guerra è finita. Ma le sue illusioni verranno presto stroncate: neppure il tempo di finire un pacchetto da venti sigarette che Amadei e Rolla saranno vittime dell’attentato di Nassiriya.

Tratto dal libro “Venti sigarette a Nassiriya” scritto dallo stesso Amadei e da Francesco Trento (Einaudi Stile Libero), 20 sigarette è anche il primo lungometraggio di Amadei. Un’opera prima di straordinaria qualità che ci dà uno scossone energico e ci sveglia dal torpore del cinema italiano degli ultimi tempi. Un film carico di vitalità che fa piangere e sorridere. Un film di emozioni forti, che vengono trasmesse allo spettatore senza retorica, direttamente da chi quelle emozioni le ha vissute realmente.

Ma quello di Amadei non è un realismo che sfocia nel documentarismo; è una storia vera, raccontata in soggettiva, che non si nutre di verità assolute e di morali universali ma esclusivamente dell’esperienza del protagonista.

Un viaggio fisico e spirituale scandito da venti pause, venti sigarette. Un percorso di maturazione netto, dove il famoso eroe vogleriano, Amadei, cresce inevitabilmente. E la crescita del protagonista si palesa alla fine, quando una volta tornato in Italia, appare chiaro il contrasto tra Aureliano e un amico, tra il cambiamento fatto di esperienza e l’immobilismo fatto di pregiudizi e di certezze tanto rassicuranti quanto offuscanti.

Certo è piacevolmente sorprendente il rischio scampato di perdersi nei soliti pregiudizi e ideologie precostituite, offrendoci dunque un film libero che fa a meno delle solite etichette, restrittive per definizione. Un film quindi dove i soldati non sono né santi né diavoli ma persone, dove il Ministero della difesa dice che in Iraq è tutto tranquillo e che si tratta di una missione di pace quando invece si vive con il mitra spianato.

Altro aspetto da sottolineare è l’ironia che scaturisce dalla sceneggiatura, un’ironia assolutamente intelligente che viene utilizzata come chiave per raccontare le vicende, rubando empatiche risate e sospiri di sollievo in una tragedia senza fine.

Tra i momenti salienti del film, sicuramente la lunga soggettiva dell’attentato attraverso gli occhi di Aureliano; una sequenza che toglie il fiato, che disorienta, che fa stare male e dove si percepisce chiaramente che chi ha realizzato la scena sa.

Per concludere, innegabile la qualità del cast, in primis di Vinicio Marchioni (il “Freddo” in Romanzo criminale Tv) nelle vesti di Aureliano Amadei, definito miglior attore dalla giuria di Controcampo italiano, la sezione della Sessantasettesima Mostra dell’Arte Cinematografica di Venezia dedicata al cinema italiano, che ha conferito il premio come miglior film proprio a 20 sigarette.

V Voti

Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 4 voti.

C Commenti

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Peasyfloyd (ha votato 8 questo film) alle 0:03 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

caspita che bello sto film. Giulia hai centrato perfettamente i commenti. La scena in soggettiva dell'attentato è qualcosa che mozza il fiato, riesce a catapultarti dentro e farti stare male non solo spiritualmente ma proprio fisicamente. Ci sono punti in cui ti viene un'ansia devastante. Marchioni bravissimo, anzi fenomenale, ma in generale anche sceneggiatura e regia davvero ottime. Davvero una bella botta di vita per il cinema italiano!

dalvans (ha votato 6 questo film) alle 17:30 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

Sufficiente

Sufficiente

alexmn (ha votato 8 questo film) alle 17:48 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

gran film. qualche ingenuità nella prima parte (nel complesso poco convincente), ma poi appena si arriva a Nassiriya il film prende tutta un'altra piega.

senza voler esagerare, la scena dell'attentato è da storia del cinema..mi riferisco soprattutto al pezzo in soggettiva. viscerale.

bravo anche marchioni.